Chronik | Gli umori prima del voto

Verso la fiducia

Oggi pomeriggio il nuovo governo formato da Enrico Letta si appresta a ricevere la fiducia del Parlamento. Ecco gli umori raccolti tra alcuni politici altoatesini.

Già sabato scorso Florian Kronbichler aveva affidato a un paio di status su facebook la sua opinione di “oppositore” al nuovo governo Letta, che tra poche ore dovrebbe ricevere la benedizione del Parlamento: “Meglio un governo al quale io posso dire no che nessun governo al quale io potrei dire di sì”. Un ragionamento in apparenza tortuoso, ma che nasce invece dalla linearità con la quale tutto il gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà aveva impostato la campagna elettorale al fianco di Bersani: “Voterò no perché non posso approvare un’alleanza che gli elettori non volevano. La coalizione denominata Italia bene comune aveva come finalità quella di liberare il Paese da Berlusconi. Andare al governo insieme a Berlusconi sarebbe poco conseguente”. Sono comunque altre due le cose notate da Kronbichler: la prima riguarda la bravura con la quale Letta ha composto la squadra di governo (“il miglior governo al quale io posso dire no”); la seconda la “voglia di governo” che lui sente soffiare un po’ ovunque, persino in un Sudtirolo tradizionalmente distaccato e persino malignamente indifferente su quanto accade a Roma (un po’ secondo il motto “tanto peggio tanto meglio”).

C’è bisogno di un governo

Richard Theiner, Obmann della Svp direttamente coinvolto nelle consultazioni che la settimana scorsa seguirono l’incarico affidato a Letta, conferma la sensazione di Kronblichler: “Noi siamo contenti e fiduciosi perché Letta, fin dall’inizio, ha sostenuto con convinzione l’accordo tra Pd e Svp. Per quanto riguarda la squadra di governo vedo con favore il fatto che vi sia un discreto numero di giovani e di donne. Ripeto: siamo fiduciosi e aspettiamo i fatti (soprattutto relativi alle competenze che con il precedente governo, quello di Monti, abbiamo perduto). Del resto non siamo solo noi ad aver bisogno di un governo che lavori, mi pare che tutta l’Italia abbia assolutamente necessità di essere governata. Le elezioni immediate non avrebbero risolto nulla, ci avrebbero solo fatto perdere tempo”.

Un matrimonio d’interesse

Ben altre note si levano dal fronte dei “grillini”. Paul Köllnsberger, rappresentante locale del M5S, è perentorio: “Dopo vent’anni di fidanzamento nascosto adesso si sono finalmente sposati”. L’unione tra Pd e Pdl era dunque davvero inevitabile? Gli chiedo se proprio il suo movimento non abbia mancato di agire in modo da rendere questo matrimonio annunciato un po’ più difficile: “Ti dico la mia opinione: magari non avremmo dovuto adottare subito una tattica del muro contro muro, perché dopo, quando al Pd è stata data la possibilità di votare Rodotà, c’è stato questo irrigidimento, a mio avviso anche un po’ infantile, da parte loro. Si tratta però di un irrigidimento che io considero più corrispondente alla loro vera inclinazione, e questo si è visto chiaramente nella proposta di eleggere Marini, che era un candidato in pratica sponsorizzato dal Pdl. Insomma, anche se avessimo dimostrato maggiore disponibilità iniziale le cose sarebbero poi andate a finire nello stesso modo. Il matrimonio di cui parlavo prima è un matrimonio d’interesse”. Secondo Köllnsberger adesso il sistema si compatterà su se stesso per tentare di salvarsi e teme che al Movimento non venga data neppure una presidenza nelle commissioni parlamentari: “Ci vedono come il grande pericolo. Del resto, il governo Letta corrisponde solo a un’operazione d’immagine. È vero, ci sono donne, l’età media non è molto alta, ma chi comanda alla fine è uno solo: Silvio Berlusconi”.

Adesso attendiamo il congresso

Raggiungo Luisa Gnecchi, deputata altoatesina del Pd, mentre è in treno alla volta di Roma. Il fatto che Silvio Berlusconi possa essere percepito come il vero vincente di tutta questa partita acuisce il suo rimpianto: “Io sono ancora convinta che Bersani sarebbe stato il miglior presidente del Consiglio e Prodi il miglior presidente della Repubblica. Credo comunque che la maggiore responsabilità della situazione che si è venuta a creare sia stata del Movimento 5 Stelle, dal loro rifiuto a scegliere con convinzione la strada del cambiamento. Adesso spero che si facciano poche cose essenziali, come la riforma della legge elettorale e soprattutto si operi al fine di lenire il malessere sociale di cui il Paese soffre profondamente. Il giudizio sul governo non è negativo. Per esempio apprezzo molto Cécile Kyenge, il nuovo ministro per l’integrazione, e sicuramente Enrico Giovannini non commetterà gli stessi errori che ha commesso la Fornero”. Sui malumori diffusi nel partito, sui rischi di una spaccatura e in generale sul moderatissimo entusiasmo che accompagna l’inizio di questo nuovo governo, presieduto comunque da un giovane dirigente del Pd, Gnecchi è attendista: “Adesso ci sarà il congresso del partito (data probabile l’undici maggio). Lì dovranno decidersi molte cose. Aspettiamo”.