Politik | Il commento

Gli studenti meritano tutti la Serie A

Galateo parla di sezioni "giuste" e "sbagliate". La verità è che nella scuola italiana le "bilingui" hanno creato un'offerta formativa a due velocità. Per evitare disparità e "l'invasione" italiana nelle scuole tedesche serve un quarto modello.
  • Ogni estate, appena trascorsa la metà di luglio, la sequenza si ripete, identica, tipo nel Giorno della Marmotta: l’ Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione – il temutissmo INVALSI – pubblica gli esiti delle rilevazioni nazionali; da circa un decennio emerge che gli studenti della scuola italiana dell’Alto Adige hanno buoni risultati in inglese ma pessimi in italiano e matematica (quest’anno i peggiori a livello nazionale) nel primo ciclo di istruzione e mediocri nel secondo; l’Intendenza e l’assessore competente divulgano un comunicato stampa per celebrare il successo in English e nascondono il più possibile sotto il tappeto il disastro nelle due materie chiave della formazione scolastica; dal mattino successivo l’argomento finisce nel dimenticatoio per 364 giorni. 

    La scena è sempre la stessa, anche se con il passare delle legislature sono cambiati gli attori principali e i loro colori politici. Nelle scorse settimane il copione lo ha rispettato anche il “debuttante” assessore alla scuola Marco Galateo (FdI), In una successiva analisi dei dati l’esponente meloniano ha invece sottolinea il miglioramento in italiano e matematica alle superiori e il fatto che nelle scuole primarie italiane il 25% dei bimbi – e cioè circa il doppio della media nazionale - ha background migratorio (specularmente, nella scuola tedesca sono in media la metà rispetto al dato nazionale). In un’intervista a SALTO ha aggiunto inoltre che i risultati sono dovuti anche a una robusta componente di malasorte.  “Nelle nostre scuole – ha detto Galateo - ci sono anche  tanti ragazzi con bisogni educativi speciali e poi ovviamente se l’orario scolastico è quello, e io insegno tedesco anche facendo matematica, e nella campionatura fatta da INVALSI viene scelta casualmente la classe sbagliata della scuola sbagliata, ecco che si avranno risultati che non considerano invece le sezioni che vanno bene”. La spiegazione dell’assessore cela un “non detto” che per certi versi è anche indicibile. E cioè che l’introduzione delle sezioni bilingui ha prodotto di fatto una scuola italiana a due velocità e non ha minimamente ridotto le iscrizioni di bimbi italiani nella scuola tedesca, facendo perdere così il sonno all’assessora comunale Johanna Ramoser (Svp) a causa delle vibranti proteste dei genitori di lingua tedesca. Provo a spiegarmi. 

    Gli insegnanti con formazione CLIL non c’erano allora e non ci sono neppure oggi.

    Da una ventina di anni, per rispondere alla fame di bilinguismo delle famiglie italiane che vivono nei grandi centri urbani, sono state avviate sezioni cosiddette “bilingui” con 10-12 ore alla settimana fra lezioni di tedesco e materie come matematica e geografia insegnate in lingua tedesca. Sezioni partite come sperimentali e destinate inizialmente a bimbi provenienti dal Kindergarten e quindi in grado di capire già buona parte di quanto veniva loro detto nelle lezioni “veicolari”. Bambini, questi, di famiglie non per forza di censo “alto” dal punto di vista economico, ma quanto meno istruite e molto attente al percorso di formazione dei figli. Anche per questo fin da subito queste si sono caratterizzate come “sezioni bilingui top”, con alunni bravi non solo in tedesco ma in tutte le materie. Non lo può dire ufficialmente, ma con ogni probabilità Galateo aveva in mente queste quando parlava di “sezioni giuste” per alzare la media dei risultati INVALSI. E’ quella la Serie A della scuola altoatesina. 

    Fin dal primo anno il passaparola e l’inarrestabile entusiasmo mediatico creatosi intorno all’importante novità didattica ha mandato in fibrillazione centinaia di genitori che in quegli anni avevano i figli in età pre-scolare, tanto che scuole e Soprintendenza sono state sommerse dalle richieste. La domanda è letteralmente esplosa, e, nel giro di pochi anni l’offerta pure. Ma i problemi emersi fin da subito sono rimasti ad oggi irrisolti. Gli insegnanti con formazione CLIL non c’erano allora e non ci sono neppure oggi. Per coprire la falla ci si è inventati l'insegnamento in compresenza della stessa materia in italiano e tedesco, una modalità che raddoppia i costi di un'ora tenuta da un insegnante CLIL e non sempre, didatticamente parlando, porta i risultati sperati. Con il senno di oggi, poi, l’errore più grande, è forse  l’aver deciso, su pressione dei genitori, di creare nuove sezioni bilingui “medium” aperte anche ai bimbi non provenienti dal Kindergarten. In termini pratici ciò significa che centinaia di alunni a partire dai sei anni si sono trovati ad assistere a 4-6 ore alla settimana di insegnamento della matematica e della geografia in tedesco sapendo poche parole nell’altra lingua. Il tutto avviene in classi con un numero nettamente più alto di bimbi stranieri e di bimbi con “diagnosi” rispetto alle classi di Serie A e con diverse materie insegnate in compresenza. Per dare la possibilità a più genitori di poter dire a loro stessi “io il mio l’ho fatto”, la crescente voracità di seconda lingua un tanto al chilo ha infine indotto l’intendenza a creare anche sezioni “light”, comunemente dette potenziate (con 9 ore di tedesco). Tanto che da anni nella scuola primaria sono ormai rare le sezioni “normali” e a “tempo pieno”. Quelle “sbagliate”, per tornare al discorso di prima. 

