“Voleva che gli appartenessi”
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“Voleva che gli appartenessi, che fossi sua”, parole difficili quelle pronunciate oggi (28 gennaio) nella Corte d’Assise del Tribunale di Bolzano durante il processo contro Omer Cim (presente in aula) imputato dell’omicidio pluriaggravato della ex compagna Celine Frei Matzohl, uccisa la sera del 12 agosto 2023 con lesioni da arma da taglio. Durante l’udienza è stata sentita una collega di Cim con la quale l’imputato aveva cercato di intrattenere una relazione nell’estate del 2021. Davanti ai giudici la ragazza ha raccontato di come, essendo appena arrivata a Silandro per lavoro e non conoscendo nessuno, era in cerca di amicizie e di aver per questo accettato l’invito di Cim ad uscire. Dopo quattro incontri, di cui alcuni anche nell'appartamento di Cim, lui avrebbe palesato le sue intenzioni alla ragazza, cercando di baciarla. “Voleva che gli appartenessi, che fossi sua. Io ho rifiutato, lui mi ha detto che, se fossi stata la sua ragazza, non avrei più dovuto lavorare. Gli ho detto che io non volevo e che quella per me era solo un’amicizia, non l’ha presa bene”, ha raccontato la giovane in aula, in visibile stato di agitazione.
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Con questa testimonianza il Pm Axel Bisignano e l’avvocato di parte civile Andreas Tscholl hanno cercato di mostrare alla Corte un pattern di comportamenti possessivi e prevaricatori di Cim all’interno delle relazioni con le donne. La difesa delle avvocate Claudia Benedetti e Alessandra D’Ignazio, al contrario, ha provato a smontare la credibilità della teste, insinuando che invece una relazione affettiva tra i due, smentita in più occasioni dalla teste e non confermata dagli altri testi.
In aula hanno testimoniato anche altri colleghi e datori di lavoro di Cim, impiegato come cameriere in alcuni alberghi nella zona di Silandro, che hanno riferito di aver assistito a diversi episodi di ritardi o assenze ingiustificate dell’imputato, che hanno portato alla chiusura consensuale dei contratti di lavoro. Rilevante, ai fini di provare l’ossessività di Cim nei confronti dell’ex compagna, la testimonianza di uno degli ultimi datori di lavoro dell'imputato. L’uomo, proprietario di un albergo, ha raccontato all’aula di come Cim chiedesse di poter avere i weekend liberi per stare con la fidanzata, pur lavorando in un Hotel durante il periodo di alta stagione e di come questo abbia causato la chiusura del rapporto di lavoro. In diverse circostanze Cim si sarebbe inoltre lamentato con i colleghi della relazione con Matzhol. “Mi ha detto che avevano chiuso la relazione con lei ma che aveva programmato una sorpresa per il suo compleanno. Voleva riaverla ad ogni costo”, ha affermato una giovane collega in aula.
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La posizione di Cim continua a peggiorare con il proseguire delle udienze. Sull’accusa, che potrebbe costargli l’ergastolo, pesano inoltre due aggravanti. In primo luogo il legame con la vittima, con cui l’imputato aveva una relazione affettiva, nata nel dicembre del 2022 e conclusa nel giugno 2023, dopo una serie di comportamenti possessivi e prevaricatori di Cim. Matzohl aveva infatti già sporto denuncia contro l’uomo a giugno dopo che lui l’aveva percossa e minacciata dicendole “se io ti avessi voluto uccidere l’avrei fatto adesso”. Nella prossima udienza, fissata per il 4 febbraio, saranno sentiti alcuni testimoni a cui Cim avrebbe chiesto di procurargli una pistola con silenziatore nelle settimane precedenti al delitto.
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