Gesellschaft | Potere e narrazione

La sottile linea rossa

ovvero, quella che separa il nazismo "imperdonabile" dal nazismo "perdonabile".
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Jürgen Wirt Anderlan e Viktoria Stadlmayer
Foto: Immagine elaborata con foto tratte da internet
  • Il 23 aprile 2024 è uscito su Salto un articolo intitolato «La stand-up comedy di Anderlan» e concernente l’intervento dell’ex comandante degli Schützen al «convegno internazionale di negazionisti del Covid-19 e del cambiamento climatico, organizzato sabato 13 aprile a Vienna dal partito liberale d’estrema destra FPÖ e intitolato “Sovranità e libertà per i popoli d’Europa” („Souveränität und Freiheit für die Völker Europas“).»

    Riguardo al fatto che le posizioni politiche di Jürgen Wirth Anderlan pendano ab origine verso destra con sempre più frequenti incursioni in quella estrema, non è certo una novità. Quello che invece ha costituito un cambio di paradigma nella valutazione del peso delle sue esternazioni è che dal 2023 il pulpito da cui il signore in questione scaglia i suoi, per così dire, anatemi sulla società postmoderna gode di una eco più vasta per via della carica di consigliere ottenuta in esito alle elezioni provinciali che hanno visto la lista che porta le iniziali del suo nome totalizzare un numero di voti pari a 16.597 di cui ben 14.043 costituiti da preferenze personali per quest'ultimo.

    I contenuti espressi nell’evento del 13 aprile citato, però, devono essere apparsi esagerati anche a chi conduce abitualmente incursioni demagogiche nella dialettica politica: sicché qualche settimana dopo – per la precisione, il 7 maggio – rappresentanti della SVP, del TeamK, dei Verdi, del PD e de La Civica hanno srotolato un nastro rosso davanti alla scalinata d’ingresso dello stabile che ospita il consiglio provinciale a guisa di limite simbolico da non superare.

    Della notizia ne ha dato nuovamente cronaca Salto, che nell’articolo intitolato «Anderlan wortlos» ha parlato di un’azione «gegen Rechtspopulismus bzw. gegen Jürgen Wirth Anderlan» (contro il populismo di destra e contro Jürgen Wirth Anderlan) citando allo stesso tempo le dichiarazioni della consigliera dei Verdi Brigitte Foppa, alla quale è stata attribuita la seguente presa di posizione:
    «Wie Brigitte Foppa, Sprecherin der Grünen Fraktion, den Medien gegenüber erklärte, habe Anderlan eine Grenze mit seinen Hassparolen und Aussagen, die an den Nationsalsozialismus erinnern, überschritten, die man nicht mehr dulden wolle.» (Come ha spiegato Brigitte Foppa, portavoce del gruppo parlamentare dei Verdi, ai media, Anderlan ha oltrepassato il limite con i suoi discorsi di odio e le sue dichiarazioni che ricordano il nazionalsocialismo, che non saranno più tollerati.).

    Sempre secondo l’estensore dell’articolo, Anderlan è rimasto per l’appunto «wortlos» (senza parole) – di qui il termine usato nel titolo – e non ha rilasciato dichiarazioni al riguardo. Eppure, se il novello consigliere provinciale si fosse spostato dieci metri più in là, alla sua destra, avrebbe potuto far notare a chi lo criticava così aspramente che nell’ultima installazione della mostra permanente sull’autonomia sudtirolese allestita in piazza Magnago si celebrava tra le madri di detta autonomia una convinta nazista della prima ora senza che nessuno dei suoi detrattori, per l'occasione posti dietro il nastro rosso, avesse mai avuto nulla da obiettare.

    Ciò avrebbe però presupposto che Anderlan fosse stato in grado di smascherare il cortocircuito logico costituito dal condannare «Hassparolen und Aussagen, die an den Nationsalsozialismus erinnern» e contemporaneamente glorificare istituzionalmente una Viktoria Stadlmayer che nel nazionalsocialismo si è riconosciuta sin da subito in qualità di «alte Kämpferin» (vecchia combattente): un’abilità che l’ex comandante degli Schützen, cognitivamente prigioniero dello stesso mito fondativo che arriva non solo a non condannare ma addirittura a onorare ex nazisti in nome dell’Autonomia della popolazione sudtirolese non è in grado di agire.

