Nuovi bus in arrivo a Bolzano, ma di nuovo a gasolio. Dagli errori del passato non si impara proprio mai.
Nuovamente gasolio per i nuovi bus di Sasa? A quanto pare sì, stando a quanto appreso durante un colloquio con l'assessore provinciale ai trasporti Florian Mussner. Naturalmente Sasa si è ben guardata dall'annunciarlo pubblicamente. Il tutto come da clausola del contratto-accordo relativo all'acquisto degli altri bus nel 2013. Fra l'altro poi altri bus non verranno comprati fino a fine della corrente legislatura, cioè il 2018. Della serie: sbagliare è umano, perseverare diabolico.
Infatti, siamo ad un “già visto”, purtroppo, di quello che è capitato fra il 2011 e il 2013. Breve riassunto: il 23 agosto 2011 in un'intervista il presidente di Sad Maccioni parla di “160 nuovi autobus a metano”, peccato che poi questa dichiarazione, mai smentita, si sia rivelata una colossale bufala, visto che i “lungimiranti” attori del trasporto pubblico locale (tpl), ossia Sasa, assieme a Sad e Libus, si erano attrezzati per bene per acquistare all'ingrosso (150 bus) solo mezzi a gasolio. Già allora criticai decisamente questa scelta che è del tutto contraria al “Piano Clima Energia-Alto Adige-2050” della Provincia. C'era il tempo anche di fermare gli appalti in corso ma niente avvenne, anche perché nessuno se ne interessò commettendo una grave sottovalutazione della faccenda, nonostante le mie solitarie prese di posizione pubbliche.
Vale ricordare, infatti, cosa prevede tale piano al punto 3.5.5.2 “Trasporto pubblico locale”:
Entro il 2025 nelle zone urbane saranno utilizzati unicamente veicoli del TPL a zero emissioni (azionamento elettrico, a idrogeno, a metano) e anche nel trasporto extraurbano sarà rafforzato l’impiego di simili tecnologie, procedendo poi alla sostituzione totale della flotta di veicoli entro il 2050.
Basta considerare che i bus rimangono su strada per almeno 10-15 anni e così è chiaro che già si sapeva nel 2011, giusto pochi mesi dall'approvazione del suddetto “Piano clima”, che si sarebbe stati in pieno contrasto con l'acquisto dei nuovi bus a gasolio avvenuto concretamente nel 2013. Nessuno se n'è mai accorto?
Ora pare arrivare la seconda “infornata” di bus a gasolio, con buona pace di ciò che la Provincia aveva deciso per l'appunto nel giugno 2011. Ma non si può sostenere poi che “sono decisioni di Sasa e non possiamo farci nulla”. Pare vi siano “motivi” sottostanti a questa decisione a sfavore dei bus a metano con un'incoerenza di fondo. Si rifanno all'esperienza con bus a metano di cui oggi Sasa dispone che sono Euro III o massimo Euro IV, ormai vetusti (da 7 anni in su), quindi con un'esperienza non traslabile a quelli che oggi sono bus a metano Euro VI, che sono tutt'altra cosa, anzi davvero un altro mondo. Se ci sono problemi, li si dichiari, ma si cerchi anche di porvi rimedio e trovare soluzioni adeguate perché altrimenti non si capisce come mai a Parma, Brescia, Modena e Bologna, giusto per citare altre città italiane con bus a metano, questi sono apprezzati, costano meno di manutenzione e di esercizio e non vengono disdegnati come a Bolzano.
La Provincia nel contempo fa una figura un po' misera a dichiararsi “green region” e poi accetta e ammette che le aziende di tpl che finanzia non facciano il minimo sforzo di dotarsi di mezzi alternativi al tradizionale gasolio. Visione strategica futura? Non pervenuta e forse mai abbozzata all'interno di Sasa e, allargandosi, di Sad. I bus a idrogeno sotto questo aspetto fanno solo la figura della foglia di fico, anche se passeranno da 5 a 25, e con costi assai alti visto che i prossimi bus H2 avranno solo 200mila Euro di finanziamento europeo su di un costo fra 650 e 750mila Euro. Per la cronaca, un bus a metano costa mediamente circa 250mila Euro.
