“Pericolosa e sospetta” per un volantino
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“Per me è una situazione nuova, non ho mai vissuto una cosa del genere”. Con fare comprensibilmente preoccupato, la donna si presenta negli spazi di co-working al piano terra dell’edificio storico del NOI-Techpark, l’hub tecnologico all’ex Alumix di Bolzano Sud. Da circa due ore (ieri, giovedì 14 novembre) quegli stessi spazi avevano ospitato uno degli appuntamenti con la Giunta provinciale del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nel corso della sua lunga visita in Alto Adige. Ed è proprio l’arrivo del ministro ad aver spinto l’altoatesina, che lavora come “project assistant” all’interno del NOI, a una protesta silenziosa – ma con conseguenze del tutto inaspettate.
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Il documento
“Alle 18:30 di mercoledì, per una mezz’oretta, ho distribuito volantini negli spazi comuni del NOI, con un attacchinaggio in bagni e ascensori”, racconta. Il contenuto dei volantini è stato trasmesso agli organi di stampa giovedì mattina: “Un messaggio distribuito all’interno del NOI Techpark da un gruppo di privati cittadine e cittadini indignati dalla presenza del Ministro Piantedosi a Bolzano”, recita il comunicato.
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“Crediamo – si legge nel testo – che non sia tollerabile ospitare nella nostra città il Ministro degli Interni, che ‘gestisce’ l’immigrazione calpestando i più elementari diritti umani e minaccia i giudici che osano porre un freno al sistematico atteggiamento di disprezzo della vita umana delle persone migranti”. Ministro, sottolinea ancora il volantino, “pronto ad aprire nuovi CPR in ogni regione nonostante l’evidente fallimento del modello sia in Italia che più recentemente in Albania”, “responsabile inoltre del nuovo decreto sicurezza ddl 1660 che mina alla base la libertà di protesta e di espressione del dissenso, specialmente dei più fragili”, nonché “in quanto parte del governo italiano, corresponsabile dei crimini di guerra commessi dal governo israeliano e del genocidio in atto contro il popolo palestinese. Tutto questo con buona pace di tutti i membri della Giunta provinciale pronti a scendere a patti con il ministro durante l’odierno incontro. A Bolzano c’è chi dice no a tutto questo”, conclude il documento.
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La visita della Digos
Qualche volantino è rimasto, qualche altro è stato tolto. “La mattina di giovedì mi ripresento verso le 9:20, e ripeto l’attacchinaggio negli stessi luoghi”. Dopo una decina di minuti, racconta la assistente di progetto, “si sono presentati degli agenti in borghese, che solo dopo avrei scoperto essere della Digos, e mi hanno chiesto cosa stassi facendo e quali intenzioni avessi, se avessi intenzione di ‘disturbare’. Ho risposto che non avevo nessuna intenzione di fare cose disturbanti. Hanno chiesto se avrei partecipato al presidio di protesta del pomeriggio, ho detto di sì e domandato quale problema ci fosse. ‘Dipende da come ti comporti’, hanno risposto”. Gli agenti di polizia hanno preso e fotografato i documenti: la donna – che non ha alcun precedente – dice di essersi sentita “intimidita”, “ma la Digos non ha impedito di distribuire altri volantini, sostenendo che ‘non facevo nulla di illegale’. Altre due persone hanno però avuto timore a distribuire con me i volantini, essendo lavorativamente in condizioni più precarie”.
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Nel pomeriggio, con l’arrivo del ministro Piantedosi, la zona viene interessata da un enorme dispiegamento di forze dell’ordine, con imponenti misure di sicurezza. La donna si presenta al presidio di protesta contro il ddl sicurezza e Pro-Palestina. Al suo ritorno in ufficio, però, le viene impedito di rientrare al NOI - ovvero sul suo stesso posto di lavoro – dagli agenti della Squadra mobile. “Mi fermano all’ingresso del Noi-Techpark e mi dicono che non posso entrare. Vengo portata in Questura, su ordine del questore, per foto-segnalarmi e prendere le impronte digitali in quanto considerata persona sospetta e potenzialmente pericolosa”. “Chiamo il mio avvocato, non sapendo bene come muovermi, essendo per la prima volta in una situazione simile. Non ho nulla in mano. So solo che entro 90 giorni mi arriverà una sanzione amministrativa per distribuzione non autorizzata di volantini”. Il questore Paolo Sartori ha confermato a SALTO che la donna è stata denunciata.
“Sono stata fermata dalla Squadra mobile e portata in Questura per foto segnaletica e impronte digitali in quanto “potenzialmente pericolosa e sospetta”. E riceverò una sanzione amministrativa per la distribuzione dei volantini”.
Si legge nel volto della “sospettata” lo stupore – e la preoccupazione – di essere schedata da un giorno all’altro, e da persona incensurata, come “persona sospetta e potenzialmente pericolosa” solo per un messaggio di protesta distribuito negli spazi comuni del suo posto di lavoro, una delle istituzioni scientifiche più importanti del nostro territorio. Anche questo può accadere, oggi, nel Sudtirolo (che fu) “autonomo”. -
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Furchtbare Geschichte, wie in autoritären Staaten.
Es ist halt "nur" eine einseitige Erzählung, eine "diktierte Reportage".
Stutzig macht mich die Passage, daß die Dame "incensurata" war, nie mit dem Gedetz in Konflikt war, aber gleich "ihren Anwalt angerufen" hat.
Also ich habe mit bald 50 Jahren keinen Anwalt, und ich wüsste auch erst mal nicht, wen anrufen.
Der Vorwurf geht hier nicht an die Dame, sondern an die einseitige Darstellung des Journalisten.
Antwort auf Furchtbare Geschichte, wie… von H. Predazzer
Gentile sig. Pedrazzer,…
Gentile sig. Predazzer, giusto per precisare e al di là di ogni dietrologia: la donna protagonista di questa vicenda ha chiesto (secondo il racconto che ci ha fornito) se poteva parlare con "un avvocato", cosa che avrebbe fatto chiunque si trovasse nella sua situazione - e credo chiunque abbia almeno un conoscente che possa indicargli unə avvocatə, in caso di necessità. La Darstellung della Questura è che la persona abbia invece violato la legge, quindi il lettore può trarre liberamente le sue conclusioni.