Gesellschaft | Informatica e sanità

Siete malati? A chi volete che interessi?

Come colmare i ritardi del sistema informatico dell'azienda sanitaria altoatesina? Una risposta che non può prescindere da un'altra domanda: quella del titolo.

La mancata integrazione dei vari sistemi informatici presenti nel sistema sanitario provinciale è una questione annosa. I medici si lamentano da tempo delle complicazioni dovute a questa mancanza che fa perdere molte ore al telefono per ottenere un'informazione che altrove si ottiene in pochi minuti tramite computer.

Il problema è che nella sanità della Provincia non esiste un sistema unico centralizzato e quindi i dati non comunicano tra di loro e, di conseguenza, ottenere a Bolzano il dato di un paziente di Merano, o viceversa, può diventare complicato. Altrove, come nel vicino Trentino, esiste già la cartella unica informatizzata e quindi i medici possono avere accesso a dati ambulatoriali che possono risultare decisivi per una corretta diagnosi. L'ingegner Christian Steurer, direttore della ripartizione aziendale informatica dell'Azienda Sanitaria, ammette i ritardi "ma solo nei confronti di alcune Regioni" e, soprattutto, cerca di spiegare la complessità della questione: "innanzitutto il sistema è molto complesso con tre sistemi diversificati, sette ospedali e oltre trecento applicazioni, alcune molto specialistiche. Ricordo anche che gli ospedali sono già connessi tra loro, radiologia, per esempio, è già intercomunicante in tutta l'azienda ed i medici che ne hanno diritto possono già ottenere referti radiologici attraverso la rete interna".

I medici lamentano, però, il fatto che per anni si siano accumulati ritardi che, secondo Steurer sono innanzitutto figli di un vecchio sistema "per cui ogni ospedale si è scelto il proprio sistema informatico senza preoccuparsi della comunicazione con gli altri". Sistemi, quindi, anche molto moderni ma piuttosto isolati.

In questo contesto, però, ci sono anche segnali positivi: "Solo in questi giorni il ministero della salute ha completato le linee guida sul fascicolo elettronico unico ed ora possiamo lavorare su direttive certe. Va compreso che il sistema è molto complesso, non possiamo spegnerlo e accenderne un altro, sono sistemi vivi che continuano a ricevere informazioni e dati".

In pratica, mentre si lavora al nuovo sistema il vecchio prosegue a pieno ritmo, va, quindi, uniformato un flusso e questo è ovviamente un primo problema, ma ce ne sono altri, non ultimo, il bilinguismo.

"Per fortuna - precisa Steurer - i nuovi software sono ormai predisposti per il multilanguage, occorre solo tradurre i termini, con relativi costi. Ma sono ancora attivi anche vecchi sistemi che non hanno un'architettura predisposta e che continuano a complicare il lavoro. Poi ci sono i problemi rispetto alla mancanza di personale e di risorse falcidiate dalla “spending review” Detto tutto questo, però, entro inizio 2015 saranno uniformati e messi online non solo i referti di radiologia ma anche quelli di laboratorio. Dati che saranno a disposizione del cittadino che potrà accedervi grazie alla carta di servizio. Inoltre, siamo partiti con l'elaborazione del fascicolo elettronico unico che dovrà andare a regime entro la fine del 2015".

Il ministero dice che "dovrà" ma non è detto che ci si riesca perché occorre mettere a norma le regole d'accesso. E proprio qui si arriva alla domanda del titolo. Perché una volta che tutti i dati sanitari e quindi "sensibili" del paziente saranno riuniti in un fascicolo digitale, chi potrà averne accesso?

"Ovviamente la tendenza è quella di dare accesso al documento al singolo cittadino - puntualizza Steurer – lo si farà creando precise regole d'accesso per i medici che lo vogliono consultare. In caso di emergenza, ovviamente, i dati saranno accessibili al medico, ma le linee guida a livello nazionale servono innanzitutto a garantire il paziente rispetto alla privacy".

Già, perché nei paesi del Nord Europa, dove sono più avanti riguardo al fascicolo sanitario unico, il processo ha subito una clamorosa frenata perché si è diffusa la paura che i dati sanitari possano essere consultati anche da assicurazioni e datori di lavoro.

A tutte le questioni elencate sopra va quindi aggiunta, la principale, proprio legata alla privacy del singolo paziente. Un problema non piccolo e non di facile soluzione, anche se la domanda appare semplice: “chi volete che si interessi ai vostri problemi di salute?”