Atmosfere primaverili
Un’esecuzione dai toni piuttosto tenui e leggeri, quella del 27 marzo all’Auditorium di via Dante a Bolzano, dove l’orchestra è stata diretta da Darrell Ang, nato a Singapore nel 1979, che ha stupito anche il pubblico più attento con la sua passione e coinvolgimento, tanto da aver diretto l'intero programma a memoria, senza quindi partitura davanti.
La serata si è aperta con Sei Danze tedesche seguite dalla Sinfonia n. 3 in re maggiore entrambe composte da Franz Schubert, e si è conclusa con il Concerto per violino e orchestra in re maggiore di Cajkovskij. Un programma squisitamente intriso di romanticismo.
L’esordio non è stato particolarmente d’impatto o esplosivo, al contrario, molto tranquillo e sereno. Le Sei Danze tedesche sono state scritte in Slovacchia nel 1824, inizialmente per pianoforte e successivamente arrangiate nel 1931 per orchestra dal viennese Anton Webern. Per tutta la durata dell'opera non erano presenti trombe, corni e timpani, lasciando il pubblico al piacevole ascolto dei suoni lievi degli archi contrappuntati dai timbri del flauto e dell'oboe.
Questa atmosfera pacifica si è prolungata anche nella sinfonia, concepita tra il 24 maggio e il 19 luglio 1815 e divisa nei canonici quattro movimenti. A differenza delle Danze, si sono uniti trombe, timpani e corni all’organico dell’orchestra, che hanno contribuito a esplosioni sonore spaziando dal pianissimo al fortissimo senza sfumature intermedie di dinamica. Questo ha contribuito a creare l'effetto di grande massa orchestrale e di contrasto emotivo.
Nel primo tempo il tema principale ricorreva spesso ed era introdotto dal clarinetto a cui seguiva il suono avvolgente e sensuale degli archi. Una scala ascendente ha portato l’ascoltatore al secondo movimento, più impegnativo e caratterizzato da molti interventi di corni, trombe e timpani. I protagonisti del terzo movimento sono stati invece i fiati, che hanno reso l’atmosfera amabile e calma. A differenza degli altri tempi, la Sinfonia si è conclusa suscitando emozioni di allegria e conforto grazie al ritmo vivace e sostenuto. Insomma, il classico finale trionfalistico tipico del repertorio ottocentesco, che Darrell Ang e i suoi orchestrali hanno saputo gestire con grande controllo e partecipazione.
Dopo la pausa, ha esordito il giovane violinista solista russo Ilya Gringolts, nato a San Pietroburgo nel 1982. Con i numerosi virtuosismi è riuscito a trasmettere a tutto il pubblico la sua passione e la sua padronanza tecnica sullo strumento. Nel primo movimento del Concerto il solista è stato accompagnato dal leggero ed elegante pizzicato degli archi, che nello sviluppo, come nel brano precedente, hanno dato sfogo a sbalzi dinamici senza un’attenuazione graduale dei colori. Nel secondo movimento l’orchestra era spesso in completo silenzio, lasciando tutto lo spazio agli assoli del violinista, che si è permesso una lunga divagazione. L’atmosfera è stata poi alleggerita dai due corni, trombe e timpani, prima di ritornare al tema principale con un botta e risposta tra il flauto e il clarinetto. Il movimento finale, è esploso improvvisamente, riprendendo l’attenzione del pubblico, in cui i virtuosismi del violinista si sono uniti a tutta l’orchestra portando il pubblico a un finale scintillante e vorticoso, suscitandone l’entusiasmo, tanto che Gringolts ha concesso due fuori programma.
Ciò che accomuna tutti questi brani è la tonalità maggiore, che ha creato nell’ascoltatore sensazioni piacevoli di relax e soddisfazione, quasi a voler riprendere la stagione primaverile appena cominciata. Come quando durante i primi giorni di primavera sbocciano qua e là dei fiori, creando delle macchie di colore, così sono state percepite le dinamiche dei vari brani.
Il prossimo appuntamento con l’Orchestra Haydn è per martedì 8 maggio con il direttore d’orchestra Eivind Gullberg Jensen. Le musiche saranno quelle di Béla Bartók, Johannes Maria Staud e Joseph Haydn.
Sarah Fistill, Erica Girolametto
Liceo Pascoli classe 5M - indirizzo musicale