Politik | L'intervista

“Sfiduciare Bizzo? Un'idiozia”

La deputata altoatesina Luisa Gnecchi sull’annoso dibattito sulla toponomastica, le prove di muscolarità politica e l’ipotesi spaccatura nel Pd.
Luisa Gnecchi
Foto: Südtirolfoto/Othmar Seehauser

salto.bz: Onorevole Gnecchi, lunedì si riunisce l’assemblea provinciale del Pd per discutere di toponomastica e verrà presentato dalla maggioranza un documento favorevole alla norma di attuazione completo dell’elenco C, in sostanza il compromesso di Francesco Palermo, e intanto si parla del voto di sfiducia a Roberto Bizzo e di una sua eventuale fuoriuscita dalla Commissione dei Sei…
Luisa Gnecchi: Non so a chi sia potuta venire in mente un’idea del genere, sono idiozie, è assurdo pensare di far uscire Bizzo dalla Commissione dei Sei e chi lo afferma dimostra uno scarsissimo senso istituzionale. Ci sono ben altri problemi su cui porre l’attenzione.

"Per essere una che non ha mai capito nulla di politica mi pare che negli ultimi anni io abbia avuto più volte ragione"

Ovvero?
Va analizzata la situazione nel suo insieme, ritengo intelligente usare la lista Durnwalder-Fitto dimostrando così che è stato il centrodestra ad intraprendere quella scelta, accettando l'idea di una lista, penso che la norma di attuazione sia una buona norma che individua una procedura da seguire ed è rappresentativa delle possibili sensibilità diverse essendo prevista paritetica, tutto il resto è arrampicarsi sugli specchi. Comunque mi pare che regni una grande confusione sia a livello locale che nazionale. Sono impegnata su questioni nazionali significative, avevo già detto, peraltro, fin dal 5 dicembre, che bisognava arrivare alla fine naturale della legislatura e ora ci stanno arrivando tutti. Non avevo votato la fiducia sulla legge elettorale e adesso quella legge su cui era stata posta la fiducia, grave errore, è stata bocciata dalla Consulta, insomma, per essere una che non ha mai capito nulla di politica mi pare che negli ultimi anni io abbia avuto più volte ragione.

"Bisognerebbe chiedere all'elettorato di sinistra da chi si sente rappresentato nel Pd locale"

Queste tensioni interne al Pd, alimentate ora dal dibattito sulla toponomastica, rischiano di provocare una spaccatura del partito? A livello nazionale, peraltro, si parla già di una eventuale scissione, con Bersani che prospetta la nascita di un Ulivo 4.0.
Il Pd locale non si spacca, questa è solo la conferma che è diviso a metà, del resto non è paragonabile alla situazione nazionale, qui sono tutti renziani a parte me che sono bersaniana doc e non sono mai salita sul carro dei vincitori, Bizzo è un renziano della prima ora, e tutta la segreteria è andata all’ultima Leopolda. Compreso Tommasini! Quindi se a livello nazionale ci sono differenze politiche di fondo, bisognerebbe capire a livello locale quali sono le diverse visioni e opzioni politiche. Più che altro bisognerebbe chiedere all'elettorato di sinistra da chi si sente rappresentato nel Pd locale. Basta anche guardare la giunta e il consiglio comunale di Bolzano.

Cioè?
Diciamo che la responsabilità vera della catastrofe di Bolzano in termini di assemblea è di Luca Lotti. Il regolamento nazionale per le primarie del 2014 prevedeva che un comitato elettorale nominato dall'assemblea precedente facesse parte della nuova assemblea eletta con le primarie, regola prevista per assemblee di 400/600 persone che si riuniscono 2 volte l'anno, mentre tutta l'attività è gestita dalle direzioni, in provincia di Bolzano esiste solo l'assemblea di 35 che si riunisce spesso e decide tutto. Alla mia segnalazione di necessità che quelle persone non avessero diritto di voto perché questo rendeva inutili le primarie Lotti, allora segretario organizzativo, aveva scritto che in effetti avevo ragione perché con questi numeri si sarebbero vanificavate le primarie. Purtroppo poi a quei 7 fu riconosciuto il diritto di voto, le primarie avevano dato pari dignità ai 2 eletti a livello provinciale, il diritto di voto ai 7 di un'unica parte ha creato la situazione per cui cui è esistita una maggioranza e una minoranza e l'assemblea si è svuotata di significato e di valore, questa è stata la morte della democrazia nel Pd locale. Tanto che non si è mai presa una posizione e l'assemblea viene usata solo quando alla maggioranza fasulla, non eletta con le primarie, decide che serve una decisione con i voti. L'assemblea non ha il numero legale da mesi e mesi, non ha discusso né della Convenzione, né di altro.

"Adesso metà Pd decide per tutti? Qualunque delle 2 metà vincesse sarebbe rappresentativo di chi?"

Sta dicendo che stavolta l’assemblea viene convocata in modo strumentale?
Sì, una volta di più, a conferma del passato. Non si tratta di entrare nel merito della questione ma di prove di forza. Per questo che l'assemblea prenda una posizione oggi sulla toponomastica non dimostra che il Pd decide, dimostra solo che viene usata. Nella nostra Provincia il fatto che su questi temi i Verdi abbiano una posizione e la maggioranza del Pd ne abbia un'altra dovrebbe far riflettere. Verdi e Pd non hanno mai ceduto a nazionalismi, Palermo era stato votato anche dai Verdi. Adesso metà Pd decide per tutti? Qualunque delle 2 metà vincesse sarebbe rappresentativo di chi?