“Su dieci che lasciano uno solo viene assunto”
Wallisch, il sito goinfo.it sembra destinato a chiudere, ci sarà la cassa integrazione per l’addetto stampa del Pd, e anche a livello nazionale non è esattamente un momento glorioso per il giornalismo.
Attualmente c’è una grande crisi dell’editoria, dovuta al calo dei lettori e alla recessione economica. Le testate sono in affanno, anche le grandi come l’Ansa, come i dorsi del Corriere. Oggi il rapporto dei colleghi giornalisti che lasciano la professione è di 10 a 1, cioè su dieci che escono uno solo viene assunto.
Dunque anche l’Alto Adige, che ha resistito su più fronti ai colpi della crisi, si uniforma al resto d’Italia per quanto riguarda lo stato attuale del giornalismo?
L’onda d’urto è arrivata anche qui, ma forse non così forte come in altre regioni. In Veneto per esempio la situazione è di gran lunga peggiore, con esuberi pesantissimi nelle tv locali ma non solo. Il problema c’è anche da noi, gli editori usano criteri quasi esclusivamente economici per gestire le loro testate, e quando queste non portano utili vengono semplicemente chiuse.
Ha parlato dell’innegabile calo dei lettori, quanto futuro hanno i giornali a questo punto?
Credo che la carta stampata ci sarà anche in futuro. Ci saranno meno giornali e la tiratura sarà molto più bassa. Da alcuni mesi, per fare un esempio, il quotidiano austriaco Der Standard sta sperimentando una doppia edizione. Nel tardo pomeriggio esce in formato ridotto, con meno pagine e con, soprattutto, analisi, retroscena e commenti alla notizia, forse questa sarà la strada da seguire, perché il fatto “nudo e crudo” si apprende ormai dal web o addirittura da Facebook.
Perché è importante che anche negli uffici stampa ci siano dei professionisti?
La professione dei giornalisti richiede una preparazione. Nessuno andrebbe a farsi curare da uno che non è medico, allo stesso modo chi fa il mestiere del giornalista deve aver compiuto un percorso formativo tale che garantisca la qualità dell’informazione diffusa.
Ha ancora senso oggi avere un ordine professionale dei giornalisti?
Personalmente non sono un grande “fan” dell’ordine - che credo necessiti di una riforma profonda - anche perché sono cresciuto in Austria e lì non esiste un ordine per i giornalisti; inoltre, anche la situazione contrattuale è un po’ più seria rispetto a quella italiana.
Anche il giornalismo d’inchiesta rischia di scomparire con il lavoro freelance?
È così. Un giornalismo che possa permettersi anche delle inchieste è ormai diventato una chimera. Posso dire, in base alla mia esperienza lavorativa, che non c’è il tempo per stare due, tre giorni dietro a una notizia, anzi anche dedicare una giornata a una singola notizia è quasi impossibile, e questo certamente rende il lavoro d’inchiesta molto difficile.
Occorre anche sperimentare formule nuove di approccio alla notizia? Insomma, va fatta anche un po’ di autocritica?
Il giornalista classico deve sicuramente diventare più versatile. La distinzione infatti fra giornalista della carta stampata e giornalista “multimediale” non potrà essere più così netta, resta il fatto che la professionalità va sempre salvaguardata. Faccio un esempio: qualche tempo fa un partito politico altoatesino/sudtirolese ha scritto in un comunicato stampa che un carabiniere italiano aveva arrestato alcuni poliziotti austriaci al Brennero. Il comunicato è stato ripreso da quasi tutte le testate locali, ma poche hanno fatto le verifiche del caso, le quali hanno poi dato modo di appurare che gli eventi si erano svolti diversamente, i carabinieri non erano coinvolti e in più non c’era stato alcun arresto. Intanto però la notizia, così come era stata riportata nel comunicato stampa, si era già diffusa.
È più pericolosa la censura o l’autocensura per un giornalista?
Sono pericolose entrambe. La prima va combattuta a livello politico, la seconda a livello personale. Quella di oggi è una censura che risponde a criteri più prettamente economici, difficilmente infatti si troveranno notizie negative del maggior inserzionista di un quotidiano sul quotidiano stesso e questa, di fatto, è una forma sia di censura che di autocensura.
