Gesellschaft | Lo studio

Gli altoatesini sono meno depressi

Lo dice lo psichiatra Roger Pycha. Soffre della malattia il 3,5% di chi vive in Provincia di Bolzano contro il 6% del resto d’Italia. “Merito della sensibilizzazione”.
Roger Pycha
Foto: Foto: Salto.bz

L’Alto Adige è al secondo posto in Italia per numero di persone che si tolgono la vita. Un’analisi più accurata dei dati precisa che il tasso di suicidi in Alto Adige è al di sotto della media europea e che quello italiano è tra i più bassi d’Europa. Dall’Azienda sanitaria arriva ora la notizia che gli altoatesini sarebbero meno inclini rispetto al resto del Paese alla depressione: tra Salorno e Resia ne soffre il 3,5% (nella fascia compresa tra i 18 ed i 69 anni), mentre la popolazione adulta italiana segna quota 6% e quella mondiale il 4,4%, così come certifica lo studio PASSI, Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia. “Probabilmente questa differenza è anche il frutto di 15 anni di sensibilizzazione della popolazione e di formazione di professionisti. Nella media le persone depresse in Alto Adige si vivono psichicamente malate per 200 giorni all'anno, lottano con disturbi fisici per 120 giorni all'anno e non se la sentono di reggere il lavoro e la vita quotidiana per 84 giorni all’anno”, afferma Roger Pycha, primario del Servizio Psichiatrico di Bressanone e Coordinatore della Rete per la Salute Mentale dell’Azienda sanitaria.

Nella media le persone depresse in Alto Adige si vivono psichicamente malate per 200 giorni all'anno, lottano con disturbi fisici per 120 giorni all'anno e non se la sentono di reggere il lavoro e la vita quotidiana per 84 giorni all’anno

Con l’Alleanza Europea contro la Depressione, un progetto di prevenzione contro la malattia attivato nel 2004 anche in Alto Adige, è stata creata tutta una rete di consultori telefonici, iniziative di auto-aiuto, punti di riferimento e servizi specialistici a duplice scopo: migliorare l’assistenza agli affetti da depressione e ridurre il tasso di suicidio. Del resto l’Organizzazione mondiale della sanità stima che nel 2020 la depressione sarà la seconda malattia più importante del pianeta e nel 2030 la più incisiva in assoluto.

 

Cause e segni di riconoscimento

 

Le cause della depressione sono, stando a numerose ricerche, un insieme di predisposizione ereditaria, esperienze inconsce durante la prima infanzia, di tutta una storia di apprendimenti fallimentari e dell’immediato impatto di esperienze negative come perdite o conflitti. Lo studio PASSI ha raccolto i fattori scatenanti dei disturbi depressivi: nel 21,4% si tratta di gravi difficoltà finanziarie; nel 7,1% di solitudine; nel 6,3% di basso livello di istruzione con sola scolarizzazione primaria; nel 6,1% di persone affette da almeno una malattia cronica; nel 5,6% di disoccupazione e nel 4,9% di cittadinanza straniera. Tuttavia, lo studio PASSI D'Argento, un’indagine che riguarda la popolazione provinciale over 65, dimostra un significativo aumento della depressività in età avanzata: il 9,5% di tutte le persone oltre i 65 anni sono depresse, tipicamente donne (12,0%) che rappresentano il doppio degli uomini (6,3%). Anche in questa classe d’età la situazione sociale (isolamento) e finanziaria (povertà) sembrano essere incisive. 

Ma come si fa a identificare la depressione? “I tre segni principali sono l'umore permanentemente cupo, la perdita di gioia e interessi e la mancanza di energie, che durano almeno 2 settimane. Inoltre, disturbi del sonno, mancanza di appetito, calo di peso, disturbi della concentrazione, cachessia e bassa autostima sono indice di depressione esistente o in fase di sviluppo. Oggi, dal momento che viviamo in una società illuminata, ben informata sui disturbi mentali e capace di reagire in maniera opportuna, in Alto Adige è relativamente semplice rivolgersi da un medico o psicologo. Soprattutto la rete di volontari e volontarie, aiutanti ed esperti è stata a lungo preparata al fatto che le persone con depressione cerchino sempre più spesso aiuto. Riconoscere la depressione al più presto è il primo passo per curarla con successo. Un guadagno di tempo in questo caso è uguale a guadagnare energia vitale. I due approcci di trattamento più importanti sono la psicoterapia, cioè la cura con le parole e gli esercizi comportamentali, e la prescrizione di farmaci antidepressivi”, spiega Pycha. 

 

Effetti collaterali

 

Ricorda Pycha che gli antidepressivi non creano dipendenza, non provocano uno scombussolamento al metabolismo cerebrale subito dopo l'assunzione (questa è la caratteristica di droghe o stimolanti quali la nicotina), ma lo influenzano nel corso di 3 o più settimane in maniera sostenibile tramite l’attivazione dei neurotrasmettitori (sostanze di messaggio tra le singole cellule nervose) denominati serotonina e noradrenalina, includendo a seconda della sostanza antidepressiva anche la dopamina. Per questo motivo gli antidepressivi inducono sonnolenza e sono spesso utilizzati in pazienti con disturbi del sonno, proprio per evitare che si ricorra a sonniferi o tranquillanti, vale a dire le cosiddette benzodiazepine. Le benzodiazepine condividono con l’alcol il rischio di indurre dipendenza nel 5 % dei consumatori e sono i medicinali più comunemente prescritti al mondo.

La depressione è spesso una malattia grave, riconosciuta troppo raramente e non sempre trattata correttamente, l’uso crescente di antidepressivi è positivo e costituisce un utile beneficio per la salute pubblica (mentre l’uso di tranquillanti e di sonniferi dovrebbe essere limitato)”, dice lo psichiatra. “Gli antidepressivi sono efficaci anche nei disturbi d’ansia, nei disturbi psicosomatici, nel trattamento del dolore e nelle turbe del sonno senza comportare alcun rischio di dipendenza. Tuttavia, in una minoranza di pazienti l’improvvisa omissione di antidepressivi può portare ai cosiddetti fenomeni di sospensione, cioè ad irrequietezza, insonnia, nausea e sudorazione. Per questo motivo è consigliato un utilizzo personalizzato di tali farmaci con riduzione graduale della dose”, conclude Pycha.