Politik | Elezioni/Wahlen 23

“Per il clima mettiamo al centro le persone”

Matthias Cologna, candidato e consigliere del Team K, sullo spazio pubblico (e gli universitari) a Bolzano, l'essere biculturali, le differenze con i Verdi - e il rito del voto.
Matthias Cologna
Foto: Team K
  • SALTO: Consigliere Cologna, lei si candidò già alle elezioni provinciali del 2018. Allora fu una Unterstützungskandidatur: questa volta punta più in alto?

    Matthias Cologna: Nel 2018, più che Unterstützung, era Kennenlernkandidatur. Era la prima volta del Team K, trovavo molto interessante quanto creato da Paul Kollensperger e per questo l'ho sostenuto. Però era anche un’occasione per vedere e capire, diciamo, “da dentro” come funziona una candidatura e una campagna elettorale. Questa volta la candidatura è molto più seria, sì.

    Due anni dopo è entrato in Consiglio Comunale a Bolzano. Come consigliere di minoranza, si è distinto proprio per l’opposizione di centro-sinistra a una Giunta di centrosinistra.

    Progressista, direi. Siamo il gruppo, lo dico sempre, più progressista nel Consiglio Comunale di Bolzano. Abbiamo portato avanti tante battaglie —dalla mobilità al sociale ai giovani alla musica — che, ci ripensavo in questi giorni, riconducono sempre alla questione di come viene gestito lo spazio pubblico a Bolzano e chi ha il diritto di occuparlo. È stato sin dall'inizio, per me, il filo rosso durante il mandato. Alla mancanza di spazi per i giovani, che ne hanno bisogno, abbiamo risposto proponendo l’Areale ferroviario, la Sill, il riutilizzo del parcheggio di fronte al cimitero di Maso della Pieve. Anche in altre questioni, come i plateatici di bar e ristoranti oppure la ciclabilità — ovvero la coesistenza tra bici, pedoni, ciclisti e macchine sulla strada — il nostro lavoro è tutto volto a capire come utilizziamo al meglio lo spazio pubblico di una città chiusa fra le montagne, con una grandissima superficie agricola. Una città dove non si riesce a dare casa né ai bolzanini stessi né alle persone che arrivano per lavorarci. Anche in quel caso è un problema di gestione dello spazio pubblico: a chi dai la priorità e a chi indirizzi la visione della città? Più ai turisti e ai contadini, oppure verso una città in cui si vive bene, verde, dove si riesce a trovare un appartamento?

    Il filo rosso del mio mandato è la gestione dello spazio pubblico a Bolzano. Chi ha la priorità di occuparlo? Soprattutto i turisti e i contadini?

    Ha senso un assessorato provinciale per Bolzano?

    Sono contrario all'assessorato a Bolzano, perché quello del capoluogo è un tema presente in tantissimi settori della politica. Lo è nella scuola, quando proponiamo la scuola plurilingue come terzo strumento, proprio perché a Bolzano la scuola tedesca è oggettivamente in sofferenza. Lo vediamo nella mobilità, perché servono altre priorità a livello provinciale, dove ogni paese ha la circonvallazione. O nel fare un passo avanti verso il tram dell’Oltradige, che abbiamo sempre sostenuto. Si tratta di andare a risolvere i problemi alla radice, non solo a Bolzano ma in tutto il circondario. “La città metropolitana” è un concetto un po' esagerato, ma il principio è corretto: la città di Bolzano ha un raggio d'utenza enorme ed è ovvio che quando si prendono misure, dal traffico alla sanità, bisogna farlo insieme ai comuni confinanti e in un'ottica provinciale. Non possiamo solo rinchiuderci a Bolzano e piangere su ciò che non abbiamo. Occorre innanzitutto parlare con gli altri, farsi portavoce di una linea politica unica — e questo forse un po' ci manca: se non hai una comunità forte tra i quartieri, tra italiani e tedeschi, sei più debole in provincia. La SVP guarda ai suoi, gli italiani a loro stessi. Bolzano deve perciò avere più una visione di città e di sé stessa, di città in mezzo all’Alto Adige. E comunicarlo meglio alla Provincia. Se iniziamo a presentare le stesse richieste insieme a Laives o Terlano, c’è tutta un'altra forza politica.

