Perfetto Gabriele, du
Perfetto Gabriele, du sprichst mir aus... dem Kopf!
Uno spettro si aggira per le televisioni, nelle radio e sui social italiani: lo spettro dell'opinionista. Dico subito che questo mio articolo è parte in causa, o perlomeno potrebbe essere citato come caso esemplare di “conflitto di disinteresse”: una cosiddetta “column” o “glossa” contiene un'opinione. L'unico elemento a mia (parziale) discolpa è che io, questa opinione, non la sto esprimendo su un mezzo di grande diffusione e comunque lo faccio in un angolo molto appartato. Inoltre, le mie considerazioni sono da intendere soprattutto come un avvertimento: non mi ritengo senza peccato e mi piacerebbe che tutti facessimo a meno di lanciare delle pietre (anche se sarebbe molto facile rovesciare l'assunto con una agudeza da consumato opinionista: chi è senza opinione scagli il primo fatto).
Chi è senza opinione scagli il primo fatto
Prima di tutto occorre partire da una definizione. Chi è un opinionista, in particolare quella specie sovrana di opinionista che occupa programmi televisivi cuciti sulla sua figura? Su Wikipedia se ne trova una descrizione sintetica e in linea di massima accettabile: “Si definisce opinionista televisivo chi disserta su fatti relativi a costume, società, politica, sport tramite media televisivo. Tale termine è stato tuttavia esteso a tutti coloro che esprimono le proprie opinioni come ospiti fissi in trasmissioni televisive, senza riguardo alla professione esercitata, o alle competenze sulle materie e gli argomenti oggetto di opinioni”. I tratti che occorre evidenziare sono qui due: l'opinionista televisivo è in genere un “ospite fisso” e “può parlare anche di cose delle quali non si occupa in modo strettamente professionale” (per questo il suo profilo assomiglia a quello del “giornalista”, o più spesso del “direttore di giornale”, perché giornalisti e direttori di giornale riescono in effetti a parlare sempre un po' di tutto pur non sapendo molto degli argomenti di cui si occupano). A questa definizione manca però qualcosa, che troviamo fortunatamente sull'articolo Wikipedia scritto in francese. Oltralpe, infatti, “opinionista” diventa esplicitamente “Polémiste”. Mi interessa in particolare il passaggio: “Ils jouissent d'une grande popularité grâce à leurs arguments relativistes s'inscrivant dans une ère de post-vérité: parfois, leurs opinions démentent les faits” [Sono molto popolari a causa dei loro argomenti relativistici in un'epoca di post-verità: a volte le loro opinioni contraddicono i fatti].
Le opinioni, se rendono inservibile il ricorso all'evidenza dei fatti, non dovrebbero risultare troppo rilevanti
Notate bene: in un'epoca caratterizzata dall'emergenza della post-verità, ci sono dei personaggi (resi celebri dalla loro ricorrente presenza in televisione) chiamati a discettare su tutto (anche di cose delle quali non hanno stretta competenza) per esprimere considerazioni polemiche a prescindere dall'accertabilità dei fatti dei quali parlano (accertabilità dei fatti che quindi passa del tutto in secondo piano rispetto all'opinione che tali personaggi affermano, non di rado, con patetica e rumorosa sicurezza). E ora la domanda: un fenomeno di questo tipo desta preoccupazione o, quanto meno, merita davvero la nostra attenzione? In realtà la merita, perché se la spettacolarizzazione polemica delle opinioni finisce con l'oscurare completamente il potersi riferire a dei “fatti” accertabili, se la ricognizione su quanto accade realmente diventa del tutto marginale rispetto all'interpretazione che, alla fine, riesce ad assestarsi e a occupare tutto lo spazio persino contro l'evidenza espressa da quei fatti (ma una conseguenza estrema dell'opinionismo è proprio questa: il concetto di evidenza diventa completamente inservibile, quasi un rottame di vecchie epistemologie sbeffeggiate dagli opinionisti in trance polemica), ecco che ci troviamo prigionieri di uno scenario basato solo sulla forza retorica, cioè su aspetti (l'eloquenza, la brillantezza, la persuasività estratta da pregiudizi diffusi, alle volte persino solo la simpatia dell'opinionista in questione) che, in un'argomentazione, non dovrebbero risultare troppo rilevanti.
Morale provvisoria: magari le opinioni non uccidono come le bombe, ma se tutto diventa opinabile (anche la morte o i morti che vediamo per strada) la nostra insensibilità rispetto a quanto sta avvenendo nel mondo ci renderà definitivamente incapaci di reagire e di cercare le forme più utili a prevenire sciagure davanti alle quali le nostre opinioni (non di rado fraintese come libertà di dire la prima cosa che abbiamo in testa) dovrebbero, almeno qualche volta, essere messe a tacere.
Perfetto Gabriele, du sprichst mir aus... dem Kopf!
Da ich den Begriff "opinionista" nicht gut kenne und nicht sicher bin, ob damit Kolumnisten und Profi-Kommentatoren gemeint sind, wird mir auch nicht klar, ob es um die Profis in den Medien (TV) geht oder ob sich diese Kolumne auch auf die Kommentarschreiber hier auf salto.bz bezieht.
Sulla figura dell'opinionista consiglio l'ascolto di questo podcast, ironico e franco, curato dalla rivista Il Mulino: https://www.rivistailmulino.it/podcast/claudio-giunta-la-chiamata