"Nessuno è sostituibile"
Es war der 4. August 1985, als Alexander Langer in der Tageszeitung Alto Adige seiner politischen Weggefährtin Andreina Emeri ein Denkmal setzte. Wenige Tage davor war die damals 49-jährige Landtagsabgeordnete der „Alternativen Liste für das andere Südtirol“ völlig unerwartet auf einer Norwegen-Reise gestorben. „Man sagt oft, jeder sei ersetzbar – der Tod von Andreina erinnert uns daran, dass das Gegenteil wahr ist: Niemand ist ersetzbar“, schreibt Langer in seinem berührenden Nachruf auf die Politikerin, Anwältin, vierfache Mutter und Frontfrau der feministischen Bewegung im Bozen der 70er und 80er Jahre.
30 Jahre später kann aus Langers Nachruf noch mehr herausgelesen werden. Über eine Frau, die damals so vieles intensiv und nebeneinander lebte, das noch heute als unvereinbar gilt, und trotzdem fast in Vergessenheit geriet. Über einen Mann, der ihr fast exakt zehn Jahre später und im selben Alter in den Tod folgte, und einen wichtigeren Platz in der Geschichtsschreibung einnimmt. Über ein Stück Südtiroler Frauengeschichte, auf das wir immer wieder einmal zurückblicken sollten.
Andreina Emeri, consigliera regionale e provinciale della lista alternativa per l’altro Sudtirolo, morta così improvvisamente ad appena 49 anni, durante un viaggio di vacanze in Norvegia il 30 luglio 1985, ci mancherà moltissimo. A volte si dice che nessuno è insostituibile – la morte di Andreina ci ricorda drasticamente che è vero il contrario: nessuno è sostituibile.
Ciò viene avvertito con particolare intensità rispetto a coloro che non si esauriscono in una funzione, in un ruolo. Morto un re (o un papa, o un funzionario di partito) se ne fa un altro. Morta un’amica, una madre, una compagna di impegno e di lotte, non se ne può fare un’altra. Nessuno è fungibile, tanto meno in una formazione politica di movimento, come l’altro Sudtirolo, che non è un partito e non ha le sue belle strutture gerarchiche e burocratiche ed una ben ordinata routine che possa dare sicurezza. L’impegno e la capacita delle singole persone danno vita alla lista alternativa, ed una morte così repentina lascia un vuoto specifico che nessuno potrà colmare. Ce ne rendiamo dolorosamente conto in questi giorni in cui piangiamo Siegfried Messner, il giovanissimo e carissimo Stefano Stocker, ed ora anche Andreina.
Il suo modo di affrontare, alla fin del 1983, il primo mandato rappresentativo della suo vita, eletta nella lista interetnica “della colomba di pace”, era molto concreto, senza enfasi alcuna, ricco di entusiasmo. Le è capitato in sorte di arrivare ad un momento nella vita in cui – per incarico dei suoi elettori – poteva, anzi doveva, gridare dai tetti (o, più modestamente, dalle tribune della rappresentanza politica) ciò che aveva pacatamente detto, proposto, criticato anche nei tanti anni prima, in tanti luoghi meno specificamente “politici”. Lei continuava a dire – onestamente e con intelligenza – le stesse cose di prima, fondamentalmente, e ne imparava anche nuove, con curiosità e partecipazione. La giustizia tra l’operaio licenziato o cassintegrato ed il padrone di una fabbrica, tra la cameriera defraudata delle sue ferie o della sua paga e l’albergatore, tra moglie indifesa e marito violento, tra ragazza incinta ed in pena e l’istituzione medica o clericale, tra inquilino sfrattato e speculazione immobiliare l’aveva sempre cercato di affermare, anche con le armi della sua professione legale e delle varie organizzazioni sociali in cui aveva militato e prestato la sua opera capace e generosa. Il suo amore per la natura e per l’ambiente, prima ancora di diventare ecologia politica ed impegno “verde” era fatto di gite in montagne e di rabbia per gli scempi paesaggistici perpetrati in nome del profitto o della faciloneria. La sua lotta contro la separazione etnica e contro ogni forma di razzismo nella società sudtirolese, ancor prima di diventare progetto politico, era una scelta di vita quotidiana che l’aveva portata a voler conoscere, incontrare ed apprezzare la cultura e la storia tirolese e tedesca, a privilegiare ambiti di vita associata in cui fosse naturale avere a che fare con persone di diverse madrelingue.
Andreina è parsa particolarmente “laica”: non in quel modo a sua volta ostinato e clericale che fa del “laicismo” una bandiera, ma come scelta spontanea di tolleranza (mai indifferenza), pluralismo, curiosità per i diversi da sé, volontà di intrecciare rapporti e cooperazione tra diversi, senza esclusivismi o ideologie totalizzanti, pretendendo sempre di verificare ogni affermazione ideale sul terreno dei comportamenti pratici, della quotidianità. Anche le sue “collocazioni” culturali o politiche le ha vissute in maniera laica e coraggiosamente empirica: la cultura democratica ed antifascista di sinistra, il femminismo, i movimenti spontanei, i rapporti interetnici, l’arcipelago verde-ambientalista… Così finiva per muoversi con agio e senza forzare tra la sua provenienza familiare (molto urbana, italiana e borghese) ed i nuovi amici del sindacato o del “Dachverband für Umweltschutz” negli incontri con “l’altro Tirolo” a Innsbruck o anche semplicemente gli amici studenti dei suoi figli. Certo, con tutta la sua sensibilità e il suo senso di equilibrio, Andreina si è spesso trovata a dover scegliere ed a fare anche delle rotture. Ma forse si può dire che non erano mai rotture respingenti. Nell’ambito della lista alternativa ad Andreina Emeri si deve una grande e costante opera di attiva integrazione, di valorizzazione delle persone magari poco in vista, di attenzione alle ragioni di ognuno. Ben presto dopo la sua elezione tutti cominciavano a rendersi conto – che con Andreina non si era “coperta una casella “ di un qualche tassello politico-funzionale (“la donna” o “la femminista”, “l’italiana”, o “l’ecologista”, “l’impolitica”…), tanto per far tornare dei conti d’immagine. Il suo contributo, in tutte le sedi, è stato rispettato ed apprezzato anche da avversari e distanti.
Tutte queste cose, e tante altre, le avremmo voluto dire ad Andreina in occasione di una bella festa per i suoi 50 anni, nel prossimo febbraio. Ora a noi, ed a tanti altri che stanno testimoniando affetto e stima in molti modi e con grande delicatezza, tocca parlarne al passato, come si fa per chi ci ha lasciato. È proprio un grande dolore.
Alexander Langer in der Tageszeitung Alto Adige 4.8.1995