    Dalle prime sperimentazioni sono trascorsi 20 anni ma gli insegnanti di tedesco o in grado di insegnare altre materie in tedesco sono rimasti, come detto, pochissimi, e quindi le scuole sono tutt’ora costrette ad assumere dalle graduatorie d’istituto giovani di madrelingua tedesca spesso non laureati. Di qui la riflessione sempre di Galateo sul fatto “se sia corretto dare questa importanza all’avere insegnanti di madrelingua tedesca o se sia possibile avere ottimi insegnanti anche non di madrelingua”.

  • Marco Galateo: fa il pompiere e minimizza i risultati delle prove Invalsi. Foto: SALTO

    Questo sforzo titanico per l’apprendimento del tedesco nelle scuole altoatesine ha portato a creare masse di studenti realmente bilingui? La risposta, come in Alto Adige sanno tutti, è no. Anzi. Tolti i ragazzi delle sezioni “bilingui top” che superano le prove delle certificazioni linguistiche, per il resto -secondo l’ultimo studio disponibile  che, incredibilmente, risale al 2015 – c’è stato un arretramento anche degli alunni/delle alunne delle quarte classi delle scuole superiori sia per quanto riguarda le competenze di lettura che per quelle di scrittura. Sembra un controsenso, ma è proprio così (lo confermano pure i dati sugli esami per il patentino di bilinguismo).

    In un articolo pubblicato sulla rivista Il Cristallo il pedagogo di Unibz Siegfried Baur ha scritto: “L’obiettivo di raggiungere all’esame di Stato in lingua seconda tedesco o italiano e in inglese il livello di competenza B2 del “Quadro di riferimento europeo delle lingue”, pare ancora essere molto lontano e di difficile realizzazione almeno per le scuole con lingua d’insegnamento tedesca e italiana”. E ancora: “In considerazione di quanto ricostruito finora, sembra comprensibile che un certo numero di genitori italiani, probabilmente di classi sociali medio alte, tagli corto e iscriva i propri figli nella scuola primaria tedesca”. Insomma, un disastro. 

    Se poi la scuola bilingue avrà un successo smisurato vorrà dire che una parte della società altoatesina ha il desiderio di cogliere davvero le opportunità di crescita che possono germogliare in un territorio pluringue

    Quindi, in sintesi, l’impegno delle istituzioni per l’apprendimento linguistico ha prodotto: miglioramenti in tedesco solo per una ristretta élite e forte peggioramento in italiano e matematica. Ma, soprattutto, in realtà, ha creato un sistema scolastico ad almeno due velocità. Perché nelle sezioni “bilingui top” finiscono i migliori insegnanti in possesso di tutti i requisiti, gli allievi provenienti da famiglie di “fascia alta”, pochi studenti stranieri e con BES rispetto alle altre classi.  Tutte le altre sezioni si contraddistinguono invece per una minore continuità didattica, insegnanti spesso reclutati dalle graduatorie di istituto o “a chiamata” anche privi di formazione didattica specifica e una maggiore presenza di bimbi e ragazzi bisognosi di aiuto. E’ così che si vuole strutturata la scuola italiana dell’Alto Adige? Pare proprio di sì. 

    Il tentativo andava fatto, ma qualcosa finora è andato storto e nessuno ha avuto le palle per ammetterlo pubblicamente. Se nulla dovrà cambiare anche in futuro, l’augurio è che almeno Galateo, per primo, abbia il coraggio di parlare chiaro ai genitori. Per risolvere il problema dell’ “invasione” italiana nelle scuole tedesche e non creare un sistema a due velocità all’interno della scuola, forse, come ormai chiedono in molti, sarebbe il caso di dare vita a una scuola veramente bilingue sul modello ladino (ma senza l’insegnamento del ladino) come offerta alternativa ai tre sistemi scolastici separati. Una scuola, cioè, con insegnanti di madrelingua distaccati dalle Sovrintendenze italiana e tedesca, naturalmente frequentata dai figli delle coppie mistilingui che oggi scelgono nel 99% dei casi la scuola tedesca, e da bimbi di tutti i gruppi linguistici abituati dai genitori, fin dalla tenera età, a crescere in più lingue. In questo, modo, forse si potrebbero avere quattro offerte scolastiche (italiana, tedesca, ladina, bilingue) tutte di Serie A. I ragazzi che crescono in questa terra complicata lo meritano. Se poi la scuola bilingue avrà un successo smisurato vorrà dire che una parte della società altoatesina senza distinzione etnica ha il desiderio di cogliere davvero le opportunità di crescita che possono germogliare in un territorio pluringue e la politica dovrà dare delle risposte in questo senso. Altrimenti, tutto, di fatto, resterebbe così come è ora, salvo quell'anomalia data dalle famiglie italiane ansiose per il futuro dei loro figli che invadono la scuola tedesca o che le provano tutte per far  imparare la lingua di Goethe ai ragazzi. Con una scuola veramente bilingue, queste famiglie, probabilmente troverebbero pace.   

