Kultur | Intervista/Libri

L’alchimia di Elena Guerriero

La scrittrice bolzanina presenta "L’alchimia di un’anima in viaggio", un libro nato da un percorso di rinascita. Tra scrittura, musica e autodifesa, Guerriero ci racconta il suo viaggio nell'ascolto di sé e nella gratitudine.
Foto
Foto: Albatros
  • SALTO: Cominciamo con la domanda di rito. Di cosa parla il suo libro, “L’Alchimia di un anima in viaggio”?

    Elena Guerriero: L’alchimia di un animo in viaggio è una raccolta di pensieri, non amo chiamarli poesie perché mi sembra troppo strutturato. Sono riflessioni che fluiscono da me verso l’esterno e riguardano gli ultimi quattro anni della mia vita. Scrivevo già prima, ma quattro anni fa ho vissuto un crollo emotivo, una rottura personale, da cui è partito  poi un percorso di rinascita.
    C’è una poesia nel libro, si trova quasi in fondo, che si chiama Ora spengo la luce. Parte tutto da lì: quando spengo la luce su quel crollo, si apre una porta verso qualcosa di nuovo. Da quel momento ho iniziato a raccogliere i pezzi e ho capito che attraversare il dolore, invece di evitarlo o distrarsi, è ciò che permette poi di trasformarlo.
    Ho sempre scritto perché a volte è difficile esprimersi a parole, a parlare delle proprie emozioni di fronte agli altri. La scrittura, invece, mi dà tempo, intimità e spazio per riflettere. A dire il vero non mi ero nemmeno resa conto subito che fosse un vero e proprio viaggio. È iniziata appunto come una raccolta di pensieri sparsi, pubblicavo qualcosa sui social e altre cose le tenevo per me. Poi un giorno ho visto l’annuncio di Albatros che cercava autori e ho deciso, senza particolari aspettative, di inviare il materiale che avevo raccolto.
    Il titolo è nato perché do molta attenzione al concetto di anima e viaggio. Viaggio molto, sia fisicamente che emotivamente.
     

    Invece mancava proprio il mio amore per me stessa. Se non ti ami, è difficile avere relazioni sane.


    E l’alchimia?

    Eh, per me è qualcosa di inspiegabile, una connessione che non si riesce a definire a parole, come radici che si intrecciano sotto terra e poi fioriscono. A volte ho legami profondissimi con persone che conosco appena e non riesco a spiegarmelo razionalmente.

    Quindi possiamo dire che è una raccolta autobiografica?

    Sì, ma forse non in modo lineare. Anche se i testi non parlano sempre di eventi vissuti in quel momento, in ogni poesia ci sono io. Alcune sono totalmente autobiografiche, come Ora spengo la luce o Mi sono innamorata di te, che è una poesia che ho scritto per me stessa a San Valentino. Lì ho capito che per anni avevo delegato agli altri il compito di darmi valore. Invece mancava proprio il mio amore per me stessa. Se non ti ami, è difficile avere relazioni sane.
    Tempo fa ho letto una frase che dice che siamo noi a insegnare agli altri come amarci ed è da lì che è nata quella poesia. Altre poesie poi partono da stimoli esterni, ma inevitabilmente ci metto dentro il mio vissuto. Vedo o ascolto qualcosa che interiorizzo, mi risuona e poi esce di nuovo fuori.

  • Elena Guerriero: Nata a Bolzano nel 1980. Durante gli studi universitari in “Economia e Management” presso la Libera Università di Bolzano, tentando di assecondare la sua passione per la scrittura, comincia a collaborare con un quotidiano locale (Il Corriere dell’Alto Adige). Grazie a questa collaborazione, oltre a coltivare e sviluppare il suo amore per il giornalismo, entra in contatto con il mondo della musica e dello spettacolo dal vivo. Nel 2011 si trasferisce in Sicilia per diventare personal manager di Carmen Consoli, nota ai più come La Cantantessa. Nella musica e nella scrittura trova le chiavi per continuare a esprimere il suo mondo. Foto: Michele Maccarrone
  • Il ruolo della scrittura come momento di riflessione, come momento intimo per capire cosa ci sta intorno e cosa c’è dentro di noi. Quanto è importante nel mondo contemporaneo tra mille stimoli e pochissimo tempo per fare introspezione?

