Avni Mecja condannato a 24 anni
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Avni Mecja è stato condannato a 24 anni per l’omicidio della compagna Alexandra Elena Mocanu. Lo ha deciso oggi (27 marzo) la Corte d’Assise di Bolzano, presieduta dai giudici Stefan Tappeiner e, a latere, Walter Pelino. L’uomo aveva ucciso a martellate la compagna la sera del 22 ottobre 2022 in viale Trieste a Bolzano, al culmine di una serie di comportamenti ossessivi. Mecja, carpentiere di 28 anni, era presente in aula al momento della lettura del dispositivo. L’uomo è stato inoltre condannato a 320 mila euro di risarcimento nei confronti del figlio della vittima e 5 mila euro nei confronti del marito di Mocanu, padre del figlio.
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La Corte ha deciso di concedere le attenuanti generiche, determinanti nella scelta del quantum di pena e ritenute equivalenti alle aggravanti. La Pm Federica Iovene aveva chiesto il massimo della pena, cioè l'ergastolo, sulla base di due aggravanti: la stabile convivenza con la vittima e la precedente condanna per stalking nei confronti della compagna nel 2020. Mecja, reo confesso, aveva raccontato durante l’esame dell’imputato l’ossessiva gelosia per la compagna e gli atti sempre più controllanti compiuti nel periodo precedente all’omicidio.
“È una sentenza equilibrata rispetto a come i fatti si sono verificati. Il nostro obiettivo era evitare la pena massima”
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La strategia difensiva dell’avvocato Massimo Dal Ben si era invece concentrata sulla valorizzazione del comportamento di Mecja successivamente al reato; la scelta di tornare in Italia dopo la fuga in Albania e la confessione avevano portato la difesa a chiedere le attenuanti generiche, che la Corte ha deciso di concedere. L’avvocato Dal Ben, infatti, è soddisfatto del risultato ottenuto oggi: “È una sentenza equilibrata rispetto a come i fatti si sono verificati. Il nostro obiettivo era evitare la pena massima”, ha raccontato al termine del processo. L’avvocato di Mecja si è comunque riservato la possibilità di chiedere l’appello: “Attendo le motivazioni della sentenza per valutare l’impugnazione, secondo me si può puntare ad una riduzione ulteriore di qualche anno di pena, salvo che vengano riconosciute le attenuanti generiche in via di prevalenza”.
“Quello che mi premeva è che durante il processo fosse reso onore alla memoria della vittima, che nonostante le litigiosità con il compagno, pensava al figlio e non si risparmiava mai sul lavoro”. Questo il commento dell’avvocato di parte civile Gianmarco Tosetto, che ha assistito il figlio di Mocanu, che oggi ha 10 anni e vive con i nonni in Romania, ed il marito, con cui era rimasta sposata nonostante la fine della relazione. Mecja è stato condannato a risarcire 320 mila euro al figlio e di 5 mila euro al marito di Mocanu, ma è piuttosto plausibile che non sia in grado di pagare il risarcimento. L’avvocato Tosetto ha però spiegato che ci sarebbero altre possibilità per i suoi assistiti di ottenere un indennizzo in denaro: “Se si ottiene una condanna per risarcimento per reati gravi come questo e non c’è l’adempimento, esiste la possibilità per le vittime di chiedere un indennizzo allo Stato per recuperare qualcosa”.
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