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Settimane di overtourism

Spazi vitali: nelle Dolomiti queste sono settimane di sovraffollamento turistico. La popolazione locale, se può, si ritira nelle poche "off-zones" ancora inermi.
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Foto: © Seehauserfoto

In Alto Adige-Südtirol ci piace atteggiarci da primi della classe. Siamo molto bravi a nascondere ciò che non corrisponde all’immagine di noi che vogliamo dare al mondo. Questo ci porta ad avere poca consapevolezza per le problematiche reali: occhio non vede, dente non duole.

Prendiamo il turismo. Comunichiamo prati verdi, vette solitarie, acque sgorganti, boschi silenziosi e cieli azzurri. Una natura intatta, esclusiva. Un’ospitalità genuina, lenta e spensierata, attaccata alle tradizioni. Le immagini del turbo-turismo quotidiano che viviamo soprattutto in queste settimane di agosto nelle Dolomiti, subiscono censura. C’è chi nega, c’è chi dice “succede solo una volta all’anno”. La parola “overtourism” è come una bestemmia: non si dice. E chi ha il coraggio di dire che anche in Alto Adige-Südtirol ci sono luoghi che sempre di nuovo soffrono di sovraffollamento turistico, è accusato di profanare l’immagine quasi sacra dell’ospitalità sudtirolese.

Eppure ne abbiamo di episodi di overtourism, di sovraffollameno da turisti! Nelle Dolomiti proprio quelle di agosto sono le settimane in cui prima di uscire di casa ci pensi due volte. In Val Gardena da giorni ormai il traffico è in un totale black-out. Macchine ovunque. L’arteria principale intasata dalla mattina alla sera. Nelle zone pedonali un affollamento simile a Oxford Street a Londra. Sui passi un pandemonio di motori a scoppio, chi più ne ha più ne metta. Gli autobus stracolmi. Su sentieri e vette la folla come a Gardaland. La popolazione locale, se può, si ritira nelle poche “off-zones” ancora inermi dall’assalto, qualche rione, qualche sentiero da insider che (ancora) nessuno ha scoperto. E guai a dirlo a voce troppo alta!

In queste settimane non si va in montagna, non si va a bere il caffè in paese. Un conoscente mi ha detto: “se vuoi trovare la calma sui sentieri, esci di sera quando la folla ormai si è dileguata.” È questa la soluzione? L’altro mi racconta dello scontro che ha avuto con un turista che alloggiando a Velturno si trovava a Ortisei per una gita e carico di frustrazione per l’attesa al parcheggio lo ha aggredito: “Lei è del posto? Ma come fate? Non si può così, dovete creare più parcheggi!” “E per chi? Per gli ospiti degli altri comuni?”.

Le Dolomiti sono la mecca del turismo sudtirolese e ad attutire l’assalto non aiutano certo né il marchio Dolomites UNESCO né la commercializzazione del Sudtirolo come unica destinazione turistica all’interno della quale, per forza di cose, ci si sposta da un’attrazione all’altra. Alloggio a Merano ma una gita al lago di Braies la faccio. Alloggio a San Candido ma una gita al museo di Ötzi la faccio. Alloggio a Bressanone ma una gita nelle Dolomiti la faccio. Alloggio a Terlano ma un giro sui passi dolomitici lo faccio.

In queste settimane di delirio c’è tensione nell’aria. Turisti e popolazione locale con i nervi a fior di pelle per le code ovunque, per il caldo inusuale, per i prezzi salienti, per una strana sensazione di invasione del proprio spazio vitale e un’evidente diminuzione – anche se solo temporanea – della qualità di vita. Il sovraffollamento turistico è un fenomeno da non sottovalutare: a lungo andare nuoce non solo al rapporto popolazione locale/turismo e all’ambiente che ne è invaso, ma anche alla stessa economia turistica.

È vero, sono settimane eccezionali, non è sempre così, ma è anche vero che è così sempre di nuovo e sempre più spesso. Guardare e raccontare le immagini e gli episodi di overtourism è fondamentale per capire e lavorare insieme a una soluzione. E allora smettiamola di fare come lo struzzo: muniamoci di coraggio e di autocritica lavorando insieme alle vie d’uscita da questo impasse sociale, ambientale ed economico. Abbiamo bisogno di un ridimensionamento dell’offerta, di creare zone di protezione, “Ruhezonen”, e di riscorprire il valore dell’UNDERTOURISM quale caratteristica di un’ospitalità di vera qualità.