Con Giulia Blasi, scrittrice, formatrice, conduttrice radiofonica italiana, ho parlato di femminicidio, di transfemminismo, di persecuzione, di politica, di democrazia, di rivoluzione, delle funzioni sociali della donna (decorare-figliare-servire), della rivendicazione di dominanza maschile come reazione al #MeToo. Abbiamo condiviso frustrazione, speranza, strategie di sopravvivenza. E poi Giulia ha voluto parlare di felicità:
“L'unico modo per far diminuire in generale la violenza sociale è quello di fare educazione emotiva e relazionale nelle scuole fino dall'asilo, parlando di relazione, di amore, di affettività e di corpo. Parlando a bambini e bambine di come si sta bene insieme, di identità: tu chi sei? Che cosa fa di te la persona che sei? Anche parlando di accettazione di ogni tipo di identità.
Dopodiché è necessario fare in modo che le persone possano recuperare il benessere economico di base - avere una casa, tutele minime sul lavoro, e se lo perdono, non finiscano in mezzo alla strada. Abbiamo bisogno che la comunità si faccia carico di chi ne ha più bisogno. E poi dobbiamo investire nella cultura, nel piacere, nello stare insieme. Fare in modo che le persone abbiano voglia e possibilità di uscire di casa e incontrare altre persone, che ci sia un posto dove andare in ogni quartiere, che ci sia un centro ricreativo, che ci siano locali, cinema, sale concerti. Cioè, dobbiamo investire massicciamente nella cultura con fondi pubblici in modo da fare sì che le persone vadano a fare cose, che si incontrino, che ballino.
Perché tutto questo? Perché la violenza nasce anche dal fatto che l'altro ti sembra una persona lontana da te. E siccome gli esseri umani sono comunque sempre alla ricerca di qualcosa che li faccia star bene anche nel breve periodo, se sono molto arrabbiate (e in questo momento storico lo sono!) e hanno identificato un capo espiatorio, vederlo punito può essere efficace a dare non felicità, ma almeno una certa contentezza, anche per soli due secondi. È la sensazione di realizzazione che hai quando ti senti dalla parte dei vincenti. La felicità vera passa per l’essere, non per l’avere (e sicuramente non per la vendetta), e le persone devono essere felici… la felicità ha un valore politico, oltre che personale!”