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Negozi sfitti, quartieri sconfitti

Aumentano le superfici commerciali sfitte nel capoluogo, secondo una rilevazione aggiornata dell’hds/Unione commercio turismo. +48% a Gries-San Quirino. Soluzioni? Poche.
mappa negozi sfitti bolzano
Foto: Hds-Unione

Rilanciare i centri cittadini e dei paesi, renderli vivibili e vissuti per innalzare la qualità della vita in Sudtirolo, contribuendo a circuiti economici locali e “riempiendo” gli spazi vuoti. Questo partendo da un’analisi dello stato dei locali sfitti nel capoluogo, primo passo di una nuova “avventura” dell’Unione Commercio e turismo (hds): il Centro di competenza per lo sviluppo urbano collocato presso il NOI Techpark di Bolzano, nato per seguire gli ambiti della sostenibilità, della digitalizzazione e, appunto, dello sviluppo urbano. I dati aggiornati sulla situazione dei negozi sfitti sono stati presentati ieri (9 marzo) nel corso di una conferenza stampa con il direttore del NOI Ulrich Stofner, il presidente dell’Unione Philipp Moser e il responsabile del nuovo Centro di competenza Martin Stampfer.

 

 

I dati aggiornati sui negozi sfitti

 

Un’analisi (anzi, geoanalisi) che dimostra un andamento apparentemente inarrestabile: le cifre del marzo 2023, raffrontate a quelle raccolte dalla stessa Unione commercio nel marzo 2021, mostrano un aumento del numero di locali commerciali sfitti: +11,6% (pari a un +4% di superficie netta rispetto a due anni fa). Sono presenti in totale 211 locali produttivi sfitti (ovvero non occupati al momento della rilevazione) posizionati al piano terra utilizzabili per attività commerciali, gastronomiche e dei servizi (nel 2021 erano 189). “Il dato cittadino è in linea con il trend europeo” chiarisce Martin Stampfer. Non sono perciò numeri preoccupanti, sebbene da anni il trend sia “inarrestabile a livello internazionale”. In Italia l’aumento è pari al 24% nello stesso periodo, con punte del 40% in alcune regioni.

 

Nella città capoluogo, però, il dato non è uniforme: a Gries-San Quirino l’aumento (da 31 a 46 locali sfitti) è quasi del 50%. “È l’hotspot dove la trasformazione è più forte, in Corso Libertà il trend è estremamente negativo”, spiega Stampfer. A causare questo forte cambiamento sono diverse variabili: dalla assenza di successione familiare, alle scelte di lavoro diverse dei figli, dal commercio online ai centri commerciali. Si innesca una spirale: spazi vuoti richiamano altri spazi vuoti, svalutando gradualmente l’intera via o quartiere, spiega Stampfer. La maggioranza dei locali sfitti in città si trova nel quartiere Europa-Novacella-Casanova (93), seguito dal Centro storico (58).

In Corso Libertà il trend è estremamente negativo

Come si possono riaprire i negozi sfitti? “Non sempre gli spazi sono facilmente riutilizzabili, dipende dalle loro condizioni. Nel caso più insidioso, il Sockelleerstand, parliamo di locali inutilizzabili per il commercio al dettaglio”, sottolinea Stampfer. In quest’ottica, vi sono grosse differenze tra i quartieri cittadini anche nella velocità di rioccupazione degli spazi sfitti: “È più rapida in centro storico (se non immediata, grazie alle catene e al franchising) soprattutto sotto i Portici e in via Museo, mentre è molto più dilatata nel tempo nei quartieri periferici”. Stampfer non nasconde infine la sua preoccupazione per quanto accadrà in futuro: “L’apertura del centro commerciale Waltherpark, la collocazione del nuovo Museo Archeologico, l’Areale ferroviario contribuiranno a un ulteriore forte cambiamento nella fisionomia commerciale cittadina” perché “quando aprono nuove strutture, creano un nuovo flusso della clientela”.

 

 

Come fare, dunque? Soluzioni facili non ce ne sono, sostiene il responsabile del Centro di competenza. Si possono sperimentare nuovi modelli di commercio al dettaglio, come i pop-up o concept store, molto diffusi nel mondo tedesco “ma va cambiata la legge per consentire l’uso promiscuo di superfici attualmente inutilizzate”. Per questo, secondo il presidente dell’hds Philipp Moser “non è tanto un compito dei proprietari, ma della politica, quello di creare il giusto ‘mix’ di servizi e attività nei quartieri”. A fronte di chi chiede di convertire i locali sfitti in appartamenti, “bisogna sostenere i negozianti, creando le giuste Rahmenbedingungen, e pianificare meglio la mobilità per migliorare la raggiungibilità”.

 

 

Due anni di stasi

 

La rilevazione dei locali sfitti nel capoluogo aveva già fornito nel 2021, come detto, dati eloquenti: 13.531 metri quadrati, pari a 189 locali produttivi sfitti al piano terra – la maggioranza dei quali era dislocata nei quartieri Europa-Novacella-Casanova (91) e in centro storico (56). Un'indagine non solo quantitativa ma qualitativa, precisava due anni fa l'hds/Unione: “Siamo andati a verificare sia lo stato d'uso dei locali sfitti al momento, sia i precedenti utilizzi. Quasi l'80% era destinato al commercio al dettaglio. E solo il 2% ha bisogno di un intervento invasivo prima di essere riutilizzato, nel breve/medio periodo”.

 

 

L'assessora comunale al commercio Johanna Ramoser (SVP) all'epoca ringraziò l'hds per lo studio (consegnatole nelle sue mani) promettendo di dare ascolto al campanello d'allarme dei commercianti: “Grazie del lavoro molto ben fondato, strutturato e documentato, è importante sia stato consegnato al Comune e che l'Unione prenda posizione. I locali sfitti sono un segno molto negativo, noi ora faremo la nostra parte, in primis col vicesindaco e assessore all'urbanistica Walcher che è competente in materia”.

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Profil für Benutzer Massimo Mollica
Massimo Mollica Fr., 10.03.2023 - 08:22

E' da più di una decina di anni che affermo che vi è un depauperamento in città. (anche la popolazione diminuisce) E se si pensa che la colpa sia del Twenty o di Benko (che ancora non c'è) significa vivere in un mondo parallelo. E' la società che cambia! E' la globalizzazione che detta le regole e non esistono barriere di alcuna sorta.
Comunque qui a Bolzano Bozen il problema è rimarcato dal fatto che gli affitti sono troppo alti. Nel medesimo problema di chi deve vivere. Chi ha immobili fa speculazione e chi investe il capitale rischia troppo. Finchè non si tasseranno realmente coloro che fermano il capitale, e vivono di rendita, non ci sarà sbocco di uscita.

Fr., 10.03.2023 - 08:22 Permalink