Politik | Furcela de Saslonch

Sassolungo già svenduto?

Nuova cabinovia sulla Forcella, presso la stazione a monte la Provincia ha già ceduto 1303 m² di terreno demaniale alla società dell’impianto. Un altro caso Santner?
bidonvia forcella sassolungo
Foto: flickr

Sembra un film già visto. Il progetto di rifacimento dell’impianto di risalita (attualmente una bidonvia) che dal Passo Sella sale alla Forcella del Sassolungo non è un filmine a ciel sereno. Nonostante solo lunedì scorso (15 maggio) il progetto sia stato ufficialmente presentato dalla società Piz Sella Spa all’Ufficio per la pianificazione del paesaggio di Bolzano, era da tempo che si lavorava alla sua definizione. Già a novembre anticipammo su Salto.bz le intenzioni di Igor Marzola, proprietario del rifugio Emilio Comici e patron della Piz de Sella Spa che gestisce l’impianto, ma i progetti di potenziamento risalgono già agli anni Ottanta. “Non c’è il progetto, non c’è ancora nulla di concreto” minimizzava sei mesi fa a Salto.bz lo stesso Marzola, “è solo un intervento migliorativo”. Anche la Giunta provinciale, rispondendo alle domande di attualità dei Verdi, si limitava a parlare di un tracciato “leggermente modificato” della funivia e a confermare che la capacità dei rifugi in quota fosse già esaurita - e quindi, implicitamente, smentendo la nascita di mega-impianti sulla Furcela de Saslonch.

 

 

Millesettecento m² ceduti al rifugio Toni Demetz

 

Eppure, a monte sulla Forcella, qualcosa si muoveva già da anni. Nel biennio 2014/2015 sono avvenute alcune cessioni di terreno demaniale (ovvero dalla Provincia Autonoma di Bolzano) a favore sia della società Piz De Sella Spa, proprietaria della stazione a monte della telecabina, sia del Rifugio “Toni Demetz”, proprio a fianco della stazione a monte. Le carte del Catasto parlano chiaro: dalla particella catastale che comprende la porzione di Sassolungo del Comune di Selva sono stati ceduti rispettivamente 1303 metri quadri alla società Piz De' Sella Spa e 1698 metri quadri al Toni Demetz. Un’operazione che ricorda parecchio quella che ha visto protagonista il Rifugio Passo Santner, con l’acquisto nel 2019 di 900 metri quadri di particella fondiaria demaniale intorno al rifugio (per un prezzo complessivo di soli 27.470 euro) trasformati poi in “terreno edificabile”.

 

Particelle Forcella del Sassolungo

Particelle fondiarie alla Forcella del Sassolungo: nel 2014 è stato presentato un frazionamento che ha creato le pf 973/4 e 973/5, la prima è di Julia Demetz (figlia di Enrico Demetz e attuale proprietaria del Rifugio Toni Demetz) mentre la seconda è in mano alla società Piz De' Sella S.p.A.

 

Nel caso del rifugio “Toni Demetz”, nel 2021 è stata presentata un'ulteriore richiesta d'acquisto, di 642 m², che per ora (forse a seguito delle polemiche per il Rifugio Passo Santner) è rimasta congelata. La richiesta, in questo caso, sarebbe per una ragione specifica. A spiegarlo a Salto.bz fu lo stesso ex gestore e storico proprietario Enrico Demetz, che da qualche anno ha passato il testimone alla figlia Julia. “La risposta è semplice: d’estate soffriamo di mancanza d’acqua e la situazione peggiora di anno in anno: il Sassolungo si rinsecca, nevica sempre meno. Abbiamo parlato con la Provincia, a livello demaniale, per realizzare un serbatoio di raccolta dell’acqua in una conca naturale. Un’opera che si adatterebbe molto bene al paesaggio”. L’approvvigionamento dell’acqua è andato in crisi anche “per il cospicuo aumento degli ospiti: più gente c’è, più si consuma acqua. Se non c’è acqua dobbiamo chiudere”. Certo, proseguiva Demetz, come rifugio “avremmo bisogno pure di altri interventi, ma costano molto, gli aiuti provinciali sono limitati e lo spazio è poco. Se si farà qualcosa, in futuro, saranno soltanto piccoli aggiustamenti, non finalizzati all’aumento del numero di letti”. E la funivia? “Noi siamo per la sostenibilità”.

 

 

Stazione a monte quattro volte più grande

 

Il progetto depositato in Provincia, invece, parla un’altra lingua: la cabinovia dovrebbe essere composta da 9 piloni di 18-22 m di altezza (attualmente sono di 7-8 m) di cui un pilone a forma V in cemento armato alla stazione a monte. La capacità sarebbe portata a 480 persone all’ora, ovvero circa 3mila persone al giorno (ora sono 230 persone /h) mentre la cubatura complessiva della nuova stazione a monte sarebbe di quasi 4 volte più grande arrivando a 2.654 metri cubi (attualmente sono 768). Non proprio un’opera “sostenibile”: secondo l’iniziativa Nosc Cunfin si tratterebbe infatti di “un intervento massiccio che provocherebbe una ferita indelebile”.