Il tutto con buona pace dei bus a metano Sasa che circolano a Bolzano con la scritta “L'autobus a metano – Muoviamo il futuro – Die NaturgasBusse – Zukunft in Bewegung”, anche se ad alcuni tale scritta è stata tolta. Ieri sì, oggi no? La scelta pro gasolio appare come una colossale presa in giro della cittadinanza. Vi sono vantaggi rispetto ai bus a gasolio per le emissioni di ossidi azoto (NOx), particolato (PM) e CO2, anche con l'attuale normativa Euro VI stando a quello che dichiarano ad esempio Scania e Iveco. Appare poi davvero inutile lo sforzo di ridurre le emissioni di CO2 quando poi si castrano le possibilità future di utilizzare il biometano che consentirebbe una riduzione di tali emissioni dall'80% in su. Oggi, tra l'altro, i motori a metano dei bus hanno valori di potenza e coppia uguali a quelli a gasolio consumando di meno e già da tempo sono anche utilizzabili su percorsi collinari e di montagna, contrariamente al pregiudizio dominante. Basta andare ad Augsburg e vedere come da anni l'intera flotta della SWA sia solo di bus a metano, ma probabilmente nelle aziende di tpl locale nessuno ci ha mai pensato. D'altronde grida ancora vendetta il Metrobus in salsa sudtirolese quando quello che di Nantes, “ispezionato” da una spedizione mista Provincia-Comune è a metano… ma nessuno pare essersene accorto!
Nessuno vuole negare che i bus a metano costino di più (da 20 a 40mila Euro) ma, attenzione, pare che questo “non sia un problema”. Il risparmio in termini di costi di carburante è certo, come ha stabilito Trentino Trasporti in una sua ricerca un paio di anni fa e che ha fatto fare inversione andando nuovamente di recente a comprare bus a metano per la città di Trento. Certo hanno una manutenzione un po' più onerosa, anche se in Italia si opera una revisione delle bombole con smontaggio, prova a pressione e rimontaggio che nel resto d'Europa non viene più fatta dall'entrata in vigore del regolamento internazionale R110 ed in proposito la Provincia di Bolzano dovrebbe chiedere al Ministero dei Trasporti a Roma di ripristinare la legalità ed il rispetto quindi di tale norma che non richiede più lo smontaggio delle bombole ogni tre anni (con conseguente risparmio economico) e rimane curioso che nessuno (enti e aziende di tpl) non l'abbia mai chiesto.
Ci sono alcuni punti da evidenziare, partendo da qui:
1) i soldi spesi per i bus (e si tratta di svariati milioni di Euro) sono pubblici;
2) Sasa è una società in mano ai Comuni di Bolzano, Merano, Laives e Lana, quindi dei cittadini e delle cittadine;
3) questi enti nominano il CdA;
4) magari ai cittadini non dispiacerebbe avere risposte quando pongono domande diciamo un po' scomode.
Le domande arrivano di conseguenza:
a) chi decide gli acquisti dei bus in “camera caritatis”?
b) chi segue le trazioni alternative in Sasa (e in Provincia) e le strategie ambientali a lungo termine?
c) il CdA di Sasa ha sempre approvato senza opposizione l'acquisto dei bus a gasolio?
d) i membri del CdA hanno approvato questa linea pro-gasolio?
e) quali sono le direttive in merito degli enti a cui appartiene Sasa?
f) nei vari consessi comunali forse ci si accontenta senza porre domanda alcuna della relazione in power point del presidente di Sasa?
Una cosa appare sicura. Se l'acquisto dei nuovi bus a gasolio sarà confermato, il CdA di Sasa sarebbe da congedare senza dubbio alcuno assieme a chi, all'interno dell'azienda, sta perorando i bus a gasolio.
Da questa vicenda una cosa è chiara: il cittadino che chiede informazioni sul tema non le riceve e, soprattutto, non c'è mai stato un momento di confronto pubblico su questa tematica. Se questa è trasparenza e comunicazione, chi scrive queste righe ne ha un concetto giusto un po' diverso. L'unica cosa che si nota è che le parole “diesel” e “gasolio” non appaiono più negli interventi e nelle interviste dei responsabili del tpl qui in Provincia di Bolzano attuando così una sorta di “pulizia” nominalistica. Se i bus a gasolio di Sasa a fine dicembre 2013 furono presentati in pompa magna alla stampa (presentazione da cui l'estensore di queste righe fu allontanato poco cordialmente dall'ex direttore della Sasa Rampelotto), per quelli di Sad ci si limitò solo ad un comunicato stampa. Effetto “coda di paglia”?
Se a porre queste tematiche all'attenzione pubblica e a porre le relative domande (scomode?) si viene bollati come “polemici”, direi che ne vale la pena, non fosse altro che ci sono in ballo investimenti per milioni di Euro pubblici. Solo che c'è da chiedersi, in conclusione, perché questi temi non siano nell'agenda né dei partiti politici, menché meno delle associazioni ambientaliste. E', questo, uno dei lati più deludenti della questione da me sollevata ormai da quattro anni.
Intanto respiriamo a pieni polmoni gli effluvi dei bus a gasolio in livrea gialla. Se non si muove nulla, fra l'altro con la paralisi della macchina politico amministrativa della città capoluogo, ce ne saranno ancora di più prossimamente e il bus a metano rimarrà ben presto un appunto storico nelle cronache locali. E dire che il metano viene definito come “carburante ponte” verso l'idrogeno e come la soluzione motoristica alternativa ottimale. Non lo dico, ma l'Istituto Motori del Cnr di Napoli. Ancora domande?