Con tutto il dovuto rispetto
Con tutto il dovuto rispetto per il sig. Wallisch ma il paragone fra medico e addetto ufficio stampa fa ridere i polli. Mi spiace veramente per i giornalisti, ma i tempi cambiano per tutti. Spendere soldi per un giornale cartaceo quando si trovano più o meno tutte le notizie online fa poco senso. Oltretutto chi legge giornali per informarsi e non per vedere confermata la sua visuale del mondo, o legge almeno tre quotidiani o si limita alle notizie dell'ansa. Più che altro sarebbe interessante capire se le testate online riescono a vivere di pubblicità o meno.
Antwort auf Con tutto il dovuto rispetto von Mensch Ärgerdi…
Con tutto il rispetto per l
Con tutto il rispetto per l'anonimo commentatore, ma questi lettori che pretendono di trovare le notizie gratis online che cosa hanno esattamente in mente? Secondo me hanno in mente di leggersi gratis i giornali online scritti da giornalisti non pagati. Agisce insomma il mito che le notizie, online, nascano come nascevano gli zecchini d'oro nel Campo dei Miracoli di Pinocchio. Sappiamo come andò a finire.
Antwort auf Con tutto il rispetto per l von Gabriele Di Luca
No non pretendo di leggere le
No non pretendo di leggere le notizie gratis, sui giornali online come su quelli cartacei c'è la pubblicità e la RAI mi pare sia ancora pubblica. Se per il resto non c'è più bisogno di un gran numero di giornalisti, ripeto, mi spiace per loro, come mi spiace per i calzolai o per chi allevava buoi per gli aratri in legno. Oltre alla cronaca, attraverso internet, youtube e blog aperti a tutti in cambio abbiamo un'informazione molto più variegata e sopratutto libera.
Antwort auf No non pretendo di leggere le von Mensch Ärgerdi…
Ti lascio immaginare quanto
Ti lascio immaginare quanto sia libera un'informazione che, invece, dipende da un finanziamento esclusivamente pubblicitario. E ripeto: tu togli il foraggiamento di notizie che i quotidiani e le testate "tradizionali" danno ancora a contenitori informativi "neutri" come youtube o i social network (attraverso la moltiplicazione dei loro contenuti) e vediamo cosa resta.
Antwort auf Ti lascio immaginare quanto von Gabriele Di Luca
Non dico che tutti i
Non dico che tutti i giornalisti sono superflui, per carità! Dico che aldilà della cronaca ci sono pareri di altri più o meno esperti che oggi a differenza di ieri possiamo ascoltare per informarci.
Il mio primo commento origine della discussione, si riferiva in primo luogo agli addetti stampa del PD altoatesino. Mi spiace veramente per la persona che ricopre il ruolo, però chiedersi se c'è veramente bisogno di due addetti stampa per un partito (indipendetemente dal peso politico che ha in provincia) a livello locale è più che lecito se pagato soldi pubblici.
Antwort auf No non pretendo di leggere le von Mensch Ärgerdi…
Dando un'occhiata ai recenti
Dando un'occhiata ai recenti comportamenti sui Social di tutte le grandi testate giornalistiche Italiane (Il Corriere, La Repubblica, La Stampa, Il Fatto Quotidiano....) si evince sempre di più che le notizie più presenti sono tutte "click-catcher" ossia con titoli ingannevoli o create appositamente per portare l'utente a cliccare e quindi a portare entrate. Il giornalismo si sposta verso l'intrattenimento e non verso l'informazione ultimamente. E' più libera o è semplicemente diversa? E' affidabile come prima oppure si tratta solamente di informazioni infondate?
Antwort auf Con tutto il dovuto rispetto von Mensch Ärgerdi…
Il complesso "bagaglio" di
Il complesso "bagaglio" di capacità tecniche, conoscenza, relazioni, contatti, esperienza, visione storica dei fenomeni è certamente poco considerato ma è la differenza fondamentale tra un giornalista e chi pubblica qualcosa online. Ed in futuro l'informazione scaturirà da un mix fra le due figure. I siti più visitati che pubblicano notizie gratuitamente fruibili sono quasi sempre quelli legati agli "old media". Questo per ribadire che la professionalità del giornalista evolve ma è sempre centrale nel dibattito democratico.