Nell’ambito della visita informale di papa Francesco alla Conferenza episcopale italiana, il vicario di Cristo ha esortato i presenti a non ammettere uomini omosessuali al seminario, cioè l’istituzione della Chiesa cattolica dedicata alla formazione dei candidati al sacerdozio, con la dotta argomentazione che “c’è già troppa frociaggine”.
Al netto del fatto che la discriminazione degli omosessuali è parte integrante della dottrina ufficiale della Chiesa (il Catechismo della Chiesa cattolica del 1997 definisce l’omosessualità come “disordine morale contrario alla sapienza creatrice di Dio” e gli atti omosessuali come “intrinsecamente disordinati” e che “in nessun caso possono essere approvati”), il vocabolario di Bergoglio, oltre a mostrarne il vero volto, lo proietta a pieno titolo nell’élite dei trogloditi più bifolchi del pianeta.
Ci si domanda come sia possibile che milioni di cittadini refrattari a qualsiasi forma di discriminazione si ostinino a rendersi complici di un’istituzione dai principi così ripugnati. Infatti, per uscire dalla Chiesa basta una lettera raccomandata alla parrocchia a cui si inoltra richiesta formale di cancellazione dal registro dei battezzati. Di fronte a un residuato medievale che discrimina i gay, condanna come assassine le donne che abortiscono, definisce immorale l’uso dei contraccettivi e criminalizza l’eutanasia, è un atto morale di pura civiltà.