Politik | Le reazioni

“Stiamo indagando sul caso”

La vicenda dell’esclusione di un giovane nigeriano da un autobus di linea e la successiva gestione poliziesca hanno provocato diverse reazioni, anche in casa SASA.
razzismo, bolzano, militari
Foto: Salto.bz

È diventata un caso politico la vicenda raccontata ieri, 14 marzo, da salto.bz in merito all’esclusione di un cittadino di origine nigeriana dall’autobus che da via Longon avrebbe dovuto condurlo a casa sua a Merano, la sera di sabato 12 marzo. Un’esclusione senza apparente motivo, ci avevano raccontato il protagonista e i testimoni accorsi, dal momento che Wisdom, il suo nome, era in possesso di regolare Südtirol pass, mascherina Fpp2 e Green pass. A far polemica è stato soprattutto lo sproporzionato intervento poliziesco, accorso dopo che il giovane si è posto di fronte all’autobus (che credeva fosse l’ultimo) per convincere l’autista a farlo salire: un’unità di militari e almeno tre pattuglie di polizia (che hanno poi invitato Wisdom a fare denuncia), come dimostrato anche dalle immagini, per un ragazzo che aveva in mano solo i suoi documenti e che chiedeva di poter tornare a casa. 

Il gruppo consiliare dei Verdi ha espresso solidarietà al giovane coinvolto e presentato un’interrogazione alla Giunta provinciale per far chiarezza sul caso: “Episodi di questo tipo non sono accettabili e non possono essere lasciati senza conseguenze - hanno scritto in una nota -. Il trasporto pubblico deve essere accessibile a tutte e tutti coloro che sono muniti di biglietto e della documentazione necessaria regolare. Atti discriminatori di questo tipo vanno condannati senza se e senza ma”. 
Solidarietà anche da parte dell’ANPI: “Negare ad una persona, con l'aggravante delle motivazioni, il diritto alla mobilità e il diritto di accesso ad un mezzo pubblico è un reato penale grave. Un comportamento del genere - afferma l’Associazione Partigiani - viola tutte le norme relative al Trasporto Pubblico Locale e al comportamento del personale di un servizio pubblico essenziale (il TPL non si è mai fermato neanche nei mesi peggiori dell'emergenza COVID). Sia la SASA (Società In House della PAB) che l'Assessorato Provinciale alla Mobilità non possono non agire di conseguenza. In un caso come questo - ribadisce ANPI - non basta certo una semplice condanna generica e ci aspettiamo che le istituzioni si schierino dalla parte delle vittime anche con eventuali costituzioni di parte civile.


Sono state molte le reazioni anche sui social network, al di là dei peggiori rigurgiti razzisti che non ci va proprio di nominare, che a loro volta hanno portato alla luce ulteriori casi di discriminazione avvenuti ai danni di persone razzializzate: “Qualche anno fa - scrive un’utente in un gruppo Facebook in cui era riportata la notizia - ho assistito come un conducente di bus altoatesino ha chiuso le porte ad una ragazza di colore che doveva continuare con un secondo bus in Stazione di Appiano proprio in faccia. Avevo la macchina parcheggiata li e potevo accompagnarla io. Ancora sento rabbia pensando all'accaduto… e solo posso immaginare quante situazioni simili devono subire specialmente ragazzi di colore a causa di tanti pregiudizi stupidità ignoranza e cattiveria di gente con mente ottusa. Meno male che in questo caso c'erano giovani presenti con un minimo senso di giustizia a prendere le difese di Wisdom”. 

È chiaro che se la situazione venisse confermata ci saranno sicuramente dei provvedimenti

“Stiamo ancora indagando sul caso. Abbiamo individuato e parlato con l’autista, una persona affidabile che lavora con noi da molti anni - ci spiegano dagli uffici di SASA -. La sua versione è diversa ma dobbiamo ancora acquisire le immagini del mezzo. È chiaro che se la situazione venisse confermata ci saranno sicuramente dei provvedimenti, la nostra intenzione è quella di approfondire al meglio”.

“Non siamo né perplessi né stupiti dall'ultimo episodio di discriminazione perpetrato nei confronti di una persona migrante a Bolzano - scrive invece l’associazione Bozen Solidale -. Si cercheranno tutte le giustificazioni e le scuse per cercare di spiegare che quel ragazzo in autobus proprio non ci poteva salire.  La realtà è che la maggior parte della società si è assuefatta ad un'idea di comunità chiusa, protetta, "sicura".  A suon di sgomberi, allontanamenti, Daspo urbano, le istituzioni hanno applicato una modalità securitaria che dà sempre meno spazio a critiche. A fianco di Wisdom, senza se e senza ma”.