Dicono che dopo nulla sarà come prima. Eppure vorrei scommettere che qualcosa, a Bolzano, non cambierà neppure nell’ormai mitica era post virale: il mercato immobiliare. Gli appartamenti continueranno a costare, in centro come in periferia, più che in qualsiasi altra città italiana che non abbia una rilevantissima vocazione turistica. Gli affitti resteranno proibitivi per chiunque non possa contare su redditi da nababbo.
È così da decenni e così resterà. Solo che adesso questa costante, che non ammette eccezioni e non consente variabili, verrà a ricadere su un tessuto economico e sociale che invece dovrà scontare gli effetti di una batosta della quale ancora, probabilmente, non riusciamo a percepire i contorni. L’economia si è praticamente congelata e la ripartenza, quando avverrà, sarà graduale e faticosa come l’incedere di un convalescente che prima di ammalarsi scalava le montagne e che, rimessosi in piedi, ha il fiatone anche solo per fare un piano di scale. Il settore turistico, con tutto l’indotto che si trascina appresso, dovrà fare i conti con un blocco che si trascinerà per mesi e mesi. Mancati guadagni, posti di lavoro che andranno in fumo. Così il commercio, l’artigianato, una parte rilevante dell’industria. Gli affitti resteranno gli stessi, sempre ammesso che alla proprietà edilizia non salti in mente di aumentarli come ha fatto in passato. Ci saranno sfratti e ci saranno, sicuramente, altre saracinesche abbassate, in centro come in periferia. Nessun problema per i signori del mattone. Se un appartamento o un negozio sono senza inquilino possono restare vuoti per un tempo indefinito.
A Bolzano, nella zona di piazza Mazzini, e faccio solo un esempio tra i tanti, ci sono negozi vuoti da almeno quarant’anni. Nel centro città, dove al passaggio dei bolzanini si somma quello dei turisti, ci sono un paio di gallerie dove le vetrine non riflettono più nulla ormai da anni. Dietro la facciata delle nuove scintillanti realizzazioni urbanistiche, ci sono, in diversi quartieri della città, i buchi vuoti con migliaia e migliaia di metri cubi abbandonati a sé stessi.
È un fenomeno che nessuna amministrazione è mai riuscita a quantificare nella misura esatta. È un discorso che piace poco a chi controlla il mercato immobiliare perché contraddice palesemente l’assunto secondo il quale, a Bolzano, i prezzi sono alti perché la domanda supera largamente l’offerta. Può darsi che questo sia avvenuto in passato, quando la città è stata bloccata urbanisticamente per un paio di decenni, a causa di un durissimo contrasto etnico e politico che però è materia del passato. Bolzano ha pagato e paga un duro prezzo per quelle vicende. Le case che nel capoluogo non si trovavano o che ancor oggi si trovano a prezzi francamente esagerati, sono state invece realizzate con un mercato immobiliare più ragionevole nei paesi del circondario. Laives, Bronzolo, Terlano, per citarne solo alcuni sono i luoghi dove hanno dovuto rifugiarsi coloro che non potevano permettersi il lusso di una casa di proprietà o in affitto al capoluogo. Il risultato sono le colonne di pendolari che ogni giorno assediano la città e che per esser ridotte richiedono potenti investimenti di pubblico denaro.
Intanto, a Bolzano, gli uffici, gli appartamenti e i negozi restano vuoti, o se vengono occupati impongono un esborso mensile che taglia le gambe alle imprese e alle famiglie. A calmierare il mercato la presenza dell’edilizia sociale e delle cooperative che però non riescono ad arrivare oltre certi limiti. La politica dei contributi per la casa, largamente praticata negli ultimi decenni, si è tradotta in un mero trasferimento di denaro dalle casse pubbliche alle tasche dei soliti noti. E dal conto restano esclusi gli immobili commerciali.
Certo nel novero sono compresi, come ha subito ricordato in questi giorni l’associazione di categoria, anche i piccoli proprietari che contano sulla pigione di un appartamento o di un negozio come su un reddito indispensabile per la propria sopravvivenza, ma non dovrebbe essere difficile individuarli e salvaguardare i loro legittimi diritti. Dall’altra parte della barricata restano coloro che possono impunemente affrontare i costi di una tassazione degli immobili lasciati vuoti, con relative spese di mantenimento anche per anni ed anni pur di non essere costretti ad abbassare le pretese. Una robusta tassazione dei grandi patrimoni immobiliari, con particolare riferimento a quelli lasciati vuoti, può sicuramente costituire, oltre che un sollievo per le casse pubbliche, anche un serio incentivo a rimettere sul mercato gli immobili a prezzi più decenti, ma, e siamo sempre al caso limite di Bolzano, non è la soluzione totale del problema.
Occorre ripensare globalmente la politica della casa e del patrimonio immobiliare in genere. Se è vero, come affermano le associazioni dei commercianti e degli artigiani, che i prezzi altissimi della vita nel capoluogo altoatesino, sono dovuti in buona parte proprio al peso che esercita sui bilanci delle aziende la voce dei canoni di locazione, queste nuove politiche potrebbero tradursi anche in un calmiere che diviene di un’urgenza totale nel momento in cui molte famiglie dovranno fare drammaticamente i conti con una crisi dalle caratteristiche e dalla durata imprevedibili.
Non sarebbe male che coloro che allo sviluppo di un nuovo modello di questo genere sono deputati, approfittassero di questa sospensione degli impegni quotidiani per ragionare seriamente sui temi che andranno affrontati e risolti una volta che l’emergenza sarà passata.