Chronik | Intervista a Flavio Pintarelli

Il "dietro le quinte" del Movimento 5 Stelle

Qual è l'origine dello straordinario successo conseguito dal Movimento 5 Stelle alle recenti elezioni politiche? Ne parliamo con un esperto che ci aiuta a decodificare la complessa amalgama di marketing, spettacolo e intuito che ha portato Beppe Grillo a diventare l'ago della bilancia della politica italiana.

Il Movimento 5 Stelle è la grande novità della politica italiana. Ma come funziona? Come si è sviluppato? Chi sta dietro le quinte? Quali sono le forme di partecipazione, vecchie e nuove, che veicola?
Per orientarci e capire meglio il fenomeno  abbiamo fatto una chiacchierata con Flavio Pintarelli, esperto di marketing, comunicazione e web 2.0. 
Il quadro che scaturisce è interessante fornisce una serie di chiavi di lettura sia del movimento politico guidato Beppe Grillo che dei meccanismi che oggi muovono informazione e politica, non sempre veicolanti l'agognata formazione del senso critico dei cittadini. 

Flavio Pintarelli, il Movimento 5 Stelle ha preso 8 milioni e mezzo di voti alle ultime elezioni politiche. Qual è la sua vera forza? Ed il suo tasso di compattezza?
Le visioni dei guru Grillo e Casaleggio spesso divergono da quelle dei militanti e simpatizzanti. 
Esiste una schizofrenia tra un movimento posseduto da un privato che ne detiene il marchio registrato e i militanti che dicono di non avere mai avuto delle ingerenze e ordini dall'alto. 
Una delle grandi contraddizioni del Movimento 5 Stelle riposa nella visione del web di Grillo e Casaleggio. Il movimento si dichiara postideologico ma ha, di fatto, una visione della rete assolutamente ideologica. Lo dimostrano le analisi predittive di Casaleggio Gaia e Prometeus.

In che senso la visione della rete che propongono sarebbe "ideologica"?
Cancellano tutti i rapporti di forza. La rete è vista come una realtà piana e aconflittuale, una cosa assolutamente lontana dalla realtà. 

Questa visione è condivisa da tutti i sostenitori del movimento?
Io credo di no, anche se non ho dati per dimostrarlo. 

Lo strumento fondamentale di comunicazione nel movimento è il blog di Beppe Grillo. Come funziona?
C'è una personalità che decide cosa viene pubblicato. Poi c'è un'area per i commenti ma in realtà Grillo non interviene, non ribadisce, non dà risposte. La cosa in realtà risponde ad una nozione di marketing piuttosto chiara che è quella dell'influencer, di cui Casaleggio in Italia è uno dei più grossi teorici. 

Chi sono gli influencer?
Il marketing digitale parte da questo assunto: il web 2.0 ha dato al consumatore la possibilità di prendere la parola e influire direttamente sulle scelte delle aziende attraverso la capacità di produrre e condividere informazioni. In rete allora sulla base di meccanismi sociali e semiotici si creano degli utenti che vengono ritenuti autorevoli e attendibili e che dunque sono in grado di esercitare un'influenza sulle abitudini dei consumatori. 

E' nato prima l'uovo o la gallina? Cioè... prima Casaleggio o Grillo?
Casaleggio è nato prima del fenomeno del Grillo politico o movimentista. Per molti anni Casaleggio è stato responsabile delle reti per Telecom, poi si è messo in proprio. Casaleggio & Associati si occupa di entertainment ma è stata anche per anni consulente dell'Italia dei Valori di Antonio di Pietro. Di Pietro è stato uno dei primi politici in Italia ad aprire un canale su youtube. La Casaleggio & Associati è anche un editore che produce libri e dvd e che attorno a questo fenomeno ha creato anche un suo mercato e lo ha monetizzato. 

Quali sono le forme di partecipazione che vengono veicolate in un progetto politico di questo genere?
La scelta della democrazia diretta si basa in questo contesto su una possibilità tecnologica e cioè che le persone possano esprimere direttamente le proprie opinioni e partecipare ai processi decisionali utilizzando delle piattaforme web. 

Detto così sembra tutto rose e fiori. 
In realtà lo scenario è piuttosto problematico. Innanzitutto da un punto di vista di accesso alle tecnologie: il digital divide in questo momento rappresenta la divisione di classe per eccellenza. Qualsiasi insegnante che abbia un minimo di competenze sul digitale potrà dire che gli studenti con la maggiore alfabetizzazione informatica sono quelli che vengono da famiglie tra virgolette borghesi. Meno ne hanno i figli degli operai e degli immigrati. 

Qual è l'effettiva percezione dei sostenitori in merito al tasso di democrazia interna al movimento?
In buona parte hanno sposato la visione ideologica che il web sarebbe una tecnologia liberante di per sé. 

Si sentono avanti, pensano che quello è il futuro e che loro stanno già nuotando in quel mare…
Proprio così. Il problema sta nel fatto che internet è una rete che si compone di protocolli informatici di comunicazione e infrastrutture fisiche. In realtà non è assolutamente vero che internet sia libera. Se google domani decide che il tuo sito non si deve più vedere il tuo sito non si vedrà. Di fatto per scomparire basta non essere più presenti sulla prima o seconda pagina dei motori di ricerca. 

E Google è un'azienda privata, come lo sono Facebook, Amazon, ecc…
Sì, e vale lo stesso principio. Siamo tutti sottoposti all'arbitrio di aziende fanno i loro interessi. 

Passando a temi più esplicitamente politici, per quale motivo i rappresentanti politici del Movimento 5 Stelle insistono tantissimo sui diritti dei cittadini elettori ma poi demonizzano i rappresentanti politici eletti da "altri" cittadini?
E' una dinamica legata ad una strategia di costruzione identitaria. E tutte queste costruzioni si basano su una contrapposizione fra un interno e un estenro, tra un "noi" e un "loro". Il meccanismo è sempre quello. 

