Rai: politica e giornalisti devono avere il coraggio di guardare avanti
La vicenda dell’emendamento Zeller alla Spending Review di Renzi che prevede un ridimensionamento delle sedi periferiche della Rai ha scatenato nei giorni scorsi un finimondo.
Siamo alle solite: da una parte si grida alla “prepotenza Svp, alla conquista di ciò che non è ancora stato ottenuto”, dall’altra si accusa la redazione italiana di ‘reiterato vittimismo’.
Sullo scontro aleggiano gli idealisti. Che forse nel 2014 hanno però qualche ragione in più, nel considerare fuori dal tempo le divisioni etniche, questa volta anche e soprattutto nel servizio pubblico radiotelevisivo locale.
Il problema è complesso e al contempo, giornalistico e politico.
Il segretario del sindacato regionale dei giornalisti Stefan Wallisch, di origine austriaca e perfettamente bilingue, cerca di stemperare i toni legittimando le preoccupazioni ma nel contempo invitando al dialogo.
“La conditio sine qua non è l’indipendenza dell’informazione che deve essere garantita in ogni caso a prescindere dal fatto che il padrone (si fa per dire) stia a Bolzano o a Roma” ribadisce, affermando però che “ci deve essere un margine di dialogo perché la riflessione comune sul futuro della sede Rai di Bolzano è necessaria”.
Wallisch dà credito alla redazione italiana (“se il c.d.r ha ritenuto di vigilare con molta attenzione aveva senz’altro le sue ragioni”) ma mette in guardia: “non possiamo permetterci due treni che vanno a velocità diverse”, esprimendo un moderato ottimismo sugli sviluppi.
“Chi mette fretta sbaglia", aggiunge: "non è troppo tardi per discutere anche, certo ognuno fa il suo mestiere. È giusto dare spazio anche alle posizioni critiche, la cautela è d’obbligo ma i margini ci sono per lavorare insieme ad una soluzione nel prossimo futuro”.
Per quanto riguarda la politica colpisce in questi giorni il silenzio assordante del Pd in merito al futuro della redazione italiana della Rai di Bolzano.
In questo caso a prendere la parola è Uwe Staffler, membro della segreteria del Pd in questi giorni al centro dell’attenzione sui social network in seguito ad un suo post molto ‘forte’ pubblicato in seguito alla forte affermazione di Renzi alle Europee (“È arrivata l'ora della rottamazione in salsa altoatesina”).
Staffler invita a trattare la questione con grande delicatezza, “perché esiste il grave rischio che diventi la prossima grana ‘etnica’”. Il pensiero di Staffler è radicale: "l’unica soluzione al passo con i tempi non può che essere l’ottica di una futura redazione comune della Rai che vada oltre alla divisione linguistica".
Staffler ricorda che già oggi vi sono “molti esempi di professionisti di alto livello che vengono dalla nostra terra o vivono nella nostra terra che possono lavorare tranquillamente nelle due lingue”, ma che il cambiamento va accompagnato "con un dialogo serrato che coinvolga i giornalisti della redazione italiana per farli sentire anche loro protagonisti del processo in atto".
La forte posizione di Staffler al momento però non trova molti riscontri all’interno del suo partito. Se infatti la Svp attraverso Zeller è stata finora protagonista, nel bene e nel male, degli eventi degli ultimi giorni, incomprensibilmente il Pd partner di giunta in alto Adige paradossalmente non si è espresso.
La cosa appare davvero assurda, visto che è stato proprio il suo leader maximo nazionale a mettere in moto l’ambaradan che ha messo in discussione i delicati equilibri nel palazzo bolzanino di piazza Mazzini.
Rai Bolzano
Credo sinceramente che un appiattimento radicale delle due testate e mezza non possa essere una soluzione che tuteli sufficientemente i tre gruppi linguistici, le loro peculiarità culturali e le sensibilità redazionali.
Credo che una maggiore collaborazione sia assolutamente da mantenere, ma non si possa pensare oggi di imporre un azzeramento delle autonomie redazionali e giornalistiche.