Gesellschaft | POLITICHE GIOVANILI

“Un’ampia offerta ai giovani”

Bizzarri: “Politiche giovanili italiane, buon modello”. Tommasini: “Sì all’incontro tra ragazzi di più gruppi linguistici”. Gennaccaro: “Pensiamo ai giovani tout court”.
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Foto: Teamwork

Su salto.bz è stato pubblicato lo scorso martedì 24 ottobre, a firma di Susanne Pitro, l’articolo Von wegen andere Bedürfnisse, in cui l’assistente sociale Ivo Passler e il direttore dell’ufficio servizio giovani della ripartizione cultura tedesca della provinciale di Bolzano Klaus Nothdurfter hanno espresso critiche nei confronti della ripartizione cultura italiana della provincia di Bolzano.

A tale proposito abbiamo interpellato per una doverosa replica il vicepresidente della provincia di Bolzano ed anche assessore provinciale alla scuola, formazione professionale e cultura italiana Christian Tommasini nonché il direttore dell’ufficio politiche giovanili della ripartizione cultura italiana della provincia di Bolzano Luca Bizzarri.

Con l'occasione abbiamo anche sentito l’assessore alla cultura del comune di Bolzano Angelo Gennaccaro per delineare il quadro della situazione del plurilinguismo nelle politiche giovanili dal punto di vista specifico della realtà del capoluogo.

La posizione della ripartizione provinciale della cultura italiana

Ivo Passler e Klaus Nothdurfter hanno affermato che le ripartizioni cultura italiana e tedesca della provincia di Bolzano solo in rare occasioni, il “Treno della Memoria” ed il cofinanziamento del VKE (Verein fur Kinderspielplaetze - Associazione Campi Gioco e Ricreazione),  abbiano lavorato insieme.

“Sono sempre favorevole all'incontro ed allo scambio fra ragazzi dei diversi gruppi linguistici tanto è vero che il progetto del Treno della memoria, come è noto a tutti, l’ho proposto io!” – sottolinea Christian Tommasini, che a causa di impegni fuori provincia non ha potuto rilasciare una compiuta intervista sulla vexata quaestio.

Sui singoli punti toccati da Passler e Nothdurfter si pronuncia il direttore dell’ufficio politiche giovanili della ripartizione cultura italiana della provincia di Bolzano Luca Bizzarri che sul ritenuto mancato sistematico lavoro congiunto tra le due ripartizioni provinciali spiega:  “Per noi è importante che il giovane venga percepito non come un problema, ma come portatore di nuove visioni e idee, fondamentali per il vitale rinnovamento della società. Sulla scia di tale rinnovamento la pubblica amministrazione non deve imporsi alle giovani generazioni con progetti precostituiti, ma deve intervenire in maniera quanto più partecipata a tutti per garantire opportunità e migliori condizioni per la realizzazione della libera personalità di ogni singolo giovane. Su questo concetto è stato firmato nel 2014 dagli assessori Achammer e Tommasini un protocollo di collaborazione fra i gruppi linguistici nell’ambito delle politiche giovanili in Alto Adige. Il fatto che esistano due uffici che si occupano di giovani può essere sostenuto solo se riprendiamo questa consapevolezza e superiamo finalmente il tema della collaborazione fra italiani e tedeschi incominciando a ragionare sui contenuti che i due uffici propongono e a chi sono rivolti senza doversi necessariamente collocare in un gruppo linguistico oppure nell’altro”.

"Per noi è importante che il giovane venga percepito non come un problema, ma come portatore di nuove visioni e idee, fondamentali per il vitale rinnovamento della società" (Luca Bizzarri)

