Wirtschaft | Mobilità

Un buco di 370 milioni

Ecco quanto costa all’anno all’economia italiana ogni ora di ritardo dei Tir attraverso il Brennero per via dei blocchi austriaci. Lo dice uno studio di Confcommercio.
Autobrennero, A22
Foto: USP

La cifra è da capogiro: per ogni ora di ritardo dei Tir nell’attraversamento del valico del Brennero dovuto al blocco dei mezzi pesanti imposto dall’Austria, “la nostra economia paga più di 370 milioni di euro all’anno”. A rivelarlo sono il Rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio sui trasporti e la sostenibilità e il documento dell’Isfort sul sistema dei trasporti in Italia presentati oggi, 21 ottobre, a Cernobbio al 5° Forum Internazionale di Conftrasporto-Confcommercio.

Mentre l’Euregio riflette sulla strategia comune per gestire il traffico lungo l’asse del Brennero, Confcommercio insiste su una priorità: quella di migliorare l’accessibilità della barriera alpina completando gli interventi di potenziamento delle infrastrutture di attraversamento, e contrastando ogni politica di contingentamento unilaterale dei transiti su gomma. Le limitazioni ai mezzi pesanti al Brennero “fanno male all’ambiente e all’economia”, sottolinea ancora Confcommercio spiegando che l’interscambio commerciale del nostro Paese con l’intera Unione Europea (EU28) ammonta a circa 500 miliardi di euro all’anno e, secondo i dati di Uniontrasporti-Unioncamere, il 70% dei flussi import/export Italia-Europa passa attraverso le Alpi, con il Brennero che, da solo, assorbe un quarto dei transiti.

L’Austria non considera che un Tir con merce deperibile fermo inquina molto più di uno in movimento

“L’interscambio commerciale tra il nostro Paese e quelli del corridoio scandinavo-mediterraneo, di cui l’asse del Brennero è un segmento fondamentale, supera i 200 miliardi di euro l’anno - specificano gli addetti ai lavori -. Inoltre “in barba ai principi che l’hanno ‘ispirata’, l’Austria non considera che un Tir con merce deperibile fermo inquina molto più di uno in movimento. Ora invece sa bene che, chiudendo le porte alla libera circolazione di mezzi, mette a rischio almeno 30 miliardi di euro all’anno di esportazioni (quasi due punti di Pil) e viola un principio sancito dall’Ue”.