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Radio e tv: più contributi, meno libertà?

È giusto che sia la politica, in particolare quella che detiene il potere, a decidere i criteri per stabilire quali emittenti possano ricevere i contributi? Un emendamento sostitutivo di un articolo di legge ha suscitato un’accesa discussione.
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Foto: HCB

“Eventuali contributi pubblici a favore dell’editoria e dell’emittenza dovrebbero soprattutto garantire il pluralismo dell’informazione”. Lo dice Stefan Wallisch, segretario del sindacato dei giornalisti, interpellato a proposito del controverso articolo 20 della “legge omnibus economica” approvato dal Consiglio provinciale qualche giorno fa. “I criteri d’assegnazione – aggiunge Wallisch – dovrebbero mirare nella direzione del pluralismo ed essere il più possibile chiari e trasparenti”.

L’articolo 20 della legge sottoposta all’approvazione dell’assemblea era stato sostituito da un emendamento proposto improvvisamente dall’assessore Thomas Widmann e riguarda le infrastrutture delle comunicazioni con impianti ricetrasmittenti. L’emendamento prevede l’autorizzazione del Comune per tali infrastrutture, istituisce il catasto delle sorgenti dei campi elettromagnetici e prevede, come informa il resoconto del servizio stampa del Consiglio provinciale, “che la Giunta possa concedere contributi alle emittenti radiotelevisive e ai portali informativi online con sede e redazione nel territorio provinciale e testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Bolzano”. Ma soprattutto: sta al governo provinciale stabilire “con propria delibera i criteri qualitativi di accesso e le modalità per la concessione del contributo, che non supererà il 50 per cento delle spese riconosciute”.

Su quest’ultimo punto Stefan Wallisch è categorico: “La discrezionalità della politica nell’assegnazione dei fondi pubblici va esclusa il più possibile”. Questa stessa norma era stata pesantemente criticata dal Comitato provinciale per la comunicazione che, per bocca del suo presidente, Hansjörg Kucera, aveva espresso sconcerto per il blitz di Widmann e per il fatto che in tal modo si spianerà la strada ad una concessione arbitraria dei sussidi, la qual cosa rappresenta un vulnus all’indipendenza dell’informazione, in particolar modo a quella diffusa dalle emittenti locali.

Lo stesso Comitato, prima che Widmann presentasse il suo emendamento, aveva invece salutato con favore l’intenzione della Giunta di modificare la legge 6/2002, rivedendo così su basi più congrue il sostegno alle radio private. La nuova normativa avrebbe però dovuto prevedere un sostegno all’emittenza radiofonica e televisiva, come anche ai portali di notizie online, che riconoscesse pienamente l’indipendenza dell’informazione dalla politica.

L’emendamento Widmann aveva provocato in Consiglio provinciale un vivace dibattito. Secondo Pius Leitner (F), ad esempio, i contributi ad un singolo operatore non dovrebbero superare il dieci per cento del totale e l’emendamento sembra “fatto su misura per una certa agenzia”. Anche per Donato Seppi (Unitalia) i criteri fissati dalla Giunta sono “la fotografia di una situazione specifica”. Tuttavia Seppi ritiene che l’unico modo per non influenzare l’informazione privata sia evitare di finanziarla. Alessandro Urzì (L’Alto Adige nel cuore) rileva che “l’emendamento delega la definizione dei criteri, con una cambiale in bianco, alla Giunta provinciale... In Alto Adige c’é una parte di informazione che pare costruita apposta per ricevere contributi”. Tra i molti altri interventi quello di Riccardo Dello Sbarba: “In provincia di Bolzano c’é in particolare un soggetto editoriale che non rinuncia a nessuno strumento per accaparrarsi ogni possibilità di finanziamento: se si lascia la Giunta provinciale sola ad elaborare i criteri, questo renderà possibile un ricatto mediatico”.

Resta a margine del dibattito un altro tema che invece sta particolarmente a cuore al Sindacato dei giornalisti: “È auspicabile – dice Stefan Wallisch – che solo gli editori che rispettano il contratto nazionale di lavoro dei giornalisti e che garantiscono anche ai collaboratori esterni una retribuzione dignitosa, possano accedere a questi contributi. Ci auguriamo perciò che l’intervento della Provincia vada proprio in questo senso”. Un’osservazione che rischia di buttare nuova benzina sul fuoco.

 

l'Italia è criticata a livello internazionale perchè la sua economia è intermediata per il 51% dall'Ente Pubblico, con tutte le distorsioni conseguenti. In provincia di Bolzano questa percentuale sale al 70% e gli effetti di questo squilibrio Pubblico-Privato si stanno manifestando in tutti i settori, compreso quello dell'informazione. Qui giocano un forte ruolo anche la pubblicità e le inserzioni della Provincia. L'intreccio tra iniziativa Privata/Provincia/Politica è ormai inestricabile e rappresenta un problema anche di natura democratica ed istituzionale. Risvegliamo il nostro senso civico ed il nostro gusto per la libertà e impegnamoci per cambiare le cose: di contributi si può anche morire!

Do., 18.07.2013 - 22:39 Permalink