    Beh, penso che ognuno di noi abbia una chiave per comprendere meglio ciò che accade all’esterno. Per me è sempre stata la scrittura. Mi dà il tempo per elaborare emozioni, gioie, dolori, passaggi importanti. Sono istintiva, ma ho bisogno di riflessione, soprattutto per i lutti emotivi. Negli ultimi anni sto anche imparando ad apprezzare la lentezza, che è fondamentale. Viviamo sempre di corsa, sempre proiettati verso qualcosa di più grande, sempre un nuovo obiettivo… e invece a volte bisogna solo fermarsi e sentire.
    Parlando anche con le mie nipoti adolescenti per esempio, mi rendo conto che oggi si è perso il contatto con il sentire. La scrittura ti aiuta a mettere nero su bianco pensieri e stati d’animo che magari non riusciresti a riconoscere se restassero solo nella mente. Serve per fare ordine. E poi magari riprendi in mano un testo scritto sei mesi fa e ti rendi conto di quanto sei cambiato.
    Quando ho iniziato a scrivere l’ho fatto perché volevo raccogliere il mio percorso, metterlo nero su bianco, senza pensare alla raccolta che avrei pubblicato.
     

    In autunno saremo in tournée - partiremo proprio il giorno del mio quarantacinquesimo compleanno. 


    La scrittura come ascolto e indagine su di sé, quindi.

    Sì. Mi ricollego ad un altro argomento ora, una delle mie altre passioni è lo sport. Insegno difesa personale soprattutto a donne e bambini e dico sempre che la prima difesa è la prevenzione. Al giorno d’oggi si parla tantissimo di prevenzione, soprattutto pensando ai terribili casi di femminicidi o parlando di relazioni abusanti o tossiche. Ma per prevenire prima bisogna imparare appunto, a sentire: se qualcosa o qualcuno ti fa sentire a disagio, è un segnale. Oggi non siamo più abituati ad ascoltarci ma è fondamentale riconoscere le proprie emozioni, i propri segnali - fisici ed emotivi, prima di tutto per stare bene con sé stessi e poi per captare prima eventuali pericoli o disagi.
    Questo non vale solo nei casi più estremi ma anche in generale per ogni tipo di rapporto. A volte ci distraiamo da noi stessi e può essere pericoloso. Non ti accorgi più se ti stai forzando, se stai modificando te stesso in modo innaturale solo per piacere a qualcuno. Alcuni rapporti arrivano a toglierti l’identità, ti scollegano completamente da chi sei e dalle persone che ami. Bisogna ascoltarsi per capire come si sta, cogliere i segnali e a volte, capire che con alcune persone non si è fatti per camminare insieme. Non ci ascoltiamo più, abbiamo perso empatia e visceralità. Ma possiamo tornare in contatto con noi con una buona dose di introspezione e riflessione e in questo penso davvero che la scrittura, possa venirci in aiuto. Per me è stato così.

    Ha parlato di autodifesa, di scrittura… e di musica. La sua vita sembra essere costituita da questo triangolo di passioni. Come entrano in dialogo queste tre Elene?

    Io penso che la vita sia un continuo dialogo tra le proprie “parti”. Sono musicista, manager, autrice e sportiva. Tutto fa parte dello stesso nucleo: un percorso di espressione e di riscoperta di sé. Ma come si tengono insieme tutte queste anime? Beh, non è sempre semplice. Dividersi tra tutto è complicato ma col tempo ho notato che c’è una sorta di armonia tra le cose. Per esempio, la scrittura per me è intrinsecamente connessa al resto. La mattina a Catania mi piace svegliarmi all’alba e camminare in riva al mare. Mentre faccio movimento penso e intanto ascolto musica. Da lì nascono i pensieri, le poesie, anche da questa commistione tra i pilastri della mia vita. E quando lavoro con Carmen (Consoli) alla parte musicale, la scrittura mi viene incontro, mi aiuta. A volte compongo parti nei dischi o nei live. Poi nei live il discorso è diverso, spesso ho molte responsabilità dietro le quinte, quindi non sempre posso stare sul palco, ma quando posso creo. Carmen è fantastica e mi aiuta molto in questo, mi lascia molta libertà. Poi affiniamo insieme.
    In generale lavorare per Carmen è davvero stimolante. Mi ha sempre dato massima libertà e fiducia, permettendomi di coltivare le mie passioni. Sono diventata istruttrice di difesa personale anche grazie al suo supporto nel darmi tempo per allenarmi e formarmi. Poi bisogna dire che questo è utile anche a lei… quando viaggiamo da sole, sa che sappiamo difenderci. Mi ha incoraggiata anche nella musica, infatti ho ripreso a suonare il pianoforte, che avevo abbandonato.
    Sapete, c’è un detto buddista che dice:
     

