Una riforma che preoccupa i consultori

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“Non staremo zitte e ci impegneremo a difendere i consultori ed il servizio per come deve essere garantito”. Sono parole forti e pronunciate a malincuore quelle di Silvia Camin, presidente del consultorio familiare AIED. Dal 2023 la rete consultori si è detta più che disponibile a collaborare con le istituzioni in vista della nuova legge sui consultori familiari in Alto Adige; oggi sono proprio le associazioni che operano nelle strutture che lamentano di non essere state coinvolte dalla sua stesura della norma.
La riforma, resasi necessaria per l’adeguamento dell’Alto Adige agli standard nazionali, punta a riorganizzare il sistema consultoriale locale per renderlo più capillare ed efficiente. Il piano prevede l'inclusione di ambulatori materno-infantili e ginecologici nel sistema, con un modello hub & spoke che dovrebbe ampliare l'offerta sul territorio. Tuttavia, le criticità emerse sono numerose: il rischio di abbassare la qualità del servizio privilegiando numeri anziché esigenze reali, la perdita del carattere multidisciplinare dei consultori, l’assenza di un vero potenziamento dei servizi e il timore di ingerenze da parte di ambienti Pro Vita. Oggi (27 marzo), la 4ª commissione legislativa discuterà il disegno di legge, ancora ricco di criticità durante quello che è l’ultimo passaggio prima della discussione della legge in Consiglio Provinciale.
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Il mancato coinvolgimento degli ordini locali
Era inizio marzo quando gli ordini socio-sanitari di psicologi, ostetrici, assistenti sociali, e medici altoatesini chiedevano alla politica maggiore coinvolgimento nell'elaborazione della legge sul riordino dei consultori familiari in Alto Adige e ad oggi nulla è cambiato. Francesca Schir, presidente dell'Ordine degli psicologi, aveva espresso rammarico per l'esclusione delle categorie professionali dal processo di elaborazione della legge, nonostante le rassicurazioni ricevute dall'assessore. Anche Manuela Brioschi, presidente dell'Ordine delle ostetriche, aveva evidenziato criticità nel disegno di legge, sottolineando che l'assenza di ostetriche negli Spoke compromette la qualità del servizio e il rispetto dei LEA. La Rete consultori ha richiesto più volte un incontro con gli assessori Hubert Messner (sanità) e Rosmarie Pamer (sociale), ma senza risposta. “Non è mai stata condivisa la posizione politica”, aggiunge Camin.
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I “consulenti di etica clinica”
Tra le qualifiche professionali enumerate nella nuova legge saltano all’occhio i “consulenti di etica clinica”, nominati come professionalità che il “consultorio può integrare” nell’equipe. La figura non è meglio specificata nella norma, e lascia spazio al dubbio che si tratti di un modo di aprire le porte dei consultori ai Pro Vita. Sono di questo avviso i consiglieri provinciali dei Verdi, Zeno Oberkofler, Brigitte Foppa e Madeleine Rohrer, che si chiedono: “Che tipo di consulenti dovrebbero essere? Dovrebbero forse consigliare una donna su come decidere riguardo al proprio corpo?”.
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All’articolo 4 della legge è previsto anche che “Il personale volontario e tirocinante non può essere retribuito e non può coprire posti nell’organico previsto dal servizio consultoriale”. Un aspetto molto problematico su cui si è alzata la voce critica del consigliere verde Zeno Oberkofler, nonché vicepresidente della 4a commissione: “Una misura davvero assurda, un passo indietro anziché in avanti”.
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I consultori hub & spoke
Come già analizzato da SALTO, la nuova legge prevede un aumento numerico dei consultori, ma senza un reale potenziamento dei servizi. Attraverso un nuovo sistema organizzativo hub & spoke il numero di consultori sembra essere gonfiato, includendo anche gli ambulatori materno-infantili e ginecologici, che tuttavia non offrono i servizi multidisciplinari e olistici dei consultori e non garantiscono la presenza di tutte le figure professionali di base, come psicologa/o, ginecologa, ostetrica e assistente sociale. Di conseguenza, si rischia che, per rispettare lo standard numerico richiesto, vengano privilegiati gli ambulatori, a discapito dei veri e propri consultori.
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Niente contraccettivi gratuiti per le giovani donne
All’interno della commissione legislativa il gruppo verde aveva proposto con un emendamento di rendere gratuita la pillola anticoncezionale per le donne sotto i 28 anni in Alto Adige. Oggi la proposta è stata respinta dalla commissione legislativa con tre voti contrari (Locher, Rabensteiner, Scarafoni), due astensioni (Ploner F., Deeg) e un solo favorevole di Oberkofler. La richiesta, avanzata in seguito alla manifestazione Donne in marcia, mirava a ridurre le gravidanze indesiderate e a garantire maggiore accesso alla contraccezione. Tuttavia, l’assessore provinciale Hubert Messner ha ritenuto che “al momento, non sia opportuno distribuirla gratuitamente”. La prima firmataria Brigitte Foppa ha definito il dibattito “surreale, persino assurdo”, accusando gli uomini in commissione di decidere sull'autodeterminazione femminile: “Sono indignata e furiosa. Non avrei mai pensato di tornare a questo livello”.
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Le cinque richieste avanzate dal collettivo Frauenmarsch - Donne in marcia erano: la realizzazione di una struttura adeguata per la Casa delle Donne di Bolzano, la creazione di consultori familiari indipendenti e laici su tutto il territorio provinciale, l’accesso gratuito ai metodi contraccettivi, l’introduzione dell’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole medie con personale specializzato e il finanziamento concreto del piano AEQUITAS per la parità di genere in Alto Adige. Obiettivi che, ad oggi, sembrano più lontani di quando sono stati formulati 6 mesi fa.
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