Come diventare fascisti
Ho fatto il test proposto da Michela Murgia – il cosiddetto “fascistometro” - e ho totalizzato tre punti. Mi sono quindi piazzato nel primo girone dell'inferno fascista (tra 0 e 15) che mi qualifica come “aspirante”. Leggo la spiegazione: “Se hai totalizzato un numero di frasi che sta dentro a questa forbice il tuo livello di fascismo è ancora primordiale e al momento somigli più a un democratico incazzato che non a un fascista sereno e ben formato”. Un paio di pensieri al riguardo. Siccome è facilissimo, mentre si produce un test di questo tipo, esercitare una comoda influenza su se stessi, il risultato basso era prevedibile e non lo giudicherei attendibile (mi è andata bene, ma potrei essere peggio di come sono, oppure mi sarebbe potuta andare peggio col test ed essere una persona migliore). Faccio un esempio. Se il test mi chiede di spuntare la frase berlusconiana “il cittadino medio è come un bambino di 12 anni non troppo intelligente” è vero che istintivamente annuisco, ma non so se la frase capace di pormi alla distanza massima da questo incipit di pensiero fascista (ad esempio: “il cittadino medio è come un adulto di circa quarant'anni mediamente intelligente”) individuerebbe tranquillamente un qualsiasi odierno democratico. Per farla breve: è vero, il test – questo famoso test di cui tutti improvvisamente parlano (segno di un ottimo marketing editoriale, peraltro) – magari è banale, in primo luogo perché colleziona flaubertianamente opinioni preconcette tratte dallo stupidario o sciocchezzaio che leggiamo ogni giorno in rete, ma sarebbe sbagliato separarlo dal resto del libro che lo precede, come davvero fosse una cosa a se stante. “Istruzioni per diventare fascisti”, infatti, è un'opera più complessa, quindi più utile della ludica semplificazione che la chiude, e merita di essere difesa per il suo assunto di base, quello che una volta si chiamava “il messaggio”.
Il fascismo è essenzialmente una scorciatoia, è la prima cosa che ci viene in mente quando dobbiamo affrontare un problema la cui soluzione, volessimo essere democratici, ci costerebbe maggiore fatica intellettuale, maggiore cura delle parole e degli argomenti, e molto più tempo
Qual è questo messaggio? Il messaggio sta scritto dietro al libro, nella citazione che lo condensa: “Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?”. Ecco, se prendessimo sul serio e analizzassimo solo questa frase capiremmo bene ciò che ha cercato di dirci Michela Murgia, e giudicheremmo assai centrata la sua provocazione. Il fascismo, dice la scrittrice, è essenzialmente una scorciatoia, è la prima cosa che ci viene in mente quando dobbiamo affrontare un problema la cui soluzione, volessimo essere democratici, ci costerebbe maggiore fatica intellettuale, maggiore cura delle parole e degli argomenti, e molto più tempo. Si è fascisti quando si va di fretta, potremmo chiosare, evidentemente non ipotizzando che chiunque si metta a correre stia per diventare un fascista. Ma visto che si parla di corse: sì, questo rischio lo corriamo tutti, specialmente in un'epoca, come la nostra, che suggerisce reazioni immediate a stimoli molteplici, come quelle che diamo quando facciamo un test psicologico, molto somigliante al “fascistometro”, al fine di misurare presto e bene ciò che siamo, e magari finiamo per permettere “a noi stessi di somigliare a quello che vorremmo combattere”. Il mio modesto consiglio: leggete il libro della Murgia attentamente, con serietà, e prendete il gioco del “fascistometro” per quel che è (un gioco, appunto). “Fascista è chi il fascista fa”, recita il fumetto della vignetta di Mauro Biani in copertina. Ma per non fare il fascista è innanzitutto opportuno capire com'è semplice diventarlo. La Murgia lo spiega benissimo.
Sì, però il testo sta alla
Sì, però il test sta alla fine del libro e in un certo senso funziona solo nel contesto del libro. Quindi commentare solo il test è farne un uso un pochino improprio e io ho cercato di spiegarlo nel pezzo (ma non ci sono riuscito, evidentemente).