Oltre al Treno della Memoria, che coinvolge 150 ragazzi di tutti i gruppi linguistici e fa loro vivere un’esperienza significativa nel campo di concentramento di Auschwitz, rammenta Bizzarri, vi sono stati altri lavori convergenti tra la ripartizione italiana e tedesca delle politiche giovanili: “Uploadsounds, la piattaforma che riceve finanziamenti dalle due ripartizioni, oltre che dalla regione, per la circuitazione di band musicali di tutti i gruppi linguistici nella zona dell’Euregio. Un altro buon esempio di collaborazione è quello esistente fra le Consulte giovanili dei tre gruppi linguistici che organizzano in maniera partecipata gli incontri della consulta mista (una volta all’anno). Noi come ufficio abbiamo coinvolto la Consulta giovani in lingua tedesca e in lingua ladina sulla co-progettazione di assi strategici delle politiche giovanili e che riguardano giovani e lavoro o giovani e casa. Sto parlando dell’edificio Ex Telefoni di Stato in corso Italia 34 a Bolzano, che la Giunta, su proposta di Tommasini, ha deciso di destinare a spazi di lavoro e di abitazione collettiva per giovani che vogliono sviluppare progetti (anche imprenditoriali) sulla cultura e sulla creatività. Poi è chiaro che questo è un tema che riguarda le politiche giovanili in lingua italiana, perché l’abbiamo accolta come naturale evoluzione dell’aggiornamento cui assistiamo in questo settore. Lo abbiamo fatto andando a leggere i documenti europei e nazionali sul tema che estendono le politiche giovanili proprio a settori come lavoro e casa.

Il recente documento “risposte delle politiche giovanili alle sfide della contemporaneità”, redatto a seguito di un convegno organizzato dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea il 12-14 giugno a Praga, dimostra come le politiche giovanili non siano esclusivamente politiche sociali che si occupano di disagio giovanile (impostazione che poteva funzionare negli anni ‘80), ma che le politiche giovanili devono adottare la prospettiva dell’innovazione sociale. Qual è l’idea? Noi adesso siamo in un momento di transizione che si spera di superare nella direzione di un modello di sviluppo più sostenibile. Come le cose sono andate avanti fino adesso non possono più continuare. Molte politiche mostrano il loro limite e di conseguenza segni di palese inefficacia, rischiano infatti di servire soltanto a chi eroga i servizi più che a chi li dovrebbe ricevere, come sostiene anche l’ex coordinatore del progetto Bollenti spiriti Annibale D’Elia che in Puglia ha adottato proprio questa prospettiva per generare il cambiamento di cui il territorio aveva bisogno”.

Passler nel suo intervento critica inoltre il fatto che tra le due ripartizioni si operi in base a linee guida diverse con didattiche e metodi differenti.

Al riguardo Bizzarri sostiene che i due uffici giovani debbano occuparsi di argomenti diversi in maniera diversa, altrimenti rischiano di replicare l’offerta in Provincia: “Il senso di un doppio ufficio sta proprio nel fatto che le politiche giovanili eroghino su tutto il territorio provinciale un’offerta ampia a tutti i giovani, politiche sociali di prevenzione all’uso dell’alcool e della droga (come afferma Nothdurfter) e politiche culturali di promozione delle passioni e delle idee dei giovani (quello che facciamo noi). A ben vedere l’aspetto positivo dell’autonomia è valorizzare la diversità dei punti di vista e accrescere le possibilità di sviluppo di un territorio e della sua comunità. Quindi, non imporre un modello che si ritiene giusto, per poi lamentarsi, se non ci si allinea a quest’idea. Esistono diversi modi di affrontare le sfide della modernità e questi modi ci vengono suggeriti dai giovani stessi. Come funzionari pubblici non dobbiamo collocarci in una posizione che ci porti a dire “Noi abbiamo la soluzione che è giusta per tutti, aderite o siete fuori dai giochi”, ma dobbiamo creare le condizioni, affinché questi punti di vista possano essere legittimati”.

Nothdurfter sostiene con riguardo al progetto PIC (PraxixInterCultura) che il lavoro di rete tra italiani e tedeschi abbia funzionato poco e che ciò sia dovuto alla scarsa collaborazione da parte italiana (in sette anni nessun incontro con conseguente esclusivo impegno da parte tedesca). E' vero che la ripartizione italiana, sebbene più volte invitata, non si sia presentata ai tavoli? Se sì, per quali ragioni? Quali ostacoli ha incontrato la ripartizione italiana?

