Cartoline da Tunisi
DÉGAGE! - “Vattene!”: il grido che nel 2011 ha cacciato Ben Ali torna sull'Avenue Bourguiba, cuore della rivoluzione. Stavolta però contro la ministra per “gli affari femminili” Sihem Badi. Un enorme corteo di donne l'accusa di tollerare la violenza sessuale. Una settimana fa una bambina di 3 anni è stata violentata in una scuola privata islamica. Sihem Badi si è rifiutata di aprire un'inchiesta per non dispiacere a EnnahDa, il partito religioso al potere. Ha anche dichiarato che “le donne devono evitare di provocare gli uomini”. Le donne hanno assalito il ministero con migliaia di scarpe in mano, lanciate alla fine contro le finestre della ministra. (Sihem Badi è famosa per la foto in cui nei giorni della rivoluzione “conquista” la stanza in cui Leila Trabelsi, moglie del dittatore, conservava 500 paia di scarpe di lusso. Il popolo sospetta che, spenti i riflettori, la Badi molte paia se le sia portate a casa).
FORUM – Il Forum Sociale Mondiale sbarca a Tunisi con 70 mila partecipanti da tutto il mondo e 4.500 organizzazioni non governative. Un successo per il paese della “rivoluzione dei gelsomini” alle prese con la costruzione di una società civile democratica. Magrheb, Libia, Egitto, Medio Oriente: è il Forum del Mediterraneo e dei suoi conflitti. I marocchini assalgono i Saharawi che chiedono l'indipendenza. I tunisini laici inneggiano al regime siriano di Bashar al-Assad, dicendo che la guerriglia è in mano alla Jihad. I Fratelli musulmani d'Egitto fanno a botte con i militanti democratici arrivati da piazza Tahrir. I docenti dell'università El Manar, che ospita il Forum, chiedono laicità nell'insegnamento, le loro studentesse il diritto di portare il velo a lezione. Il nostro concetto di “libertà” subisce traumi notevoli.
RIVOLUZIONE – Su cos'è una rivoluzione la nostra amica Salma, che ci ospita a casa sua, ha una sua personale esperienza. Vive in un palazzo coloniale di 16 appartamenti: 10 sono stati occupati senza titolo dopo la caduta del regime. “E' la rivoluzione!” dice Salma. Gli occupanti hanno derivato l'elettricità e l'acqua allacciandosi a fili e tubi dell'appartamento di Salma. “E' la rivoluzione!”. C'è stata una trattativa. Alla fine si sono messi d'accordo: dividono le bollette dei contatori in comune. “Anche questa è rivoluzione!” dice la madre di Salma. Il padre ci accompagna al campus e si imbestialisce per il traffico. Percorriamo sensi unici con un fiume di auto che arriva dalla direzione vietata. “E' la rivoluzione!”: nessuno più rispetta i sensi unici. Dal 2011 la Tunisia non ha un governo regolarmente eletto. “Ma questo – commenta – è come in Italia”.
GIUSTIZIA – Migliaia di tunisini hanno collaborato col vecchio regime, spiato, torturato, ucciso. Nel mese dei moti rivoluzionari ci sono stati oltre 200 morti, le cui foto vengono mostrate nel “corteo dei martiri”. Che fare coi colpevoli? La chiamano “giustizia di transizione”: vuol dire né amnistia, né condanna. Cercano una soluzione di “verità e riconciliazione”. Intanto la polizia militare presidia la capitale con camion pieni di soldati, blindati, cavalli di frisia e il filo spinato modello israeliano, quello cosparso di lame che tagliano come rasoi. Ogni edificio pubblico é presidiato. Nella settimana precedente il Forum è stata lanciata una «campagna muscolare»: 315 arrestati, di cui metà per turbativa dell’ordine pubblico e «comportamento immorale». Il rettore Hmaid Ben Aziza spiega che ad avere la polizia in casa ci sono abituati: “Un tempo per controllarci, ora per proteggerci. O almeno così dicono…”
DONNE – Ahlem Belhadj, docente di medicina, è presidente dell’«Associazione tunisina delle donne democratiche» che a Bolzano ha ricevuto il Premio Langer 2012. Per lei la rivoluzione è al bivio: far entrare nella nuova Costituzione i diritti delle donne o la Sharia? Il partito islamico EnnahDa, dice, vorrebbe rimandare a casa le donne – promettendo loro un «salario casalingo» se si dedicano a figli e anziani - vietare l’aborto, ridurre la donna a «complemento dell’uomo». Un arretramento enorme. «Le donne tunisine – spiega Ahlem- hanno avuto il diritto di voto vent’anni prima delle svizzere!».