     “Quando arriverà il tuo tempo, sboccerai.”


    E così è stato per la musica e per tante cose che oggi fanno parte di me. Questo triangolo – scrittura, musica, sport – mi rappresenta ed è una fusione che funziona, io attingo da tutte queste anime.

    Tornado a parlare di Alchimia… in cosa è diversa l’alchimia a Bolzano da quella a Marsala? Com’è stato tornare qui?

    Portare Alchimia a Bolzano è stato emozione pura. Ogni volta che faccio una tappa, scrivo dei ringraziamenti specifici per quella tappa perché credo che la gratitudine sia uno dei valori più importanti e anche uno dei meno visti, ultimamente.
    Per me è importante, dentro la gratitudine c’è un mondo. C’è l’idea di non essere all’altezza di qualcosa, di un ascolto che ti arriva, e quindi sei grato perché dici: “Oddio, non me l’aspettavo! Wow!”. Non era scontato riuscire a pubblicare e non era scontato che le persone mi seguissero e leggessero il mio libro. Invece è successo e alla presentazione a Bolzano c’erano persone che magari non vedevo da venti o trent’anni che sono venute apposta per ascoltarmi.
    La gratitudine per quello che sei riuscito a costruire, a mettere in piedi. È un concetto che racchiude molti sentimenti, tra cui anche l’umiltà: non era ovvio e non era scontato, non lo è mai. È stato un bellissimo modo per riconnettermi al passato e vedere la strada fatta.

    Progetti futuri? Qualche spoiler?

    In autunno saremo in tournée - partiremo proprio il giorno del mio quarantacinquesimo compleanno. Passeremo l’estate a preparare il tour e saremo impegnate fino a fine anno.
    Sul fronte della scrittura invece… in realtà sto raccogliendo testi per una seconda raccolta!
    Inoltre ho ripreso in mano un progetto che avevo cominciato e poi abbandonato. È un’autobiografia in chiave ironica e parte dal mio grande “dramma” personale di avere un cognome come Guerriero... ma con la r moscia. Ovviamente ci rido su ma a ben voler vedere questa è una fragilità che mi porto dietro dall’infanzia e dalle prime prese in giro. Col tempo ho imparato a conviverci e a ridere ma ancora oggi, quando devo presentarmi in qualche situazione burocratica e mi chiedono nome e cognome… preferisco consegnare direttamente il documento!
    In ambito sportivo poi sto lavorando a un progetto pomeridiano per le scuole contro il bullismo, con attività di difesa personale e prevenzione. Vorrei insegnare anche quei piccoli accorgimenti che nell’ambito dell’autodifesa - come per esempio chiudere subito l’auto quando si entra o richiudere il portone dell’androne dietro di sé la sera - sembrano piccolezze ma possono fare la differenza.

    Finiamo così, parlando di musica: tre canzoni che ami, da consigliare ai nostri lettori.

    Allora, così, al volo… mi piace tantissimo The Joker and the Queen di Ed Sheeran.
    Ultimamente poi sono molto legata a un brano della colonna sonora del film su Rosa Balistreri a cui abbiamo lavorato e che si intitola A scavaddata. È una sorta di cavalcata arabeggiante in chiave siciliana. Io suono le percussioni, il cajón, mentre Carmen suona il bouzouki.
    E poi amo tantissimo l’Adagio di Albinoni, che mi porta in una dimensione più… in alto.