    Ma il Team K non è un partito soprattutto “provinciale”?

    Il Team K credo possa fare la differenza, perché certamente prende voti “nelle valli”, ma ha tantissimi esponenti di Bolzano, tra cui il fondatore, che non è scontato. Paul ha portato la visione di Bolzano in Consiglio provinciale. La questione è proprio questa: non fare l'ennesimo errore compiuto con i partiti di raccolta italiana e tedeschi, ma riuscire a far capire anche “fuori” quali sono le esigenze di Bolzano. Perché anche le persone fuori città, quando devono arrivare nel capoluogo, non riescono a entrarci per il traffico. Bolzano non è dunque solo un tema dei bolzanini, è un tema altoatesino.

  • Thomas Brancaglion e Matthias Cologna (da sx): consiglieri comunali del Team K a Bolzano. Foto: Team K
  • In Sudtirolo abbiamo ancora partiti tendenzialmente mono-etnici, tolta qualche iniezione di candidati di un altro gruppo, nel Team K sicuramente più considerevole che in altri. Nel suo caso è anche difficile “incasellarla” nel gruppo tedesco o italiano. Come vive quest’aspetto?

    Il Team K è nato proprio con spirito interetnico. È una questione di apertura e di comprensione verso l'altro gruppo linguistico: abbiamo candidati che vengono dalle valli però s’impegnano a ospitare i candidati italiani, o diciamo “più italiani”. L’apertura sulla nostra lista dunque c’è. Per quanto mi riguarda personalmente, da bilingue — anzi, mi piace dire bi-culturale perché sono cresciuto con due culture e non solo due lingue — devo dire che le cose stanno lentamente cambiando nella direzione di trovare una nuova identità sudtirolese-altoatesina congiunta, oltre i gruppi originali storici. C’è però ancora, e mi dispiace moltissimo, una preclusione tra chi nel gruppo linguistico italiano ci vede come “tedeschi” a causa della proporzionale dove dobbiamo scegliere qualcosa — e io e Thomas Brancaglion siamo dichiarati del gruppo linguistico tedesco. I nostri atti politici in Consiglio comunale sono tutti in italiano, giriamo nei quartieri. È un pericolo per la comunità italiana la gara a chi è più italiano di tutti. In politica occorre invece guardare a chi può rappresentarti meglio, indipendentemente dalla sua origine. Serve, io credo, andare oltre gli steccati etnici in cui si guarda solo all’appartenenza linguistica dichiarata, molto riduttiva rispetto alle impostazioni politiche di una persona e la sua apertura su determinati temi.

    A proposito di rappresentanza: lei si è battuto molto per categorie di persone che non votano, ad esempio gli studenti universitari a Bolzano, senza voce in capitolo nelle politiche provinciali. 

    Non l'ho mai fatto intenzionalmente, devo dire. Ho solo visto l’enorme problema di un’esigenza non pervenuta alla politica. Con gli studenti visti come un corpo estraneo, Bolzano e l’Alto Adige perdono un'occasione molto importante. Sono tante le persone che deliberatamente scelgono la nostra Provincia e decidono di lavorare qui, cui però non diamo spazio, non diamo voce. Le vediamo quasi con fastidio, o al massimo con “pagami l'affitto al terzo appartamento che metto in affitto”. Anche in Consiglio comunale non c'è una cultura di cosa significhi essere una città universitaria. È tutto molto riduttivo rispetto a una seria politica universitaria e dei giovani nella nostra Provincia. Eppure per esempio la discussione sull'Areale è partita con un progetto di studenti di design; ci stanno aprendo gli occhi su molte questioni locali. Ricordiamoci che molti dei nostri giovani non tornano. E se trattiamo male anche chi arriva, non siamo proprio a prova di futuro come territorio.

