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Gesellschaft | Avvenne domani

Ötzi ridens

Commedia attorno a una mummia.

Dell'essere umano le cui spoglie mortali furono rinvenute nel 1991 sul ghiacciaio del Similaun e al quale abbiamo arbitrariamente attribuito il nome di Ötzi sappiamo tutto o quasi tutto. Sappiamo di lui cose che egli stesso ignorava. Sappiamo se aveva problemi di masticazione o dolori intestinali. Una cosa che però non sappiamo e sicuramente le ricerche in corso non arriveranno mai a stabilire è se quel cacciatore preistorico avesse o meno il senso dell'umorismo.

Io personalmente sono sicuro di sì anche perché sono un convinto seguace della teoria secondo cui, migliaia di anni or sono, degli ex primati, cacciatori e raccoglitori, divennero uomini non tanto quando iniziarono a seppellire i loro morti o a dipingere bisonti sul soffitto delle grotte dove abitavano, ma quando, una sera, davanti al fuoco, uno di loro scoppiò per la prima volta in una fragorosa risata e gli altri lo imitarono.

Ötzi dunque sapeva ridere e mi piace pensare che fosse dotato di quella forma superiore di umorismo costituita dalla capacità di sorridere di se stessi: l'autoironia. Così stando le cose sono sicuro che il nostro lontano antenato si divertirebbe un mondo nel contemplare il vaudeville che accompagna le vicende dei suoi resti mortali sin dal giorno stesso in cui essi furono scoperti.

Erano le ore in cui c'era chi giurava che il corpo trovato semiriverso nel ghiaccio era quello di un insegnante della Bergamasca scomparso ormai da diversi anni. I segni sul corpo fecero pensare alla triste sorte di un prigioniero sfuggito alle torture. Appena riemerso dal suo sarcofago di ghiaccio Ötzi ricevette la visita di Reinhold Messner che passava di là, assieme a Hans Kammerlander, nel corso del suo viaggio attorno ai confini dell'Alto Adige. Ebbene, ci fu subito qualche complottista ad insinuare che lo scalatore si era portato una mummia dall'Himalaya, smontata nello zaino si presume, per montare un caso internazionale.

Ötzi se la rideva.

Alla fine tutto sembrò risolversi nel migliore dei modi. Da Innsbruck arrivò un archeologo, Konrad Spindler, che trasportò i resti, malmessi dopo il frettoloso recupero, in un laboratorio e alla fine diede il clamoroso annuncio. Dal ghiacciaio era emerso il corpo conservato sotto zero sin dai tempi in cui gli egiziani avevano chiesto la licenza edilizia per la costruzione delle piramidi.

Tutto sembrava avviato nel migliore dei modi e il capoluogo tirolese si preparava ad essere l'orgogliosa patria della mummia, quando la vicenda prese una piega del tutto inattesa. Ötzi era stato trovato proprio sulla linea del displuvio che separa, dal 1918, Austria e Italia. Fu da Bolzano, però, che partì la sollecitazione alle autorità italiane affinché fosse fatta un'attenta verifica sulla linea di confine. Complici le moderne tecnologie col sistema GPS, le misurazioni diedero un risultato inequivocabile. Anche se solo per pochi metri Ötzi era stato trovato in territorio italiano. E Bolzano, con il consenso di Roma, chiese a  Innsbruck la restituzione della mummia. Dire che in riva all'Inn la presero male è dir poco. Ma come, si chiedevano furibondi, per decenni i fratelli separati del Sudtirolo ci hanno chiesto di piangere con loro su quell'iniquo confine e di chiederne la sparizione e poi, solo per mettere le mani su un cadavere di 5000 anni fa, si mettono a fare i pignoli e a misurare la montagna con il metro in mano?

Tanto fu però che dovettero cedere e restituire il prezioso reperto. Da allora mantengono un atteggiamento di sdegnosa indifferenza venato ogni tanto da maligne insinuazioni sulla scarsa qualità del processo di conservazione della mummia.

E Ötzi continua a ridere.

Per accogliere il bottino, pardon l'illustre reperto scientifico, a Bolzano fu prestata in tutta fretta una sede acconcia utilizzando, beffa ulteriore, l'edificio costruito ai tempi della duplice monarchia per ospitare la Banca Nazionale e poi passato, come bottino di guerra, alla Banca d'Italia.

A questo punto Ötzi divenne veramente una star. Tatuato sul braccio di una delle più grandi star di Hollywood, conosciuto in tutto il mondo, oggetto di studi infiniti e infinitesimali, signore delle mummie in grado di accogliere in visita quelle provenienti da mezzo mondo e che arrivano a Bolzano per essere studiate a un apposito istituto. E poi i visitatori. Migliaia già nei primi mesi, ma poi tanti, tantissimi anche negli anni successivi, quando, secondo i soliti pessimisti, l'interesse si doveva già essere spento.

Ötzi, secondo solo al Mercatino, è diventato l'attrazione di una città che ha scoperto, negli ultimi vent'anni, di poter essere una meta turistica e non solo un luogo di passaggio. Le file che si allungano, estate e inverno, davanti all'entrata di via Museo hanno posto però anche il problema di trovare una nuova casa più spaziosa per la mummia.

A questo punto si alza il sipario sull'ultima rappresentazione in chiave tutta urbanistica. Naufragata la possibile intesa con il Signore degli edifici vuoti di Bolzano, Pietro Tosolini, proprietario dell'edificio dove è ospitata la Biblioteca Civica, si sono aperti altri possibili scenari.

Poteva mancare l'ingresso in scena del Tycoon Renè Benko, in evidente crisi di astinenza rispetto ai tempi nei quali a Bolzano spopolava l'hashtag #Benkocompratutto? Giammai! Ecco il lancio della proposta di trasferire Ötzi sul Virgolo, ciliegina sulla torta del progetto di valorizzazione benkiana della collinetta che sovrasta il centro di Bolzano. Altrettanto immancabile la fiera reazione dei commercianti del centro, che emettono fumo dalle narici solo a sentir pronunciare il nome Benko e che comunque sarebbero assai poco felici di vedersi scippare un'attrazione turistica che riempie anche bar, ristoranti e negozi. Ultimo sviluppo quello che riguarda l'offerta partita da un'altra corazzata economica. È l'Athesia, divoratrice di redazioni, che si candida ad ospitare la mummia in uno dei propri possedimenti di via Museo.

Mentre sul suo capo si incrociano le lame dell'ennesima contesa urbanistico-affaristica, Ötzi se la ride beato. Forse pensa a come sarebbe suggestiva, nel caso vincesse Benko, l'idea di un'enorme statua con le sue fattezze illuminata nella notte a segnare la strada ai viaggiatori in transito per Bolzano, con quel braccio steso, che, a voler essere maligni, ricorda un gesto poco commendevole.

E Ötzi ride.