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“Vergogna, Provincia”

È una delle scritte sugli striscioni appesi ai cancelli della Solland. Sit-in degli operai, da stanotte senza lavoro. Parrichini (Cgil): “Chi garantirà la sicurezza?”.
Solland
Foto: Parrichini

A mezzanotte di oggi (31 maggio) gli 80 lavoratori della Solland Silicon fino a questo momento dovranno lasciare tassativamente l’impianto e sarà vietato loro di rientrarvi “non essendo garantita la sicurezza del personale”, così come attestano i curatori fallimentari Bruno Mellarini e Luca Mandrioli. Tramontata l’opzione acquisto da parte della Bst srl, la società costituita a Sinigo dagli imprenditori qatarioti interessati a riavviare la produzione della fabbrica, ora si dovrà procedere con lo svuotamento. Non è tuttavia ancora chiaro chi se ne occuperà dato che le procedure di licenziamento collettivo nei confronti degli operai sono già state avviate. “La Provincia ha sempre parlato di sicurezza, ma come intende garantirla da stanotte? Le parole finora non coincidono con i fatti”, dichiara a salto.bz il sindacalista della Fictem/Cgil Stefano Parrichini che oggi, insieme ai rappresentanti della Cisl e Uil e ai dipendenti della Solland, ha partecipato a un presidio davanti allo stabilimento sui cui cancelli sono stati appesi cartelli con scritte come “Vergogna”, “Le fabbriche non si chiudono”, “20 milioni di euro di soldi pubblici (quelli spesi per la sicurezza dopo il fallimento dell’azienda, ndr) buttati”.

 

E ora?

 

Con l’ultima ordinanza la Provincia ha affidato alla società meranese Rem Tec le operazioni di svuotamento, “che comunque non si farà in tempo a portare a termine, perché nel giro di due mesi ci sarà la nuova gara”, spiega Parrichini. Dopo l’assemblea di due giorni fa i lavoratori della Solland hanno posto due condizioni alla Rem Tec o a qualunque azienda dovesse incaricarli - la scelta più ovvia trattandosi di personale altamente specializzato - di liberare l’impianto. Primo: tutti e 80 gli operai devono essere assunti e secondo: tutti devono avere lo stesso trattamento economico. Condizioni che la Rem Tec ha accettato, ma siccome è la Provincia a metterci i soldi sarà “lei” a dover decidere. “Ancora nessuno si è degnato di darci una risposta”, sottolinea il sindacalista della Cgil. Un vertice alla protezione civile è stato intanto convocato per stabilire il da farsi. 

 

Posizioni opposte

 

Sul piano politico, oltre alle interrogazioni dei consiglieri provinciali Diego Nicolini (M5s) e Sandro Repetto (Pd) per richiedere chiarimenti su costi e sulle intenzioni della Provincia, Alessandro Urzì, consigliere provinciale de L’Alto Adige nel Cuore/Fratelli d’Italia, ha depositato - così come lo stesso Nicolini - un esposto alla Procura della Corte dei conti di Bolzano. L’oggetto del documento sono gli “oneri relativi alla sicurezza negli impianti ex Solland Silicon di Sinigo” assumendo che l’indisponibilità della Provincia “a prorogare l’ordinanza presidenziale, di sua pertinenza, relativa alle opere di mantenimento in sicurezza alle condizioni proposte dall’aggiudicatario (ovvero un mese di tempo per il saldo dei 4,5 milioni restanti con la promessa di accollarsi durante tale periodo le spese per la sicurezza, ndr)” avrebbe “comportato un rilevante danno economico per le casse pubbliche con l’incognita della bonifica futura dell’area cui avrebbe fatto fronte la società acquirente”.

Nel vespaio di polemiche la Provincia trova tuttavia una sponda nell’Hgv (Unione albergatori) che si dice favorevole alla chiusura dello stabilimento supportando “tutti gli sforzi fatti in questa direzione” e condividendo, dice il presidente Hansi Pichler, la soluzione di mettere il sito di Sinigo “a disposizione delle aziende locali nel prossimo futuro”.