Politik | Costi della politica

‘Costretti’ a tagliarsi gli stipendi?

Un parere ‘tecnico’ avrebbe confermato nei giorni scorsi la necessità per il Consiglio Provinciale di applicare il decreto Monti, “per lo meno in parte”.

Vista dall’interno la questione è controversa ed è per questo motivo che la politica altoatesina ha preso tempo.
Prescindendo completamente dall’inevitabile ed ennesimo pericoloso segnale nei confronti dei cittadini elettori, già scesi sul piede di guerra nel 2014 contro i ‘privilegi della politica’. 

Tant’è. Le norme tutt’ora vigenti e varate dal governo Monti prescrivono come limite massimo per i compensi della politica 13.800 euro. Cifra tuttora superata da presidente e vicepresidente della giunta provinciale (Arno Kompatscher e Christian Tommasini), nonché dal fresco neopresidente del consiglio provinciale Roberto Bizzo. 

In realtà nei mesi scorsi la sentenza 75/2016 della Corte Costituzionale sembrava aver messo in sicurezza gli stipendi dei vertici della politica altoatesina, stabilendo in modo definitivo che la Provincia avrebbe libertà di scelta per quanto riguarda la spesa pubblica nei settori di cui ha competenza
Ma in seguito il presidente del consiglio provinciale Thomas Widmann (ora divenuto vicepresidente per l’avvicendamento di metà legislatura), pur esplicitamente contrario alla riduzione degli stipendi, si era fatto prendere dalla preoccupazione per un’eventuale indagine in merito da parte della Corte dei Conti. Per questo Widmann aveva mano ad un disegno di legge, decideno quindi di affidare al costituzionalista Giuseppe Caia il compito di redarre un parere in merito

Ebbene: oggi il parere dell’esperto spingerebbe il Consiglio Provinciale ad intervenire, applicando per lo meno in parte il decreto Monti
La notizia naturalmente ha fatto arrabbiare Zeller per il quale - citazione letterale dal quotidiano Alto Adige - sarebbe “assurdo che il Consiglio Provinciale chieda un parere per autolimitare i suoi poteri”.