Differenza di genere e mondo del lavoro
Il tema è riemerso di recente considerando la differenza tra il reddito pensionistico delle une e degli altri: mentre gli uomini possono usufruire di una media di circa 17.500 euro annui, la cifra per le donne è attestata sui 10.500 euro. E il passaggio al sistema pensionistico contributivo renderà prevedibilmente ancora più grave questo gap. Motivo più che sufficiente per ripensare anche le divergenze retributive tra i generi e dunque l’intero sistema lavorativo, a quanto pare incapace (se non corretto da precise scelte politiche) di mettere fuori gioco un meccanismo di persistente discriminazione.
Ne è pienamente convinto Lorenzo Sola (Sel/Verdi): “La grande differenza salariale ancora esistente tra uomini e donne va affrontata con risposte adeguate. Il vero problema, che incide profondamente sia sull’attività professionale delle donne che sulla loro condizione nella famiglia e nella società, è la cultura prettamente maschilista che ancora oggi si insinua in tutte le articolazioni della società compresa quella lavorativa”. Una cultura alla quale non ci si deve arrendere col fatalismo di chi pensa semplicemente che certe cose non si possano (per non dire debbano) cambiare. “Quando parliamo di discriminazione – aggiunge Sola – non dobbiamo pensare a una differenza di trattamento nei rapporti lavorativi che si manifesta in modo diretto, pur essendoci anche molti casi di questo tipo. Sono le condizioni generali a creare un ambiente più o meno ostile nei confronti del lavoro femminile e persino della sua percezione sociale. Dunque è proprio a quel livello che bisogna operare. Da questo punto di vista anche il Sudtirolo, che per molti aspetti non può certo essere considerato un territorio arretrato, ha ancora notevoli passi da compiere”.
La ricetta che Sola indica per uscire dal fatalismo poggia su due principi: estendere maggiormente la flessibilità lavorativa ad entrambi i generi e costruire un’efficace rete di servizi in grado di sostenere chi dovrà occuparsi dei figli. Corollario indispensabile: anche la cura dei figli non dovrà quindi più ricadere esclusivamente sulle spalle delle donne. Come oggi invece si continua a dare per scontato.
“Sarebbe utile – conclude Sola – che questo tema emergesse con più nettezza anche durante la campagna elettorale. Noi infatti disponiamo di una legge provinciale sulla famiglia, ma è un contenitore vuoto ed è essenziale che si sviluppi un proficuo dibattito per riempirlo di contenuti. Ripeto: o saremo disposti ad affrontare una grande sfida culturale, oppure i problemi relativi all’oggettiva differenza e alla discriminazione retributiva tra il lavoro degli uomini e delle donne continueranno ad aggravarsi”.
Vedo un parallelismo pericoloso
tra la legge quadro sull'immigrazione e quella sulla famiglia. Le forze politiche di governo non hanno il coraggio o la visione e delgano poi le decisioni vere ai tecnici degli assessorati. O peggio alla visione politica dell'assessore. La conseguenza saranno una serie di norme e circolari senza effetto. Tanta burocrazia, soldi spesi male ed ingiustizia percepita o subita. Questo ü il risultato di codardia politica.