    Dobbiamo salvare la permanenza della specie umana su questo pianeta. Per questo mettiamo la persona al centro, “salvare la terra” è uno slogan vuoto. 

    Altro tema a lei caro è quello climatico, con la proposta (ora accolta) di un'assemblea dei cittadini a Bolzano. Ma perché chi ha a cuore le questioni ambientali dovrebbe votare il Team K anziché i Verdi?

    Ai Verdi va riconosciuto un primato storico, con Alexander Langer, di aver portato all’attenzione questa tematica. Adesso il compito di ogni politico e politica è portare le migliori soluzioni per contrastare il cambiamento climatico. Noi come Team K riteniamo molto pericolosi per la tenuta sociale della popolazione gli effetti (e i costi) che porterà il cambiamento climatico. L’ottica è dire: facciamo tutto il possibile per ridurre le emissioni e adattarci al cambiamento climatico, considerando molto anche l'aspetto sociale sulle persone e lavorando sull'accettanza delle misure. Un aspetto che forse i Verdi hanno trascurato, essendo partiti più dalla teoria e dal lato “ideologico”. Perché invece non è una questione ideologica, di verdi, gialli, blu o di sinistra, ma proprio pratica: sta cambiando il nostro clima, ma anche l'agricoltura, il turismo, il nostro vivere come sudtirolesi. Ci sono ripercussioni economiche, sanitarie, sociali, psicologiche. Se fra dieci anni non avremo più neve sotto i mille metri, non si potrà più sciare, al di là delle esagerazioni del business turistico. Anche le pandemie o l’immigrazione nascono per larga dai cambiamenti climatici. Dobbiamo salvare la possibilità della nostra permanenza come specie umana su questo pianeta. Per questo mettiamo la persona al centro, “salvare la terra” è secondo me uno slogan vuoto. Impegnarsi per il clima ha una valenza non solo astratta, teorica, ideologica, ma pratica e pragmatica per la persona, per avere meno incertezze sul futuro. Ed è un tema trasversale a tutti i settori della politica.

    Sia Angelo Gennaccaro che Sabine Giunta si dicono molto preoccupat* dall’astensionismo. Lo è anche lei?

    È veramente importante che la gente partecipi, altrimenti decidono gli altri. Ai banchetti, stando in giro, le persone si lamentano giustamente degli errori della politica. Però se non siamo in grado, almeno ogni 5 anni, di prendere una decisione, di riconoscersi in questa società e dare il proprio piccolo apporto, sulla direzione da prendere, allora da un punto di vista sociologico è molto preoccupante. Capisco la frustrazione, ma è una responsabilizzazione individuale: il voto è un rito che ogni cinque anni, come facenti parte di una società, dovremmo sentire proprio. Se prescindiamo da questo rito, decidono in pochissimi. 

    Lei è dentro un movimento politico che, analogamente ai “primi” Cinque Stelle, ha raccolto molta di questa frustrazione verso i partiti “tradizionali”…

    È assolutamente comprensibile, la frustrazione. Il mio slogan per le comunali era mettere al centro la comunità: dobbiamo essere forti come comunità, bolzanina e sudtirolese. Se non ci si riconosce più nella nostra società, c’è il pericolo di derive pericolose. Spero perciò le persone vadano a votare.

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Luca Bassi Mo., 09.10.2023 - 14:59

ottima intervista ed ottime idee .... mi permetto solo di non essere d'accordo sull'argomento dell'Assessorato per Bolzano. Lo trovo personalmente giusto perchè nemmeno troppo velatamente, la Provincia in non poche occasioni, usa il Comune di Bolzano, debole di Sindaci troppo "al guinzaglio" e troppo "inadeguati", come "grimaldello" nei confronti dei Comuni limitrofi e soprattutto quelli della Bassa, partendo da Laives fino ad Egna/Ora. Per questo motivo trovo che una figura possa fare da Supervisore e da "muro" politicamente parlando.

Mo., 09.10.2023 - 14:59 Permalink