Sì ai colloqui, ma niente espulsioni
-
Fino a quando non verrà pubblicata la delibera non si può esserne sicuri, ma allo stato attuale la Giunta provinciale sembra non aver calcato la mano sulle “misure legali” da introdurre nei casi in cui le famiglie non collaborino nell’inserimento linguistico dei figli a scuola. Nel documento approvato oggi (26 settembre) non si fa cenno esplicitamente ad espulsioni o alla "commissione paritetica per le epurazioni", ma questa è, come noto, prevista per Statuto (di autonomia) da vent’anni. Alla SVP fa gioco dire che quella resta come extrema ratio e quindi così fa felice gli assessori comunali (e il Dolomiten). Fortunatamente la commissione è paritetica dal punto di vista linguistico e quindi Vettorato taglia la testa al toro dicendo che lui non nominerà in ogni caso i membri di lingua italiana, per cui l'organismo non potrebbe mai essere operativo. Il gioco delle parti, insomma, che permette teoricamente a tutti di presentarsi da vincitori all'elettorato, anche se poi si vedrà che non è esattamente così. Tutti d’accordo, invece, sui colloqui obbligatori, ma su questo l’intesa c’era da mesi. Da registrare che l’assessore leghista Massimo Bessone si è astenuto “perché – spiega – il documento è stato portato all’ultimo momento fuori dal sacco e io, estraneo al settore, essendo l’argomento delicato, avrei avuto bisogno di più tempo per decidere”.
-
Le sfumature della prosa amministrativa sono comunque importanti. Vale la pena di illustrare le varie fasi del dibattito e come sono cambiate le frasi.
-
Come si è arrivati fino a qui
La discussione, sollevata in primavera dalla SVP cittadina, è nata per creare un argine alla presenza di bimbi italiani (e, in parte, stranieri) nelle scuole tedesche. Ma è ovvio che l'andamento dei flussi migratori fa sì che il problema della comunicazione tra bimbi e insegnanti riguardi tutti e tre i sistemi scolastici. Per cui l'intesa è stata trovata tra le tre Sovrintendenze. Sembra dunque escluso l'automatismo invocato dai Walcher e dalle Ramoser, e cioè il "ricacciamo i bimbi italiani di genitori che si rifiutano di imparare il tedesco nelle scuole italiane". La Giunta si è occupata del tema più volte. Nella prima stesura di fine agosto, al punto 3 della parte deliberativa, laddove si specificava il da farsi in caso di mancata collaborazione delle famiglie, era inserito un esplicito riferimento al ricorso alle "misure legali previste". Anche se si finge di no, il riferimento era chiaramente alla "extrema ratio", e cioè alla norma di attuazione dello Statuto che prevede l’istituzione di una commissione paritetica che – d’imperio – può decretare le espulsioni, su richiesta di intervento della dirigente. Le procedure – abbastanza agghiaccianti – previste dal Pacchetto possono essere lette qui.
Nel testo che ancora circolava la settimana scorsa, nel contestato punto 3 si leggeva ancora che "in caso di mancato rispetto delle procedure di cui ai punti 1 e 2 (i corsi obbligatori, ndr), nonché di persistenza di deficit fondamentali dai quali risulta una situazione di pregiudizio per il bambino o la bambina in relazione al percorso educativo, il competente dirigente scolastico o la competente dirigente scolastica responsabile avvia le misure legali previste a tal fine”.
“Misure legali previste a tal fine” è una frase sibillina. Oltre a suonare malissimo, parlando di persone che mandano semplicemente il figlio a scuola e non commettono reati, può in effetti rimandare all’idea che la misura legale sia appunto il ricorso alla Commissione epuratrice.
"L’espulsione può essere decretata dal dirigente o dalla dirigente solo per motivi comportamentali gravi”
Un’ulteriore versione circolata ieri prevedeva l’assenza dell’aggettivo “legali”, ma anche in questo caso “misure previste” sembrava rimandare di nuovo alla misura estrema prevista dallo Statuto.
-
Nell’ultima versione approvata, la frase è stata invece formulata così: “avvia le misure ritenute opportune a tal fine”. Dal punto di vista semantico cambia parecchio ma Philipp Achammer non è d'accordo. "Per me cambia poco, le misure opportune non sono definite, e la Commissione resta come extrema ratio". Analogo concetto è stato espresso dal presidente Arno Kompatscher in conferenza stampa. Per Giuliano Vettorato invece la nuova frase esclude le espulsioni? “Sì certo – replica il vicepresidente della Giunta - ricordiamoci da dove eravamo partiti mesi fa. Stando al testo concordato per me la dirigente può prevedere una segnalazione ai servizi sociali o l’affiancamento di un insegnante di sostegno opiù ore di lingua. Ma non l’espulsione. L’espulsione può essere decretata dal dirigente o dalla dirigente solo per motivi comportamentali gravi non per la scarsa conoscenza linguistica”. Ovvio che pure se la delibera approvata stamani (26 settembre) non ha un riferimento diretto alla Commissione paritetica, questa continua ad essere prevista dallo Statuto dal 1993. Ma Vettorato ribadisce: “La scuola italiana non nominerà mai i propri membri della commissione paritetica, per cui il problema delle espulsioni non si pone. Punto”.
Questo era il nodo centrale, per il resto la delibera prevede quanto era già stato concordato in precedenza e cioè che i dirigenti “se ritenuto opportuno” possono invitare i genitori ai colloqui di consulenza nei primi 60 giorni di scuola e che se non possono essere presenti devono avvisare la scuola. Se le carenze linguistiche vengono individuate nei genitori, “vengono stabilite, in accordo con il dirigente scolastico o la dirigente scolastica, misure e tempi di attuazione per rimediare a tali carenze. Se necessario, possono essere coinvolti servizi di consulenza o di supporto (servizi sociali, servizi psicologici, consulenza familiare, scuole di lingue, servizi sociali, ecc.). I relativi accordi vengono stipulati per iscritto e sottoscritti da entrambe le parti. Gli esercenti la responsabilità genitoriale sono tenuti a mettere in atto le misure concordate entro i tempi stabiliti e a documentare ciò con un’opportuna documentazione”. Che poi i genitori con i corsi siano in grado di seguire i figli nel percorso scolastico, è tutto un altro discorso. Ma tant’è.
Wahlkampagne. Baulobby.
Wahlkampagne. Baulobby. Geldwäsche. Leerstehende Wohnungen. Zu hohe Mietpreise im Privaten (Spekulation durch Mietbeiträge). Bereits seit Jahren zu wenig Ressourcen für die Wobi-Instandhaltung. Wahlkampagne. Mahlzeit.