VENDETTA - “Il diffondersi dell'islamismo è stata la vendetta degli uomini contro le donne”. Passeggio sul lungomare di La Goulette con la mia vecchia amica Giuliana Sgrena. La giornalista del “Manifesto”, che fu rapita in Iraq, si occupa da trent'anni di mondo arabo. Fin dai tempi di Bourguiba, il liberatore della Tunisia, le donne hanno avuto garantiti fondamentali diritti. Per esempio: pari salario a parità di lavoro per donne e uomini. Perfino settori industriali come il tessile sono occupati dalle donne. Ciò provoca da sempre il mal di pancia dei maschi che passano le ore tra nuvole di fumo nei bar a lamentarsi. Al crollo del regime è scattata la rivincita. Ma i problemi sociali restano irrisolti: “Gli islamisti stanno perdendo consenso” dice Giuliana, che la transizione le sta seguendo passo dopo passo.
SALAFITI – Incontro Alex Zanotelli sui gradini dell’università. La sua è una voce tra le più ascoltate del Social Forum. “La rivoluzione – dice - rischia di essere scippata dal fanatismo religioso”. Ma com'è possibile? “Tra gli strati sociali poveri l’Islam era già molto radicato” spiega Alex. Questa è stata la rivoluzione “del pane e della dignità”, ma finora non ha neppure affrontato la questione della povertà. Qui si sono inseriti i salafiti, con la pratica della fratellanza musulmana e dell’elemosina. Hanno costruito reti sociali di protezione in un momento in cui lo stato si é sfaldato e la crisi divora salari e posti di lavoro. Hanno ricevuto ingenti finanziamenti da Qatar e Arabia Saudita, ricchi di petrodollari e stretti alleati degli Stati Uniti. Il paradosso: l'America si costruisce da sola il proprio nemico.
DIGNITÀ – La «Marcia per i diritti e la dignità» del Forum si conclude allo stadio El-Menzah e qui prende la parola una grande donna d’Africa: Aminata Traoré, ex ministra del Mali indipendente. «Anche noi 20 anni fa avemmo la nostra rivoluzione democratica e anche noi, oggi, siamo schiacciati tra la guerriglia islamista e l’occupazione dei francesi, cui non interessa la nostra libertà, ma le nostre risorse. La democrazia non regge se non si sconfigge la povertà. La medicina contro il fondamentalismo é la dignità sociale!». Nel vento freddo che alla sera piega le palme di Tunisi il musicista brasiliano Gilberto Gil canta Bob Marley, i ragazzi e le ragazze si stringono gli uni agli altri per scaldarsi in attesa che torni il caldo e, col caldo, il profumo dei gelsomini.
QUATTRO STAGIONI – “Marzo, mese pazzo, a Tunisi in un giorno tutte e quattro le stagioni!” ci avverte Salma. Andiamo da sua cugina Oueidane, presidente dell'associazione tunisini in Italia, docente al Politecnico di Milano. Si arrabbia: “Voi europei siete sempre pronti a entusiasmarvi e poi subito dopo a deludervi! Ora vedete islamisti dappertutto. Il velo era vietato dalla dittatura, vi pare strano che le donne pretendano la libertà d'indossarlo? Per voi solo l'opposizione laica era quella buona, ma Ben Ali era laicista e i più perseguitati erano i musulmani. Siamo in una transizione: ci date tempo, per favore? E soprattutto: credete in noi!”. Nell'ultima nostra serata tunisina Oueidane strapazza tutto quello che ci pareva di aver capito. Marzo pazzo a Tunisi: in un giorno, tutte e quattro le stagioni.
Foto di Raffaela Vanzetta
* Riccardo Dello Sbarba è Consigliere provinciale dei Grüne/Verdi/Verc
Revolution gewonnen und die Errungenschaften derselben verloren?
Interessante Texte und Bilder aus Tunesien. Ich hoffe inständig daß es den Tunesiern gelingt die Errungenschaften der Revolution zu verteidigen; speziell wenn ich an die Situation der Frauen denke; und daß es eben nicht so kommt wie in Ägypten; daß also praktisch die Scharia als verbindliches Gesetz 'für alle' eingeführt wird. Der Westen hat vielleicht geglaubt daß der twitternde, blogende Intellektuelle und zudem englischsprechende Protestierer auf dem Tahrirplatz für Ägypten steht. Und nun? Die Intellektuellen oben die mit ihrem Idealismus viel zum Sturz Mubaraks beigetragen haben haben nun zum Dank ein islamistisches Quasiregime bekommen, mit einem nun islamistischen Präsidenten und einem per quasi Volksentscheid eingeführten auf der Scharia basierenden Rechtssystem. Die Intellektuellen oben sind nun zurecht zutiefst enttäuscht und Viele von Denen verfluchen jenen Tag an dem sie gegen Mubarak aufgestanden sind. Wie aber im Artikel auch durchscheint; Tunesien ist anders und war immer schon liberaler als andere Arabische Staaten; das nährt Zuversicht.