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Politik | finferli e nuvole

Bombardano Odessa

Il simbolo iconico di Odessa è la scalinata, diventata poi famosa come Potëmkin, dal film dell'immenso regista Eizenstein. Adesso, di fronte, ci sono le corazzate russe.

La mamma, il papà e il figlio sono venuti da noi tre volte. Amici di Odessa. Ci siamo conosciuti lì, nella scuola comune che i nostri bambini frequentavano tra il 2011 e il 2015.
Che cosa si mostra a Bolzano ai tre amici odessiti? Il centro, ovviamente, poi Monticolo e i dintorni del Catinaccio e del Latemar, con il lago di Carezza e la seggiovia fino al Paolina; quindi il lago di Garda e Verona. Siamo anche stati a cena al Torchio in via Museo. Abbiamo bevuto uno spritz a San Paolo, proprio sotto il duomo in campagna.
Li abbiamo chiamati due giorni fa: non sono riusciti a scappare. Per via della legge che vieta agli uomini tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese. Lui rimane, la moglie e il figlio non se la sono sentiti di lasciarlo da solo.

Nessuno può credere, nessuno vuole credere che i missili cercheranno il centro della città


Hanno rafforzato le finestre con stecche di legno a X e c'è un garage che serve da rifugio. Hanno un bell'appartamento in una casa nuova. Decenni di risparmi. Di fronte, neanche 500 metri, il mare. E, immobili ormai da giorni, le navi da guerra russe.
Poletti, il direttore di Odessa Journal, un portale di informazione in lingua inglese che ai miei tempi non c'era, ha sentito le prime esplosioni alla periferia della città (Rainews24, 6 marzo). Ma nessuno può credere, nessuno vuole credere che i missili cercheranno il centro della città.
Odessa è una città d'arte. Una sorta di Firenze (fatte le debite differenze) ucraina; dove ucraina è un aggettivo che calza stretto, perchè gli odessiti sono odessiti, una cosa a parte e una cosa altra rispetto a tutto il resto del Paese. 
Odessa è una città che ha poco più di 200 anni ma ne dimostra 500. Il che è un gran bel complimento. Quando ci cammini per le strade a scacchiera e calchi il lastrico fatto di ciottoloni pavé, ti sembra di tornare indietro nel tempo. Case a due o tre piani, progettate in gran parte da architetti italiani.
Architetti chiamati sul mar Nero dall'imperatrice Caterina. Così come il fondatore della città, Giuseppe Deribas, ammiraglio napoletano di origini spagnole.


Ma il vero simbolo iconico di Odessa è la scalinata. Progettata dall'architetto sardo Francesco Boffo, nel 1815, e realizzata con lastre di marmo portato da Trieste. Diventata poi famosa come Potëmkin, grazie al film dell'immenso regista Eizenstein. Il film celebrava l'ammutinamento dei marinai russi contro il dispotismo dell'Impero russo, nel 1905. Il primo vagito di quella rivoluzione che avrebbe portato qualche anno più tardi all'Unione Sovietica, imperituro mito di Putin (assieme, ormai, a quello di Stalin).
Questa scalinata, dal centro di Odessa di piazza Ekaterinskaja, scende direttamente al mare. Adesso, di fronte, forse a un chilometro, ci sono le corazzate russe.
Nessuno può ancora credere che Putin voglia davvero sparare sul simbolo del suo mito.

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