“Così diventano misure di repressione”
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Lo scorso mercoledì (17 luglio) alcuni attivisti bolzanini si sono presentati davanti al carcere di Bolzano per solidarizzare con la protesta dei detenuti per le condizioni della struttura penitenziaria di via Dante. A seguito però della denuncia per “manifestazione non autorizzata”, a uno dei presenti — bolzanino residente in un comune limitrofo — è stato consegnato dalla Questura un foglio di via di due anni da Bolzano. Un altro provvedimento che colpisce i movimenti politici bolzanini, dopo il caso di una militante brissinese di 20 anni “rea” di aver preso parte al presidio di protesta contro gli anti-abortisti davanti all’ospedale San Maurizio e per questo allontanata per tre anni da Bolzano con un altro “foglio di via”.
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“Con tali misure vi è una forte compromissione dei diritti fondamentali: libertà di circolazione, di assemblea, il diritto alla libertà” sottolinea l’avvocato roveretano Nicola Canestrini, noto per le sue battaglie in difesa dei diritti (anche politici).
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SALTO: Avvocato Canestrini, con l’arrivo del nuovo questore Paolo Sartori a Bolzano sono aumentate notevolmente le misure preventive, tra fogli di via e avvisi orali. Cosa ci dicono questi dati?
Nicola Canestrini: Sono statistiche molto preoccupanti. O l’anno scorso le forze di polizia e l’autorità amministrativa stavano completamente dormendo, oppure quest’anno è esplosa questa tendenza alla repressione rappresentata dalle misure di prevenzione. Misure che competono in questo caso alle autorità di polizia, ovvero disposte dall’autorità amministrativa — ci sono invece anche misure di prevenzione sotto il controllo giudiziario. Che siano decuplicate le misure di prevenzione di matrice amministrativa significa che qualcosa non va, è una spia importante di come si sta trasformando la nostra società. Non sto dicendo che siamo nello stato di polizia, per fortuna, ma alla fine di questo tunnel c'è esattamente quello.
O l’anno scorso le forze di polizia stavano dormendo, oppure quest’anno è esplosa questa tendenza alla repressione, rappresentata dalle misure di prevenzione.
Da quando esistono tali misure preventive nel nostro ordinamento?
Sono sempre esistite nell'ordinamento italiano: decollate con il fascismo (gli oppositori politici mandati al confino) e rimaste purtroppo anche dopo, con la nostra Carta Costituzionale. Sono sostanzialmente delle misure preventive basate sul sospetto: prevedere il futuro e sulla base di questo giudizio prognostico stabilire la probabilità, la possibilità che un soggetto sia pericoloso e quindi evitare che commetta dei reati. Un po' come in “Minority Report” con Tom Cruise, dove i Precog dicevano quello che succedeva. Ma nella realtà è assai più preoccupante: sono misure che incidono moltissimo sulla libertà delle persone, la libertà di movimento, circolazione, proprietà, in generale sulla libertà.
Ma nonostante ciò, a tutt’oggi, sono costituzionali…
In realtà la Corte Costituzionale s’è occupata moltissime volte di tali misure di polizia. Ma già nell’Assemblea costituente, i padri costituenti volevano introdurre un emendamento per sottoporre le misure di prevenzione — utilizzate pesantemente sotto il fascismo — a un controllo dell’autorità giudiziaria. L'emendamento però non passò: perché il potere ha bisogno di strumenti liberi dai “lacci e lacciuoli” del controllo giudiziario. Dopodiché l’occhio più critico non fu tanto del legislatore italiano, quanto della Consulta. Segno che qualcosa non va, ma senza dire una parola chiara. Mentre la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo è intervenuta per censurare duramente la disciplina italiana: l'ultima con la sentenza De Tommaso contro l'Italia, in cui ha condannato l'Italia per violazione della libertà di circolazione imposta al signore De Tommaso, sottoposto a sorveglianza speciale.
Il potere ha bisogno di strumenti liberi dai “lacci e lacciuoli” del controllo giudiziario, che qui non è a monte, bensì a valle.
Siamo gli unici in Europa ad avere tale disciplina?
Purtroppo non si può dire che siamo un’eccezione. Su 34 paesi che hanno risposto alla richiesta del Consiglio d’Europa, solo 5 conoscono misure di prevenzione. Nel 2017 eravamo in compagnia, con una legislazione simile alla nostra, della Russia — che allora faceva ancora parte del Consiglio d’Europa. A essa s’aggiungono Austria, Francia e Svizzera (solo per la violenza negli stadi) e il Regno Unito per misure anti-terrorismo.
