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Automation, open source e comunità

Intervista con Giovanni Giannotta del Gruppo FOS sul senso di investire nella community e di come si costruiscono soluzioni scalabili a partire da strumenti aperti.
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Giovanni Giannotta
Foto: Marco Parisi
  • Alla 25ª edizione di SFSCON l’automation ha incontrato l’open source: tra workshop pratici, casi d’uso industriali e applicazioni in ambito green-tech, Gruppo FOS ha portato sul palco progetti che combinano visione, ricerca e prototipazione rapida. 

    Insieme a Giovanni GiannottaSite Manager dell’area di Bolzano di Gruppo FOS, parliamo del perché ha senso investire nella community, di come si costruiscono soluzioni scalabili a partire da strumenti aperti e di che cosa significa fare innovazione “senza lock-in”.

  • Foto: Giovanni Giannotta

    Perché per Gruppo FOS è importante partecipare a SFSCON e, più in generale, sostenere l’ecosistema open source?

    Giovanni Giannotta: Partecipiamo a SFSCON da anni: direi in modo continuativo dal 2016. Nel tempo siamo passati dai primi contributi come speaker a un coinvolgimento più strutturato anche come supporter, perché crediamo nel valore della community e nel ruolo che questo appuntamento ha in Italia. Nel nostro Paese non esistono molte manifestazioni dedicate in modo così chiaro a free software e open hardware; SFSCON, a Bolzano, riesce a far dialogare realtà italiane e internazionali che portano culture diverse ma un filo conduttore comune: l’apertura. Per noi è soprattutto un luogo in cui agganciare ricerca e sviluppo, condividendo pratiche che poi riportiamo nei progetti.

     

    Quali contributi avete portato quest’anno sul fronte automation?

    Siamo arrivati con tre/quattro linee di lavoro che andavano dall’agritech all’ecologia applicata, usando ovunque lo stesso impianto metodologico: strumenti open, prototipazione rapida e scalabilità. Un esempio concreto è il progetto Track4BIO, pensato per il monitoraggio degli ecosistemi forestali e della biodiversità: sviluppiamo device per l’osservazione non invasiva di alcune specie di insetti, con un sistema che rileva, conta e restituisce indicatori sullo stato dell’habitat. Lo abbiamo presentato insieme all’azienda Terra Systems, cooperazione nata nell’ambito di un progetto dello Spoke 8 “Biodiversity Open Innovation and developement of KETs” del NBFC (“National Biodiversity Future Center”). È un caso interessante perché combina open hardware per i prototipi dei sensori e AI open source per l’analisi e l’elaborazione dei dati.



    Quali tecnologie usate per la computer vision?

    Per il riconoscimento lavoriamo con YOLO (in particolare YOLOv5), nato e cresciuto nella comunità open source. Addestriamo i modelli sul nostro dominio d’uso per migliorare detection e classificazione. Lato prototipazione usiamo stack e tool di open hardware per iterare velocemente su forma, consumi e robustezza in campo. Questo è un buon esempio di come l’apertura (intesa come Open Source) acceleri il ciclo: possiamo ispezionare, adattare e rilasciare miglioramenti senza dipendere da un fornitore.

     

    Perché l’open source, in pratica, vi avvantaggia rispetto a soluzioni closed?

    Lo sviluppo aperto dà controllo e ispezionabilità: si vede il codice, si capisce da dove arrivano i risultati, si può intervenire. Si evita il vendor lock-in e il rischio di ritrovarsi bloccati se un’azienda cambia strategia o dismette un prodotto. Sul piano della sicurezza, la possibilità di audit indipendenti riduce la probabilità di “sorprese” nel software. Dal punto di vista economico, non è solo una questione di licenze: il vantaggio è nella flessibilità nel lungo periodo, nella riusabilità dei moduli e nella possibilità di contribuire a ciò che si usa, indirizzando l’evoluzione della tecnologia.

     

    Che legame c’è tra open source e sostenibilità per un’azienda come la vostra?

    Lavoriamo con obiettivi ESG e l’open source è un abilitatore naturale: comunità ampie e cooperazione tra gruppi e aziende rendono più facile ottimizzare processi e ridurre impatti ambientali e sociali. Nel progetto sulla biodiversità, ad esempio, l’adozione di modelli aperti e di hardware frugale aiuta a contenere costi e consumi, e allo stesso tempo rende replicabile la soluzione in altri contesti.

     

    “Automation” per voi significa anche droni, XR e training industriale. Come si tiene insieme tutto?

    L’automation è un cappello che riunisce tasselli diversi: drone e dirigibili per il monitoraggio, sciami di droni per scenari complessi, e poi realtà aumentata/virtuale/mista per la formazione in sicurezza, la manutenzione e il supporto in cantiere. In fabbrica costruiamo ambienti simulati che, “indossati” con gli occhiali XR, permettono agli operatori di provare procedure e automatizzare movimenti che devono diventare immediati per evitare incidenti. La scalabilità è la chiave: imparare un tool o un modello in un dominio - dall’agricoltura all’assemblaggio - significa poterlo trasferire in altri con tempi molto più rapidi.

     

    Questione pratica: l’open conviene anche in termini di costi?

    Le licenze risparmiate aiutano, ma il punto non è solo quello. Il costo totale di proprietà migliora quando puoi riusare, adattare e non dipendere da roadmap esterne. E soprattutto quando puoi auditare ciò che usi: la storia del software è piena di casi in cui, aprendo il codice, sono emersi problemi importanti. L’open ti mette nelle condizioni di verificare, contribuire e, se serve, cambiare strada senza rifare tutto da zero.
     

  • Collaborazioni

    SFSCON è stata resa possibile grazie al contributo dei supporter: Gruppo FOS, Telmekom, Vates, Alpitronic, LDV20, Made in Cima, Pandigital, Zirkonzahn, 1006.org, Catch Solve, Christian Gapp, deda.next, Peer, RMBtec, SiMedia, Südtirol Business School, Suggesto

    E dei partner: EDIH NOI, FediForum, FSFE (Free Software Foundation Europe), FUSS, Linux Magazine, Loacker, LUG BZ, Maker Space, MCI (Management Center Innsbruck), MiniNOI, Open Source JobHub, OW2, Rassegna Business, RIOS, Speck&Tech, Sticker Mule, unibz, WUD. L’evento è stato cofinanziato dall'UE nell’ambito del progetto FESR 1048 IMPACT.

  • Foto: Daniele Fiorentino/SFSCON
  • Tutte le informazioni e il video-recap dell'evento sono disponibili sul sito ufficiale sfscon.it.