A queste domande Luca Bizzarri risponde: “Viene creato un modello, in questo caso un tavolo di operatori giovanili che si occupa di intercultura, e poi viene esteso l’invito. Venite o no a casa nostra? Nel caso specifico il tema della diversità culturale è centrale nelle politiche giovanili cui ci rifacciamo e che hanno come obiettivo lo sviluppo del territorio senza distinzione tedesco/italiano o altro gruppo linguistico. Per noi diventa anacronistico parlare di intercultura, perché i progetti che sosteniamo e quelli che promuoviamo ragionano sugli argomenti, sulle passioni, sulle opportunità e non sull’appartenenza linguistica o di nazionalità. La riflessione sull’appartenenza a un gruppo o ad un altropoteva essere oggetto di interesse e di studio nel periodo post ’68, quando negli anni Ottanta incominciavano a disgregarsi le categorie sociali che oggi sono meno definite. Ma siamo sicuri che questo modello valga ancora oggi per affrontare le sfide complesse del presente? O se non valga invece la pena aprire la riflessione a chi porta con sé nuove soluzioni e nuove idee? Ai progetti che sosteniamo, numeri alla mano, partecipano tutti indistintamente. Basta prendervi parte per rendersene conto: Piattaforma delle Resistenze (con il lavoro nelle scuole elementari e medie), cohousing Rosenbach, beartiful, Impulsi vivi, Weigh Station e tanti altri. Sono tutti progetti innovativi, che ragionano sul tema della cultura e di come i giovani possano attraverso la cultura produrre valore per l’intero territorio e lo fanno in maniera trasversale andando a toccare diverse competenze della provincia. Oltretutto lo fanno promuovendo le attività anche in lingua tedesca perché prestiamo molta attenzione al fatto che la possibilità sia estesa a tutti (qui un esempio di comunicazione dei progetti in tedesco).

Un altro caso concreto: tempo fa come ripartizione abbiamo incontrato un’associazione di giovani cinesi che ci ha presentato una serie di incontri durante i quali raccontava le tradizioni cinesi delle feste. Per noi è stato automatico coinvolgere un centro giovani che ha aiutato l’associazione a promuovere delle iniziative. Alla prima occasione l’associazione ha accolto più di cento partecipanti totalmente disinteressati al fatto che gli organizzatori fossero cinesi, ma per puro interesse all’offerta culturale. Il fatto che fossero cinesi è passato in secondo piano rispetto al contenuto. Qualcuno la chiamerebbe intercultura; dato che le politiche giovanili valorizzano invece proprio i diversi punti di vista, consideriamo questa operazione ordinaria cultura giovanile”.  

Nothdurfter parla anche del progetto di cooperazione tra Giovani di Vinscher Dorf Matsch e il Quartiere don Bosco, dice che i colleghi di ufficio italiani si siano presentati agli incontri solo una volta al mese, sostiene che politica e gestione siano le cause del "fallimento" dei progetti di lavoro in comune fra italiani e tedeschi.

Sui motivi per i quali il progetto sia naufragato il direttore dell’ufficio cultura e gioventù chiarisce: “Si tratta anche in questo caso di un’idea progettuale nata in seno al Festival delle Resistenze contemporanee, quando i giovani di lingua tedesca ci hanno dichiarato che per raggiungere piazza Matteotti dovessero utilizzare il navigatore. Da qui la nostra proposta ai colleghi dell’ufficio tedesco di ragionare su spazi di condivisione e di conoscenza del territorio. Con i colleghi della Ripartizione tedesca ci siamo poi impegnati, sempre nel rispetto del principio di sussidiarietà, di cercare associazioni disposte ad essere coinvolte e che fossero disponibili a collaborare. Le due realtà hanno lavorato insieme, senza percepire alcun finanziamento, ma alla fine non sono riuscite a trovare un accordo su una progettualità definitiva. Per come la leggo io, proprio questo tentativo dimostra da una parte la volontà di costruire progetti insieme e dall’altro che la reale collaborazione tra organizzazioni, a prescindere dalla lingua in cui si esprimono, è per sua natura complessa. Il percorso fatto dalle due organizzazioni è stato comunque prezioso ed ha un valore in sé, anche se non si è trasformato in un progetto”.

Nothdurfter dice anche che l'appartenenza politica non giochi alcun ruolo nelle politiche giovanili tedesche, mentre nelle politiche giovanili italiane abbia un gran peso, al punto che afferma: "Ciò che non piace al PD (Partito Democratico, ndr), rischia di non essere promosso". 