E questa idea di puntare al 100% dei voti?
E' una retorica mista. Non si capisce mai se Beppe Grillo si esprima in maniera metaforica, intendendo che la partecipazione dal basso debba portare anche gli altri partiti a rivoluzionare il proprio modo di agire, oppure ci sia proprio l'intenzione di raggiungere il 100% del consenso.
Quest'ultima possibilità è senz'altro spaventosa, detta così. 

Bild
Profil für Benutzer Maximilian Benedikter
Maximilian Ben… So., 24.03.2013 - 09:59

Sono d'accordo con Flavio Pintarelli e aggiungo, da "ex indignados" che la strategia di Grillo è efficente e geniale. Non ha senso scontrarsi, sfidare o provvocare l'ordine pubblico per poter manifestare una idea (come fecero gli indignados). Usiamo di più la rete! Incontriamoci in piazza per festeggiare i nostri successi.

So., 24.03.2013 - 09:59 Permalink

Max, la strategia era geniale per accogliere tantissime voci mai sentiti. La strategia peró si basava su una rotta e una voce data da Grillo e Casaleggio. Ed era molto dritta e provocante, si, anche vermbalmente distruggente (si puó dire cosí?). Adesso, all'arrivo nell mondo reale, pieno di dialogo e compromessi si vedrá quanto riescono i Grillini a non diventare militanti e di cercare soluzioni per tutti noi. (A proposito, realizzo che questo é il mio primo commento nel web scritto in italiano. Grazie salto per lasciarmi provare questa nuova esperienza:-))

So., 24.03.2013 - 10:06 Permalink
Bild
Profil für Benutzer Gabriele Di Luca
Gabriele Di Luca So., 24.03.2013 - 10:22

Antwort auf von Klaus Egger

"A proposito, realizzo che questo é il mio primo commento nel web scritto in italiano. Grazie salto per lasciarmi provare questa nuova esperienza": Diese sind die Kommentare, die uns sehr glücklilch machen. Weiter so!

So., 24.03.2013 - 10:22 Permalink

Che la comunicazione di Grillo sia efficiente sono d'accordo. Meno d'accordo sull'idea che la piazza debba smettere di essere il luogo dell'espressione del conflitto. Come dicevo nell'intervista la rete è tutt'altro che un luogo democratico il cui accesso è garantito a tutti. Il radicamento sul territorio e l'espressione pubblica del conflitto sociale non sono prescindibili se si ragiona in nell'ottica di volere un cambiamento.

Mo., 25.03.2013 - 09:02 Permalink
Bild
Profil für Benutzer gorgias
gorgias So., 24.03.2013 - 14:41

Il M5S non coppia a caso elementi del franchising ( http://it.wikipedia.org/wiki/Franchising ) rispechiando essenzialmente la relazione franchisor/franchisee.

Il franchisor è un entità centrale, propietario del marchio e delle infrastrutture, che da licenze al cosidetto franchisee di poter usarle. Però esclusivamente sotto regole predefinite.

Di solito in questa relazione il franchisor è l'elemento dominante in quanto ha la possibilità di ritirare la licenza o di cambiare regole e strategie d'impresa. Il franchisee ha poce possibilità di influrare il franchisor. Di solito gli rimane di adeguarsi alla nuova situazione o di ritirarsi dal rapporto.

Può andare anche bene che imprese come la Coca Cola o McDonald's operino così, mà un movimento politico?

So., 24.03.2013 - 14:41 Permalink
Bild
Profil für Benutzer luigi gallo
luigi gallo So., 24.03.2013 - 19:28

ottima intervista che getta luce sull' ideologia grillina... non c'è nulla di peggio di voler far pasare per "naturale" qualcosa che è ideologico...la rete come strumeno di liberazione ,orizzontale e dove tutti valgono uno è una gran sciocchezza...

So., 24.03.2013 - 19:28 Permalink
Bild
Profil für Benutzer rosanna oliveri
rosanna oliveri Sa., 18.05.2013 - 20:47

Antwort auf von luigi gallo

Infatti, la rete se intesa come un luogo senza nessun controllo o moderazione, può essere solo il luogo dove vince chi "urla" più forte. La cosa peggiore è che in questo caso sembra che il controllo ci sia e sia pilotato verso scopi ben precisi, solo che è invisibile. Si vuole spacciare per libertà di espressione ciò che non lo è affatto, basti pensare alle espulsioni per tutti coloro che dopo essere entrati nel movimento hanno avuto l'ardire di pensare in modo autonomo.

Sa., 18.05.2013 - 20:47 Permalink
Bild
Profil für Benutzer Alessandro Bertoldi
Alessandro Bertoldi So., 24.03.2013 - 22:33

Io sarei stato più severo nel definire le pratiche marketing occulte di Casaleggio. Vi consiglio una buona lettura: "I persuasori occulti". Capirete molto di più quel che sta facendo al Paese Grillo, Scientology insegna!

So., 24.03.2013 - 22:33 Permalink

Sinceramente non penso che sia il caso di essere severi nel giudicare l'utilizzo di pratiche di marketing che sono tutt'altro che occulte. Basta conoscerle, riconoscerle e capire come funzionano. La politica italiana è caratterizzata dall'uso di tecniche di marketing fin dal 1994 con la discesa in campo di Berlusconi (altri tempi, altro marketing). La domanda da porsi dovrebbe essere, forse, quanto può essere efficace una politica in grado di modificare i propri contenuti sulla base del contesto che producono? Può essere vera politica una politica che ha "paura" di compiere scelte impopolari ma necessarie?

Mo., 25.03.2013 - 09:06 Permalink