Kultur | MERANO

"Rischio di delazioni reciproche"

i Verdi bocciano il progetto di "controllo di vicinato" della Giunta Dal Medico: "Chi può registrarsi come volontario e fare da tramite? Una misura che divide".
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Foto: Hannes Prousch

A Merano se ne parla da qualche giorno con varie perplessità. Il sindaco Dal Medico e i partiti di governo Alleanza, Civica e SVP hanno annunciato la realizzazione di un progetto pilota per ciò che viene definito “controllo di vicinato” del quale però non si è capito molto. I Verdi di Merano in una nota intravvedono in questo annuncio più una manovra di strategia elettorale in vista delle prossime elezioni provinciali, che uno strumento veramente efficace per garantire maggiore sicurezza in città.

“Per prevenire reati e situazioni di disagio nonché per incentivare la responsabilità civica”: queste le motivazioni che è dato leggere nel comunicato dell’amministrazione. Le stesse motivazioni che stanno alla base di una serie molto ricca di misure già contenute nel Piano Sociale, approvato dal consiglio comunale nel novembre 2019 con una sola astensione. Misure che intendono dare maggiore sostegno a chi già opera per il benessere e la vivibilità della città: l’associazionismo di ogni genere e i comitati di quartiere.

Ad oggi , come detto, non è poi per nulla chiaro come verrà concretamente realizzato questo controllo di vicinato. Chi può registrarsi come volontario? Come verranno formate queste persone? Quale sarà il ruolo del “coordinatore locale” nel vagliare segnalazioni, gravità, attendibilità e richiesta di intervento delle forze dell’ordine? Ci si chiede se non sia già quest’ultimo proprio il ruolo e il compito che la nostra costituzione riserva proprio ed esclusivamente alle forze di polizia. Perché, sostengono i Verdi, aggiungere un ulteriore passaggio nel denunciare atti e fatti di illegalità? Perché non ampliare, per esempio, il servizio di vigilanza contro lo scarico abusivo dei rifiuti? L’innegabile problema della carenza di organico nelle forze dell’ordine, secondo i Verdi non si può risolvere delegando il loro delicato compito di controllo e repressione ai/lle cittadini/e. "Non sarà misura sufficiente nemmeno per contrastare il problema della violenza maschile sulle donne. Un tema che richiede un processo vero e profondo di cambiamento culturale. E allora ssecondo gli ambientalisti senz’altro meglio erogare i necessari finanziamenti a percorsi di formazione non violenta, all’ampliamento dei progetti di educazione sessuale e all’emotività nelle scuole e nei centri giovani, al sostegno dei centri di consulenza contro la violenza sulle donne e dei centri di aiuto per donne che l’hanno purtroppo già subita.

I Verdi di Merano individuano in questo controllo di vicinato il fascino avventato di chi assume un ruolo di potere, il rischio della delazione reciproca che divide piuttosto che consolidare il senso di comunità. Purtroppo, dicono i Verdi, alcuni recenti episodi durante la pandemia confermano questi timori: dopo un’iniziale diffuso senso di fratellanza, si è purtroppo giunti a fenomeni di frizione e contrapposizione sociale anche violenta.

Le misure presenti nel piano sociale al capitolo “Sviluppo della comunità a livello di quartiere” non sono ancora state attuate o lo sono state soltanto in parte. Come per esempio il previsto sviluppo coordinato di programmi per la sensibilizzazione sui temi della tolleranza, dell’identità, del rispetto. Oppure la promozione di adeguate attività per radicare nelle persone, al di là di differenze sociali, culturali, d’età e di genere, il concetto di una comunità responsabile e premurosa. Invece di addentrarsi in territori assolutamente nuovi e aumentare la confusione su compiti di controllo e responsabilità, gli attori già impegnati sul territorio cittadino a favore della solidarietà, dello stato di diritto e dell’inclusione (comitati di quartiere, consulte, associazioni sociali, culturali, sportive e giovanili) dovrebbero vedere maggiormente riconosciuto questo loro valore. Secondo i verdi meranesi c’è dunque ancora molto margine di miglioramento in questo senso.

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Simonetta Lucchi Mi., 30.08.2023 - 07:55

Scusate ma trovo gravissimo bocciare questa proposta. L'unica di cui già mi rallegravo e per cui finalmente si poteva sperare in una partecipazione attiva di tutti, perché solo così si può uscire da questa stagnazione. L'unica che fa capire che non si possono lasciare le donne sole perché quando c'è un problema vero vengono lasciate da sole da tutti, amici e parenti compresi, spesso. E la formazione di chi fa parte di centri e associazioni, qual è esattamente? Se le forze dell'ordine non riescono a prendersi carico di tutti i casi, perché non collaborare con loro e dare una mano concreta? Certo che dovrebbe migliorare quello che già c'è. Ma dobbiamo creare qualcosa di nuovo perché evidentemente qualcosa non va. Allora ben venga questa iniziativa, che ovviamente però deve essere ben strutturata e condotta avanti seriamente: come tutto del resto. Sul tema "volontariato" mi sono già espressa e non vorrei ripetermi.

Mi., 30.08.2023 - 07:55 Permalink