Questo assunto non è per nulla condiviso da Bizzarri: “Lo contesto pienamente e lo trovo onestamente anche di cattivo gusto. Le politiche giovanili in lingua italiana stanziano ogni anno circa di 2 milioni di euro, di cui 1,3 milioni vengono investiti per garantire il lavoro delle associazioni giovanili nella loro attività ordinaria. Parliamo di 45 organizzazioni su tutto il territorio provinciale. Il restante importo viene assegnato tramite bando pubblico alle stesse organizzazioni, ma per fini diversi ovvero per proporre progetti che coinvolgano direttamente giovani su alcuni argomenti di carattere generale come educazione alla cittadinanza, all’impegno civico e alla mobilità giovanile. La nostra attività diretta (gli incarichi) è ridotta all’osso e segue rigide procedure di valutazione concorrenziale degli operatori che consente massima trasparenza e garanzia nell’allocazione delle risorse pubbliche. Di fronte a una quantità di strutture e di persone coinvolte l’affermazione di Nothdurfter si confuta da sola”.      

Nothdurfter afferma altresì che l'ufficio politiche giovanili italiane curi molto l'aspetto culturale, per niente quello sociale. Non solo, droga, alcool e problemi di integrazione, ad avviso del direttore dell’ufficio servizio giovani della ripartizione cultura tedesca della provincia di Bolzano, vengono visti da parte italiana come problemi solo sociali e non anche come problematiche da porre al centro di politiche giovanili. 

Dire che le politiche giovanili di lingua italiana si occupano di cultura è giusto per diverse ragioni: di merito, perché sono politiche culturali ad uso di tutti i giovani dell’Alto Adige; per competenza amministrativa (siamo, infatti, un ufficio della Ripartizione Cultura italiana) e non ultimo di legittimazione sul piano contenutistico, visto i riferimenti europei e nazionali sul tema – afferma Bizzarri-. A questo proposito aggiungo che al simposio di Praga (di cui parlavo prima), il quale determinerà la nuova strategia giovani della Commissione europea a partire dal 2018, il progetto Ex Telefoni di Stato dell’Ufficio giovani in lingua italiana della Provincia è stato invitato come buona pratica a livello del Consiglio d’Europa (parliamo di 48 Stati membri) per il settore lavoro e creatività (qui la fonte consultabile online). È bene poi che i colleghi tedeschi implementino le politiche sociali del disagio. Anche questo aspetto fa parte delle politiche giovanili e spero che lo facciano a loro volta per tutti i gruppi linguistici della provincia. Il tema dell’abuso rimane un problema sul quale le politiche sociali della Provincia stanno investendo ragionevolmente grandi finanziamenti pubblici. Per me questo è un vantaggio, non un problema, perché il giovane ha anche questo servizio”.  

