Scorci di un confine
C’è una citazione di Joseph Roth che al giornalista e scrittore Piero Agostini piaceva così tanto da averla, diceva lui, quasi consumata a forza di utilizzarla: “Alla frontiera non si vedevano né orsi né lupi. Dalla frontiera si vedevano soltanto i tramonti del mondo”.
A parte il riferimento al popolo dei grandi predatori, profetico se vogliamo rispetto alle nostre odierne cronache, resta quell’immagine di un confine come elemento di suggestione e di arricchimento piuttosto che di separazione e conflitto.
È quello, forse, il confine cui si riferisce lo storico Carlo Romeo nel suo ultimo viaggio editoriale, recentemente pubblicato proprio con il titolo Scorci di un confine, con il sottotitolo L’Alto Adige in un secolo di letteratura italiana, per i tipi dell’editore Alphabeta di Merano.
Non si aspetti il lettore di trovare nelle trecento pagine del libro esempi di critica letteraria
È un viaggio che riprende quello di Romeo. Era partito, poco prima del cambio di secolo, con il volume del 1998 Un limbo di frontiera. Ora si ricomincia da quelle pagine e da notazioni nuove. Non si aspetti il lettore, ha messo in guardia l’autore presentando il volume l’altra sera al Trevilab di via Cappuccini assieme a Gabriele Di Luca, di trovare nelle trecento pagine del libro esempi di critica letteraria. Quelli sono affidati al giudizio personale di chi vorrà leggere, o rileggere se del caso, tutti gli scritti di cui si parla al termine di una ricerca che vuole lumeggiare quanto e come si sia parlato di questa terra, da parti di autori di madrelingua italiana, dal primo dopoguerra in poi.
È una ricerca storica e non poteva essere altrimenti visto la professione di chi l’ha condotta a termine. Ci sono, nella veste di scrittore, personaggi che hanno altrimenti segnato anche alle vicende politiche di questa regione e c’è spazio per un’analisi delle istituzioni culturali che hanno segnato il progressivo approccio del mondo italiano ad una realtà nuova e diversa. Alcune schede graficamente ben separate dal resto del racconto introducono il lettore ad una conoscenza fondamentale della storia di questo territorio, senza la quale anche l’accostarsi al lavoro di chi ne ha scritto diventerebbe più difficile.
È una ricerca storica e non poteva essere altrimenti
È un percorso fatto di momenti diversi nei quali la produzione letteraria italiana è sembrata procedere a singhiozzo. Si parla di opere dedicate al racconto del territorio e delle sue particolarità naturali ed umane e si arriva, ai tempi nostri, ad una produzione che non resta confinata più alla pura sfera locale. Basti pensare a romanzi come Eva dorme che hanno riscosso un successo amplissimo o all’ancor più recente filone dei mistery ambientati tra queste montagne che sembrano aver colpito l’interesse degli appassionati non meno di quelli accasati su qualche isola lontana o in una vecchia casa nobiliare della campagna inglese.
In mezzo a questi estremi c’è uno scaffale pieno di libri più o meno conosciuti, di pagine più o meno ingiallite che la capacità investigativa di Carlo Romeo ha il merito di aver rimesso in un ordine non solo cronologico e di riproporre oggi alla curiosità di chi, frugando nei cataloghi delle biblioteche pubbliche o magari sui ripiani meno frequentati di quella propria, avesse voglia di leggere o di rileggere.
Sul motivo del successo
Sul motivo del successo amplissimo di libri come "Eva dorme" e di alcuni autori ci sarebbe effettivamente da discutere: le visioni stereotipate purtroppo si sprecano, soprattutto da parte di chi, come la Melandri, non ha vissuto qui gli anni che descrive. Come collega del prof. Romeo, docente di Italiano da molti anni, leggerò l'antologia.