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Evelin Grenier Fr., 26.07.2024 - 10:59

Una scuola, cioè, con insegnanti di madrelingua distaccati dalle Sovrintendenze italiana e tedesca, naturalmente frequentata dai figli delle coppie mistilingui che oggi scelgono nel 99% dei casi la scuola tedesca, e da bimbi di tutti i gruppi linguistici abituati dai genitori, fin dalla tenera età, a crescere in più lingue.

^ I bambini che fin dalla tenera età crescono bilingue : non sono loro ad avere il problema. Essendo già bilingui non fanno nessuna fatica nella scuola tedesca a parlare il tedesco. Pertanto non sono loro gli invasori.

Coloro invece che chiedono una scuola bilingue sono proprio genitori che pretendono di iscrivere il figlio alla scuola tedesca nonostante questo non parli il tedesco. In più gli stessi genitori pretendono di poter comunicare all'interno di questa scuola sempre in italiano.
Il motivo per cui si vuole una scuola bilingue è questo.
A quel punto io non capisco il motivo per cui questa nuova scuola bilingue debba avere insegnanti di tedesco madrelingua se tanto la lingua di comunicazione con i genitori deve restare l'italiano.
Basterebbero degli insegnanti non madrelingua con un ottimo livello di tedesco.

Fr., 26.07.2024 - 10:59 Permalink
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△rtim post Sa., 27.07.2024 - 10:57

Dass es zu Verzerrung der Testergebnisse in Italienisch zugunsten des restlichen Staatsgebiet gibt, ist offensichtlich. Der kulturelle Mehrwert in diesem Grenzraum, wie Deutsch, wird gänzlich ignoriert und erst gar nicht getestet.
Interessant wäre zu erfahren, welcher Qualitätskontrolle INAVASI selbst in Hinblick auf Zielsetzung, Methode und Interpretation überhaupt unterliegt.

Sa., 27.07.2024 - 10:57 Permalink
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Liliana Turri Sa., 27.07.2024 - 11:09

Rispondo al commento della signora che mi ha preceduta.
Ho insegnato più di vent'anni nella scuola tedesca e posso dire che - se non ci si confronta solo con la scuola di Bolzano - le difficoltà di comunicazione con i genitori ci sono da sempre, anche a causa di una popolazione abituata ad esprimersi in dialetto (ben venga la conservazione e l'uso del dialetto e della sua cultura, ma ogni cosa nel giusto luogo e tempo) con inoltre una insufficiente conoscenza dell'italiano e chiaramente del tedesco standard. Ma la buona volontà consente di trovare soluzioni; rivolgendosi ad esempio a un collega o risolvendo in altri modi esistenti. I bambini bilingue non sempre hanno un bilinguismo aproblematico e a volte è la madre italiana che si presenta a udienze!
Sono laureata in lingue, tedesco lingua principale, con un percorso scolastico trentino ai tempi in cui nella provincia confinante la seconda lingua era solo il tedesco. Ho seguito le figlie negli anni di frequenza della scuola tedesca. Penso di poter dire che se la scuola bilingue non si vuole non è principalmente dovuto alle difficoltà da Lei esposte, ma ad un ferreo persistente rifiuto di una minoranza politica a cui deve obbedire il partito maggioritario per conservare il suo potere.
Chi si interessa poi dell'insegnamento delle lingue trova facile spiegazione del perché un insegnante di madrelingua sia la miglior soluzione nella trasmissione di una disciplina nell'altra lingua. La scuola paritetica ladina ne è un chia-ro esempio.
Liliana Turri

Sa., 27.07.2024 - 11:09 Permalink
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Evelin Grenier Sa., 27.07.2024 - 21:23

Signora Turri,
Ritengo che la scuola bilingue interessi più che altro ad una parte del gruppo italofono, dove includo anche gli stranieri con prima lingua italiano. Visto che si vuole crearla per soddisfare un bisogno del gruppo italofono trovo scorretto coinvolgere e stravolgere la scuola tedesca in questo, che assolve perfettamente il compito per cui è stata istituita.

Per sua informazione, ho frequentato una scuola trilingue fino ai 15 anni, dove nessuno degli insegnanti era madrelingua della seconda e terza lingua e nonostante questo ero perfettamente fluente nelle 3 lingue, e lo sono ancora a distanza di molti anni pur non usandole molto frequentemente. La competenza e la passione di un docente non sono per forza correlate alla lingua dei suoi genitori.

Sa., 27.07.2024 - 21:23 Permalink