Notdurfter conclude le proprie riflessioni, dicendo che l’obiettivo da perseguire sia creare le basi per sviluppare una politica giovanile comune tra italiani e tedeschi in Alto Adige. Con riguardo a questo aspetto Luca Bizzarri esprime alcune riserve: “Dipende molto da cosa si intende per “comune”. Se le premesse sono quelle del modello unico da estendere, allora dico subito che non sia d’accordo. La forza del sistema delle politiche giovanili, e lo ripeto perché sia chiaro, sta proprio nel diversificare l’offerta nei molti ambiti delle politiche giovanili. Noi investiamo tantissime energie (e in questo riconosciamo il nostro ruolo principale) nella co-progettazione assieme alle nostre associazioni di un’offerta culturale che sia inclusiva, di qualità e che miri a sviluppare nei giovani quelle competenze trasversali che poi possano investire nella vita, nel lavoro, nel rapporto con gli altri. Questa è la nostra cifra stilistica, il modo di operare che ci contraddistingue e che ci valorizza agli occhi delle associazioni. Abbiamo volutamente sviluppato dei progetti che potessero coinvolgere direttamente i giovani, e non solo gli operatori, nella creazione di idee per lo sviluppo del territorio. Pensiamo al grande progetto “botteghe e cultura” che assegna in comodato gratuito spazi non affittabili dell’IPES a associazioni, anche giovanili, affinché possano con le loro attività rigenerare le relazioni interpersonali in quartieri periferici della città di Bolzano. Nuove idee e nuove soluzioni a vecchi problemi e a vantaggio della comunità. Pensiamo ancora al cohousing Rosenbach, ossia a giovani della provincia che possono garantirsi un’autonomia abitativa e allo stesso tempo offrire attività culturali per la coesione sociale del quartiere. La grande sfida, ma questo è un discorso che potrebbe essere esteso a tutta la provincia, è ripensarci come pubblica amministrazione in chiave non più distributiva (come accadeva nel passato grazie a bilanci sempre in crescita) ma in chiave generativa. L’allocazione delle risorse pubbliche deve generare nuova ricchezza e nuove collaborazioni. Questo approccio lo abbiamo potuto promuovere proprio perché le politiche giovanili sono trasversali rispetto alle competenze e hanno il grande vantaggio di diffondere nuove soluzioni a vantaggio di tutti. Il “comune” nasconde a mio modo di vedere l’omologazione, il prevalere del modello dominante su quel modello minoritario che oggi in Alto Adige sta dando tantissimo in termini di rigenerazione dei territori. Preservare la peculiarità, e anzi valorizzarle, è un tratto essenziale della nostra autonomia e raggiunge il massimo del suo significato, se moltiplica gli effetti in termini di servizi e offerta. Se viene meno questo aspetto qualificante, non viene meno anche lo spirito dell’Autonomia?”.

La posizione di Angelo Gennaccaro

 

Diversamente da quanto accade in provincia di Bolzano, per quanto riguarda il comune di Bolzano esiste un ufficio unico dedito alle politiche giovanili. L’assessore competente è Angelo Gennaccaro che sul rapporto tra plurilinguismo e politica afferma: “La partecipazione giovanile alla vita culturale della città e la collaborazione con l’ufficio comunale dei giovani così come il recente Music Journal riguarda tutti i giovani. Tutti i progetti, da quelli che coinvolgono le associazioni a quelli di partecipazione giovanile alla vita culturale della città e di collaborazione con l’ufficio giovani del comune, riguardano persone di entrambi i gruppi linguistici. Noi ragioniamo sui giovani, non su giovani di madre lingua italiana e su giovani di madre lingua tedesca. Non incanaliamo i giovani in gabbie etniche. Le politiche giovanili fanno da traino, affinché la comunità possa aumentare la socializzazione tra gruppi linguistici e favorire la conoscenza delle lingue”.

Gli ambiti di intervento delle politiche giovanili, ricorda Gennaccaro, sono tra i più disparati: vanno dalle attività ricreative, allo sport ed al tempo libero, la vita quotidiana nei centri giovanili, “tutti momenti per la reciproca conoscenza ed integrazione tra le persone”.

"Le politiche devono stare al passo con le esigenze dei giovani di entrambi i gruppi linguistici e far aumentare i punti di incontro" (Angelo Gennaccaro)

Qual è la priorità? L’assessore Gennaccaro ha al riguardo idee molto chiare: “In primo luogo si deve agire fuori dalle mura scolastiche, laddove si devono creare buoni punti di incontro tra giovani così da sviluppare legami ed abbattere le barriere che ancora ci sono. col tempo si può pio costruire un modello scolastico che aiuti l'apprendimento di tre o anche quattro lingue”.

Con riguardo alle affermazioni di Nortdurfter sulla netta divisione tra ripartizioni italiane e tedesche  nonché sulla politica vista come freno alla progettualità in comune fra gruppi linguistici, Gennaccaro osserva: “La macchina provinciale è complessa. In generale, nell’ambito pubblico vi sono due livelli, quello amministrativo e quello politico. Ogni ripartizione porta avanti le proprie politiche. Noto che negli anni obiettivamente da parte di entrambe le ripartizioni provinciali vi sia stata una crescente apertura”.

Gennaccaro chiosa, ricordando come la società stia cambiando in modo molto rapido ed i giovani siano in costante evoluzione: “Le politiche devono stare al passo con le esigenze dei giovani di entrambi i gruppi linguistici e far aumentare i punti di incontro”.