    In un’intervista rilasciata a chi scrive da Tommaso Speccher, il cui libro «La Germania sì che ha fatto i conti con il nazismo» affronta anche il tema dei «”vecchi combattenti” nazisti rientrati e reinseritisi professionalmente nelle industrie di stato, nella stampa e nella politica», l’autore parla espressamente di «oblio del passato»: ma qui il fenomeno è ancora più complesso, dove il nazismo cessa di essere un’entità monolitica e può essere diviso in due parti, una “imperdonabile” e una “perdonabile”.

    La parte ”imperdonabile” è quella di cui è accusato Jürgen Wirth Anderlan, colpevole secondo la consigliera dei verdi Brigitte Foppa di aver «eine Grenze mit seinen Hassparolen und Aussagen, die an den Nationsalsozialismus erinnern, überschritten».
    La parte “perdonabile” è quella riconosciuta a Viktoria Stadlmayer con la rubricazione del suo passato nazista ad una sorta di peccato veniale giovanile, da cui non solo viene assolta in cambio del suo impegno a favore dell’Autonomia sudtirolese ma che non costituisce impedimento alcuno alla sua glorificazione ad imperitura memoria e con buona pace delle vittime.

    Il concetto non è certo nuovo. Nel 2009 il vicesindaco di Bolzano Oswald Ellecosta della SVP arrivò a dichiarare pubblicamente che «Per i sudtirolesi di allora la Liberazione non è avvenuta il 25 aprile, ma l'8 settembre del 1943: tanto che quando sono arrivati i tedeschi, sono stati accolti con mazzi di fiori» ma di esempi analoghi sul nazismo “perdonabile” à la Südtirol se ne possono fare a bizzeffe. Tanto per cominciare, a partire da quella che prima Claus Gatterer e poi Leopold Steurer hanno definito la «Generazione Wehrmacht», ovvero i Magnago, i Benedikter e i Zelger dello Statuto di Autonomia ad oggi in vigore.

    Il problema, ed è un problema enorme, è che se si legittima l’esistenza di un nazismo “perdonabile” ad essere gravemente indeboliti sono i – così Speccher - «limiti dentro cui il discorso politico si definisce e si deve e può limitare». E che un nastro rosso srotolato più o meno a casaccio davanti ad una scalinata non è né sarà mai in grado di rafforzare.

    Nota
    Questo articolo nasce come approfondimento di un commento lasciato da chi scrive nell'articolo «Anderlan wortlos» citato sopra. Lo riporto qui di seguito:

    A venti metri di distanza dal nastro rosso posato per terra oggi si trovava e si trova l'ultimo "totem" dell'installazione della mostra permanente sui cinquant'anni dell'autonomia. E come tutti i "totem", la cui simbologia secondo Salomon Reinach rappresenta «une hypertrophie de l’instinct social» (ovvero che incarna la comunità quale autentico oggetto della venerazione), non poteva mancare di tanto di eroine.
    Par di capire che il rappresentante di JWA non conosca bene o non abbia capito a sufficienza certi risvolti della storia della sua, di comunità: in caso contrario, avrebbe potuto agevolmente difendersi - sia detto in senso ironico - dalle accuse lanciate contro di lui evidenziando quanta poca coerenza vi sia tra denunciare «...eine Grenze mit seinen Hassparolen und Aussagen, die an den Nationsalsozialismus erinnern, überschritten, die man nicht mehr dulden wolle» e al contempo celebrare in modo permanente tra le madri dell'autonomia nel totem di cui sopra una eroina convinta nazista della prima ora che certe cose a suo tempo non si è sicuramente limitata solo a dirle visto il servizio da lei prestato dal 1943 al 1945 nella Zona di operazione delle Prealpi di hitleriana memoria.

    (© Luca Marcon - tutti i diritti riservati. Gli altri articoli dell'autore sono reperibili qui)

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Christian I Mi., 28.08.2024 - 21:42

Nazismo perdonabile è anche quello che da qualche anno vediamo in Ucraina, con tanto di interviste RAI a eroi ucraini che portano simboli nazisti. Tutto è "perdonabile", dipende solo dal punto di vista...

Mi., 28.08.2024 - 21:42 Permalink
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Peter Gasser Do., 29.08.2024 - 09:18

@ Christian I, Mi., 28.08.2024 - 21:42 —>

Zitat: “Nazismo perdonabile è anche quello che da qualche anno vediamo in Ucraina...”:

mit “da qualche anno” meinen Sie, seit sich die Ukraine Putin nicht unterworfen hat?
Ja, da denken Sie absolut synchron mit Putin (“lupenreiner Demokrat”), der sieht das auch so, diese verdammten Nazis in Kiew, gehören alle in den Gulag.

Do., 29.08.2024 - 09:18 Permalink