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Come valuta l’amplissimo uso di “avvisi orali”?
L'avviso orale è un ammonimento a comportarsi bene: anche qui mi chiedo cosa voglia dire “comportarsi correttamente”, “rispettare le leggi”, formule molto ampie che colpevolmente il nostro legislatore ha mantenuto nel nostro ordinamento e sulla quale la nostra Corte costituzione è intervenuta con molta prudenza. Nell'epoca del terrorismo, la paura era di sbagliare un provvedimento e poi vederselo rinfacciare: ma a quel punto chi paga sono i diritti di tutti. L'avviso orale è da prendere con molta serietà, perché è la porta d’ingresso, l’anticamera alla sorveglianza speciale.
Perché si parla di “misura di prevenzione prevista dal Codice delle leggi antimafia”?
La legge del 1956 è stata trasfusa nel cosiddetto “Codice antimafia” del 2011. Questo la dice lunga: sono misure che vengono “vendute” sotto la solita emergenza, in questo caso legata alla mafia, e sotto la scusa dell'emergenza si fanno poi passare limitazioni dei diritti per tutti, che vada dallo stalking al Daspo, eccetera. Il rischio è che le misure di prevenzione diventino misure di repressione politica.
Il rischio è che le misure di prevenzione diventino misure di repressione politica, che sia arbitrio mascherato da discrezionalità.
Sembra esserci una grande discrezionalità nell'utilizzare tali strumenti in determinate situazioni. Come detto, a Bolzano è esploso l'uso dei “fogli di via”, anche verso chi partecipa a cosiddette “manifestazioni non autorizzate”, sottoposte a sempre maggiori restrizioni. Alzando di molto l'asticella di quanto viene tollerato.
Premesso che sono manifestazioni “non preavvisate”, ciò accade perché è una misura molto utile per il potere amministrativo, ovvero per l'autorità di polizia. A quel punto: chi è pericoloso e chi non lo è? È un giudizio prognostico, basato non su prove bensì su indizi e presunzioni. Una tendenza che, ripeto, c'è nel nostro ordinamento di questi anni.
Anche nell’ambito della cosiddetta “immigrazione clandestina”.
Certo. In quel caso prima si era cercato di intervenire con lo strumento penale — che ha la presunzione d’innocenza e l'onere della prova a carico dell’accusa, nonché una serie di garanzie per l'indagato e imputato che sono troppo difficili da mantenere per l'autorità di polizia. Le prevenzioni sono esattamente all’opposto: c'è una presunzione di illegittimità ed è l'interessata o l'interessato che deve contestarla con delle prove. La presunzione è che l'autorità di polizia abbia ragione, non vi sono garanzie, perché è un processo amministrativo e non penale.
Oltre a colpire le categorie più marginalizzate, dalle persone migranti ai senzatetto, questi provvedimenti stanno investendo soprattutto chi partecipa al movimento in solidarietà con la Palestina — in questi mesi più volte sceso in piazza a Bolzano — e solidale con i detenuti delle carceri. Anche alla luce dei fatti di Pisa, vede il rischio che si sfoci in azioni repressive verso determinate posizioni politiche?
Non è che c'è il rischio, è così. Il problema è che le misure di prevenzione diventano misure di repressione se vengono utilizzate come strumento per colpire gli oppositori politici. Se i dati che la Questura, come noi assumiamo, sono corretti, questa esplosione non ha altra spiegazione. Tertium non datur: o l'autorità di polizia prima dormiva in mezzo a un gregge di persone pericolose, che però venivano lasciate lì inermi e senza fare nulla, oppure di colpo qualcuno ha scoperto come questo strumento sia molto efficace per colpire le marginalità, che possono essere persone marginalizzate culturalmente, economicamente, ma anche politicamente.
Come si spiega questo improvviso “cambio di passo” della Questura bolzanina?
Fino adesso l'autorità di polizia e le autorità amministrative con un senso democratico utilizzavano il cosiddetto self-restraint, l’autocensura: erano consapevoli del rischio per una democrazia in cui sono presenti misure di prevenzione e quale sarebbe stata la strada a cui poteva portare l’abuso. Evidentemente questo self-restraint adesso è venuto meno, non sappiamo se per ordine dall'alto o per iniziativa propria. La situazione andrà monitorata a livello nazionale: se guardiamo a quanto accadde coi NO-TAV, già lì si capiva quale sarebbe stata la strada intrapresa. Non credo csi possa dire sia una tendenza solo provinciale, in realtà è una tendenza molto facile da affermare per il potere.
