"Non c'è stata nessuna apertura"
La vicepresidente della Convenzione per la riforma dello statuto di autonomia è promotrice della relazione di minoranza insieme a Riccardo Dello Sbarba. Cos’è successo? Qual è il suo giudizio sul percorso compiuto?
Laura Polonioli - Non sono abituata a fare polemiche. Voglio solo raccontare la mia personale esperienza. Di non-politica, lo voglio sottolineare. Voglio dire com’è nato e come si è sviluppato il mio lavoro nella Convenzione.
Dunque lei parla da cittadina, ma anche da giurista.
Esatto. Ma da giurista e da cittadina che si è impegnata. Perché bisogna dire che quando si ha a che fare con la legge fondamentale e cioè con lo Statuto occorre essere dedicati e soprattutto attrezzati. E per poter essere attrezzati ci vuole impegno. Io sono stata nominata all’interno della Convenzione come rappresentante dei Comuni e questo lo ho avuto sempre presente. Quindi laddove la discussione trattava dei Comuni io ho sempre reso partecipe il mio Comune (Bolzano) e il suo sindaco (Caramaschi) che mi avevano dato fiducia. L’argomento dei Comuni però è stato solo uno dei tanti tra quelli che sono stati trattati. E rispetto a questi altri temi io ero lì da cittadina. Lo voglio sottolineare ancora: io non faccio politica. Ma non mi sono limitata alla presenza nelle sedute, ho anche parlato con la gente. Mi sono confrontata con le persone, sia del gruppo linguistico tedesco che italiano. Ho partecipato ad incontri con associazioni, ad esempio all’Upad. E lì ho trovato riscontro alle mie istanze e alle mie posizioni. E cioè quelle di un Sudtirolo indiviso.
E ad un certo punto poi ho verificato che le mie posizioni e quelle della gente con cui ero in contatto, si avvicinavano a quelle di Riccardo Dello Sbarba. Non solo sui temi etnici: è successo anche quando abbiamo parlato della Regione ci siamo trovati su una posizione condivisa.
“Tra la gente ho trovato riscontro alla mia idea di un Sudtirolo indiviso”
Sul futuro della Regione qual è stata la posizione condivisa con Dello Sbarba?
Che non si può dire “la Regione rimane solo come cornice”, senza però prevederne gli organi. E’ stato per questo che in Convenzione ci siamo battuti affinché restasse il Consiglio Regionale. Vista la condivisione della posizione su certi temi con Dello Sbarba, alla fine lo sbocco naturale è stata la relazione comune di minoranza. Una voce che porta in Convenzione ad esempio l’idea di chi vuole la scuola plurilingue come offerta aggiuntiva. O la richiesta di uno status speciale e differenziato per il Comune capoluogo. Poi per quanto riguarda la clausola di residenza di 4 anni, dove c’è stata una posizione molto forte volta a mantenerla, io in realtà ho provato a mediare specie quando ad un certo punto si era manifestata una certa apertura da parte di un esponente della Convezione.
In ogni caso io i campanelli d’allarme li avevo lanciati alla politica già nel mese di novembre.
“Non si può arrivare alla fine di un percorso e solo lì cercare il rimedio”
Di chi è la responsabilità di quanto è accaduto?
Io non voglio accusare nessuno. Ognuno si prende le sue responsabilità.
Però sui temi a cui lei ha accennato e su altri che saranno all’interno della relazione di minoranza evidentemente avevate altre aspettative all’inizio del percorso.
Sì. E devo dire che la società civile con cui ero in contatto nella Convenzione non l’ho proprio trovata. E allora mi viene da dire che forse c’era un difetto nella legge istitutiva della Convenzione. Ed un difetto nella procedura prevista per il processo.
Lei dice: una volta che le cose erano partite in un certo modo, era abbastanza logica una certa deriva.
Sì: era difficile poter fare diversamente. Poi voglio dire la mia anche in merito ad una cosa detta dal presidente Tschurtschenthaler (intervistato da salto, ndr).
Lei fa riferimento alla domanda “Liebe Italiener, wovor habt ihr Angst?”, vero?
Va tenuto presente un fatto: l’autoderminazione è ritornata nella relazione finale dopo che nella prima bozza era sparita. Ma la stessa cosa invece non è avvenuta per la posizione, seppur minoritaria, dell’offerta aggiuntiva della scuola bilingue in relazione all’art.19. Questa cosa non è accaduta nonostante fosse stato richiesto.
Seconde lei dunque è questo il motivo per cui Tschurtschenthaler non ha ragione nel dire agli italiani di stare tranquilli e di non lamentarsi, in sostanza.
Esatto. Per non parlare del fatto che non mi piace l’affermazione “possono stare tranquilli”. Non siamo mica agitati! In ogni caso io non voglio fare polemiche e criticare la presidenza della Convenzione. Dico solo che il documento finale rappresenta una Grundausrichtung (orientamento di base, una tendenza), rispetto alla quale io mi sono dissociata annunciando una relazione di minoranza.
“Quello che loro nel documento presentano come un orientamento ampiamente condiviso, a me non appartiene così come a tutte le persone con io sono stata in contatto esternamente durante il percorso della Convenzione”
C’è chi ha detto che è stato grave il fatto che si sia proceduto in Convenzione secondo il metodo maggioranza/minoranza, anziché con il metodo del consenso. E’ stato un errore?
Non puoi dire che un processo deve muoversi attraverso il metodo del consenso se non fornisci allo stesso processo uno specifico strumento. Consenso cosa significa? Vuol dire che o si è unanimemente d’accordo oppure - se ci sono posizioni diverse - occorre cercare di mediare, trovando una posizione comune. Ma per poter andare in questa direzione serve una moderazione.
