“Autonomiekonvent: propaganda per SVP, PD e Verdi"
La prima commissione del consiglio provinciale domani si occuperà delle due proposte di legge avanzate da Verdi e SVP sull’istituzione della convenzione sull’autonomia. In merito oggi la consigliera provinciale dei Freiheitlichen Ulli Mair ha espresso la sua posizione, in maniera forte e chiara.
Ulli Mair definisce propaganda la convenzione sull’autonomia così com’è stata finora configurata da SVP, PD e Verdi e considera in maniera molto critica l'aura di democrazia e partecipazione con cui è stata ammantata l’iniziativa.
Per Ulli Mair il grande pericolo è il centralismo italiano che, a suo avviso, diventerà prossimamente ancora più forte attraverso il ruolo fondamentale giocato dal PD al governo. L’esponente dei Freiheitlichen se la prende in particolare per il miliardo e mezzo di euro perso dalla SVP nelle trattative finanziarie con Roma.
“Che autonomia è quella del Landeshauptmann che toglie dalle nostre tasche prende 1,5 miliardi? Partecipativa? Aperta? Nuova?” si chiede Ulli Mair, rivendicano il fatto che, in merito, la SVP avrebbe dovuto procedere - appunto - in maniera molto più trasparente e partecipata, invece che tramare di nascosto nei palazzi romani.
Un secondo pericolo viene ravvisato dai Freiheitlichen dal fatto stesso che siano (anche) i Verdi oggi a parlare di ‘patriottismo dell’autonomia’. Indicando una strada che trasforma l’autonomia della salvaguardia delle minoranze in autonomia territoriale.
“Tutte le correnti pensiero politico sono consapevoli che l’autonomia territoriale non è sostenibile in tempi lunghi” tuona Ulli Mair, aggiungendo “come possiamo passare all’autonomia territoriale e poi rifiutare la richiesta che viene in questo senso da parte di altre regioni come Veneto e Lombardia?”.
Per la consigliera dei Freiheitlichen “maneggiare incautamente concetti che si scontrano con la realtà dei fatti è molto pericoloso e proprio nell’interesse del PD centralista e della SVP che da lui dipende”.
La proposta alternativa di Ulli Mair è quella di parlare, invece, di una ‘convenzione sul Sudtirolo’. “Che consentirebbe anche di trattare temi come autodeterminazione, indipendenza ed Euregio”, aggiunge la consigliera, precisando ulteriormente il suo pensiero.
“Per me la convenzione sul Sudtirolo avrebbe un unico scopo: ottenere ulteriori competenze dall’Italia ed ottenere una maggiore indipendenza dallo stivale. Invece la convenzione sull’autonomia com’è stata finora configurata è solo una commedia, che non consente di affrontare i problemi veri, cioè l’autonomia finanziaria, fiscale e nella gestione dell’immigrazione.”
Ulli Mair arriva anche a dire che l’autonomia delle minoranze e della salvaguardia dei gruppi etnici è una questione che riguarda ‘solo’ le minoranze tedesche e ladine e il rapporto tra Italia ed austria, e “non è una cosa che riguardi il PD”.
“PD e Verdi non devono poter mettere in discussione la dichiarazione di appartenenza linguistica e il principio della madrelingua” aggiunge senza mezzi termini la consigliera provinciale dei Freiheitlichen, aggiungendo “non è competenza loro ma invece di quelli che da sempre che si occupano della difesa delle minoranze tedesche e ladine”.
Ulli Mair conclude il suo intervento prefigurando il ‘funerale dell’autonomia’ se la SVP non difenderà i principi fondamentali, invitandola a tenerli fuori dalla convenzione.
"l'autonomia é una questione
"l'autonomia é una questione che riguarda solo le minoranze tedesche e ladine"
Eccerto Frau Mair! Infatti la potente e numerosissima maggioranza italiana di questa terra é rinomatamente contraria all'autonomia, odia la propria terra e se potesse scegliere si farebbe annettere all'abruzzo. A noi l'autonomia non sta a cuore!
Considero innanzitutto
Considero innanzitutto positivo che si sia finalmente arrivati all'istituzione di una Convenzione per la riforma dello statuto di autonomia del nostro Sudtirolo. Come è comune in questi casi, circolano malumori e insoddisfazioni, nelle fasi preparatorie, durante i lavori e a convenzione conclusa. Tutte le parti dovrebbero però mettere da parte le perplessità e accogliere con entusiasmo la Convenzione, partecipando con maturità e genuina voglia di contribuire.
Le parti interessate non sono, e non dovrebbero essere, però solamente quelle relative ai gruppi linguistici tedesco e ladino, ma sicuramente anche a quello italiano. Non dimentichiamo che oggi più che mai, in un'Europa in cui le tanto celebrate (quanto fantomatiche) identità nazionali vanno scomparendo, sarebbe un grosso errore credere che il gruppo sudtirolese di lingua italiana sia "a posto", che si dica uniformemente italiano (facciamo finta di sapere tutti cosa sia l’“italianità”) e che a distanza di quasi un secolo dall’annessione del nostro Sudtirolo all’Italia sia ancora considerabile un gruppo ospite (se non intruso). Credo che debba essere chiaro a tutti che la lingua non può essere il discrimine secondo cui si definisce l’appartenenza di un certo gruppo di persone ad una determinata area geografica; con ciò non voglio però negare il fatto che il gruppo tedesco sia il migliore rappresentante e custode di un patrimonio di tradizioni legate al Sudtirolo, se non altro per il fatto che siano usi e costumi che si sono sviluppati in seno alla comunità germanofona e solo in parte siano stati assimilati dal gruppo italofono.
Nel dibattito interno alla convenzione «temi come autodeterminazione, indipendenza ed Euregio» possono e devono trovare spazio, ma non possono essere gli unici e nemmeno i principali: credo che la riflessione e il lavoro della Convenzione debba riguardare la provincia nel suo complesso e per quella che è oggi, senza fomentare e aggrapparsi a patetici quanto anacronistici micro-patriottismi locali.
L’autonomia non è e non deve essere un qualcosa di superato e la richiesta di applicazione di un ordinamento simile al nostro in area veneta e lombarda dovrebbe essere accolta positivamente da Roma e motivo d’orgoglio per noi sudtirolesi. Proprio anche in questa direzione deve muoversi l’operato della convenzione: il miglioramento dell’autonomia potrà avere tra gli effetti anche lo sviluppo di un nuovo e migliore modello di amministrazione locale che possa essere applicato altrove. Questo non sarà possibile finché l’autonomia rimane solamente relativa a questioni di natura etnico-linguistica e “per tutto il resto” si punta ad un’indipendenza territoriale, come alternativa migliore all’autonomia territoriale.
È innegabile e non trascurabile la presenza di spiriti secessionisti in provincia e proprio per questo è importante che in seno alla convenzione anche tali correnti abbiano una voce e che insieme si possa capire quanto la volontà di indipendenza sia concreta o piuttosto sia un mero ideale, quasi un mantra che molti si sono abituati a ripetere.
Al centro non devono esserci gli ideali, ma temi concreti; chiediamoci cosa sia sensato discutere a livello locale, cosa invece a livello italiano e quali temi vadano affrontati a livello europeo.