Forse qualcuno ha scoperto l’efficacia dello strumento per colpire le marginalità, che siano culturali, economiche, politiche. Evidentemente il self-restraint è venuto meno, per ordine dall'alto o per iniziativa propria.
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Per chi è oggetto di tali misure, dunque, ci sono possibilità che venga accolto un ricorso?
Innanzitutto c'è un problema di accesso alla giustizia, perché il TAR è una giurisdizione molto costosa. Si parla di marche da bollo da centinaia di euro. Dal punto di vista statistico, gli accoglimenti sono rarissimi da parte dell'autorità amministrativa. È la legge che dà all'autorità di polizia un'ampia discrezionalità, che si dice non può trasmodare in arbitrio e in realtà il rischio è che sia arbitrio mascherato da discrezionalità.
Oggi è per le manifestazioni non preavvisate di anarchici o dissidenti. Chi ci dice che un domani non possa toccare alla gioventù cattolica o agli Schützen?
Pensiamo alle persone che siano marginalizzate socialmente, che più frequentemente si trovano colpite da questo tipo di provvedimenti: hanno la disponibilità culturale e economica di rivolgersi ad un legale, il quale dev’essere un legale che tratta il diritto amministrativo? Ho fatto ricorsi al TAR e ne ho vinti pochissimi. Mentre gli avvocati amministrativisti si occupano di concessioni edilizie, di demanio… è difficile trovare chi lavori per la tutela dei diritti, perché normalmente l'autorità amministrativa tutela i diritti patrimoniali, non i diritti libertari.
Come se ne esce?
Devono funzionare gli anticorpi della società civile — e SALTO qui dà un ottimo esempio — in cui viene rilevata una tendenza potenzialmente pericolosa,fatto oggetto di dibattito pubblico. Il dibattito può frenare un eventuale abuso, è l'opinione pubblica che fa la differenza. Ma è proprio l'opinione pubblica che oggi pare non essere interessata, perché il monito è sempre quello: si comincia da eccezioni — in questo caso persone marginalizzate — ma poi magari si colpisce l'associazionismo di lingua tedesca? Se lo fanno oggi per le manifestazioni non preavvisate da parte di anarchici o dissidenti, chi ci dice che domani non possa toccare la gioventù cattolica o agli Schützen. Come accadde negli anni Novanta, quando mio padre ottenne una storica vittoria in Cassazione con una sentenza che ribaltò la condanna in primo grado e in appello per il presidio degli Schützen davanti al Monumento alla Vittoria di Bolzano.
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Credo che ci sia un refuso dove si parla di "presunzione di legittimità", il senso dovrebbe essere "presunzione di illegittimità".
Antwort auf Credo che ci sia un refuso… von Manfred Klotz
Corretto, grazie.
Corretto, grazie.
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Finalmente viene rappresentata la voce ed il pensiero di tanti che abbiamo segnalato la preoccupazione per questa deriva autoritaria.Spazio 77 e Bozen Solidale da tempo denunciano l'abuso di potere e la poco chiara figura del " Superquestore" che ricorda più personaggi di buie epoche passate. L'augurio è che i cittadini sveglino da questo letargo o assopimento e inizino a comprendere che messaggio e azioni di chi attualmente governa " parlando alla loro pancia" come si suol dire ,non sono destinati a migliorare la vita dei più vulnerabili e men che meno a garantire i diritti fondamentali inclusi nella Costituzione e ribadito più volte in sede di Comunità Europea.
Grazie per aver avuto il coraggio di avallare il parere di una minoranA attenta e preoccupata.
Cosa successe esattamente…
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«Sui fogli di via a cittadini a seguito di manifestazioni politiche non preavvisate, invece, Paolo Sartori definisce “sprovvedute e pretestuose” le osservazioni critiche di Canestrini»
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Antwort auf «Sui fogli di via a… von Luca Marcon
Non gliene scappa una al ns…
Non gliene scappa una al ns caro Questore-giornalista....
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... und schon trifft es die "Mitte der Gesellschaft": Die Quästur verbietet gestern (8.8.24) eine friedliche Raddemo gegen den ausufernden Verkehr am Grödner Joch (dem die Landespolitik in Sonntagsreden seit Jahren den Kampf ansagt) und droht mit Anzeige wegen "aufrührerischer Zusammenrottung" (!!) gegen die beiden jungen Veranstalter.
Wenn DAS jetzt Normalität wird, dann adieu Demokratie!