Questa moderazione è mancata?
Certo. Ci sarebbe voluta e magari anche esterna, perché tutti siamo portatori di istanze e pensieri. La vera ricchezza sarebbe stata proprio nella mediazione. E sulla clausola di residenza sinceramente mi sarei aspettata un passo indietro.
E invece i passi indietro non ci sono stati su nulla, in sostanza?
Proprio così. Su nulla. Durante il processo era risultato ben chiaro che la clausola di residenza si sarebbe dovuta mantenere, ma nel finale mi sarei aspettata un gesto. Almeno su quello.
“Nessun passo indietro”
Lei insomma si sarebbe aspettata almeno un segnale di disponibilità, che in Convenzione non c’è stato da parte della ‘maggioranza’. Ma che ne dice invece della posizione espressa da Francesco Palermo? Lui ha detto che è inutile prendersela con la Convenzione, perché non sarebbe altro che lo specchio della società altoatesina. Con una maggioranza disinteressata, una minoranza di lingua tedesca battagliera e gli italiani apatici e non propensi a fare squadra.
Non è così. Mentre partecipavo alle sedute della Convenzione io invece mi consolavo pensando che la società non è così. E per averne un’ulteriore conferma ho davvero parlato tanto con la gente. Una mia cara amica di lingua tedesca tante volte mi ha confortato dandomi forza. E dicendomi: almeno ci sei tu, lì, a dire certe cose.
Lo ripeto: non voglio dare colpe. Io mi sento a posto con la mia coscienza, sono tranquilla perché penso che le esigenze ‘fuori’ sono diverse rispetto a quelle emerse in Convenzione.
Con Dello Sbarba state scrivendo la relazione di minoranza? Dovrà essere consegnata entro il 27 giugno, a quanto pare.
Sì, ma anche quella è frutto di un percorso. Noi abbiamo proceduto singolarmente e ad un certo punto ci siamo ritrovati, anche se su alcuni aspetti abbiamo opinioni non identiche. Però noi il metodo del consenso lo stiamo usando. Eccome.
Cara Laura, innanzitutto
Cara Laura, innanzitutto grazie dell'impegno, un grazie che va esteso a tutti i partecipanti alla Convenzione, che hanno sacrificato tempo ed energie per tutti noi, e di questo è giusto essere, come cittadini, grati. Interessante il voler reiteratamente ribadire "non faccio politica". In realtà ritrovarsi venti e passa volte a discutere con altre persone ad hoc individuate sul nostro futuro di comunità e di territorio è inequivocabilmente "fare poltica". La buona Laura intende però un'altra cosa: intende dire che non ha interesse, o aspirazione, a rivestire cariche elettive, e quindi non sta coltivando relazioni personali e partitiche a tale scopo. Perché oggi, nell'immaginario collettivo, "fare politica" non è, come sarebbe per definizione, impegnarsi per il bene comune trovando mediazioni tra idee diverse, bensì "rimestare nel torbido" di relazioni umane interessate e poco limpide al fine di conseguire l'"interesse personale" di essere eletto. Non sono d'accordo: fare politica È, e non è altro che, mettersi a disposizione della collettività per farla vivere meglio. Proprio quello che ha fatto Laura, che va per questo, appunto, ringraziata. Sarebbe ora che tutti, a partire dai media, usassero le parole per quello che significano, e non per i luoghi comuni fasulli che evocano.
omamma, da quale pulpito
omamma, da quale pulpito viene la predica! ma cos'altro ci si potrebbe aspettare da uno che ha spianato la via a Benko & Co (oltre ad altri cementificatori e faccendieri) e poi se n'è andato facendosi un selfie insieme a Sonnyboy, facendo entrambi il segno della vittoria? sposta l'attenzione dalla sostanza alla forma. clap clap.
Ha ragione Luigi Spagnolli,
Ha ragione Luigi Spagnolli, che ha dato tanto alla nostra città. Ha ragione nell'affermare che non è giusto vergognarsi di fare politica, che è e rimane un impegno per la collettività, e chi la pratica è quotidianamente confrontato con attacchi generici e incompetenti come quello lanciato da Terrigno.
Antwort auf Ha ragione Luigi Spagnolli, von Andreas Berger
ha dato tanto? ma si faccia
ha dato tanto? ma si faccia il piacere e se le pensi in silenzio certe cose, bittschian...
ein Haufen inkompetenter raccomandati...
Io credo che Laura Polonioli
Io credo che Laura Polonioli cada nell'errore abbastanza tipico di identificare il proprio contesto sociale, quello in cui lei vive, la sua rete di relazioni ecc., con l'intero contesto sociale sudtirolese. Lo fa quando dice "ho parlato con le persone e ho visto che non sono come quelle presenti nella Convenzione".
Non conosco la signora Polonioli ma non credo il suo sia un peccato di arroganza, più probabilmente si tratta di cecità magari causata dal rifiuto (comprensibile) di credere che il contesto sociale sia proprio quello che ha trovato in Convenzione.
Credo però si debba rassegnare e convincersi che la sua visione è minoritaria e quello con cui ci dobbiamo confrontare, la realtà più plausibile dell'Alto Adige del 2017, sia un'altra.
Avere una visione chiara della realtà con cui ci si deve confrontare aiuta enormemente nel trovare le giuste strategie da adottare per affrontare i problemi e tentare di intraprendere un percorso di cambiamento.
Spero che continui nel suo impegno e le auguro di cuore di avere successo.