Gesellschaft | Salute e obblighi

Mascherine à la carte & dintorni

L’utilizzo delle mascherine è o meglio sarebbe obbligatorio ma, di fatto, c’è spazio alle… interpretazioni, soprattutto sulle piste ciclabili. E i fumatori…
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
20200514_171442.jpg
Foto: Michele De Luca

Vediamo un po’. Nell’ordinanza presidenziale del 2 maggio al punto 2 si legge: "che, allorquando si è all’esterno della propria abitazione per uno spostamento o per un’attività consentita e vi sia la possibilità di incontrare persone che non appartengano al proprio nucleo familiare convivente, le persone adulte e quelle in età scolare debbono utilizzare protezioni delle vie respiratorie. Per i bambini non in età scolare, il predetto accorgimento è raccomandato."

La questione quindi è piuttosto chiara ma veniamo ora al punto 8 dell’ordinanza presidenziale dove si legge: (…) è consentito svolgere attività sportiva, tra cui rientra la pesca sportiva, e attività motoria, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno tre metri. Rientrano nell’attività motoria consentita, oltre alle passeggiate, anche il jogging (passeggio in forma di corsa a passo lento) e l’uso della bicicletta. Sono in ogni caso da rispettare le distanze interpersonali di sicurezza ed è necessario coprirsi naso e bocca in vicinanza di altre persone. (...)

Qui le cose si complicano. O, meglio, si entra nel campo di quella “interpretazione personale” che ovviamente va in collisione con quanto previsto al punto 2. Forse sarebbe opportuno che si chiarisse meglio, una volta per tutte, come bisogna comportarsi. La butto lì come appunto per il legislatore provinciale.

Da quando si possono nuovamente utilizzare le piste ciclabili, infatti, noto questi comportamenti che non sono mutati dalla loro riapertura. C’è poco da fare, i tre metri sono praticamente impossibili da mantenere incrociando altri/e ciclisti/e, quindi la mascherina et similia sono, da come capisco, da portare. Certo, mi son dovuto abituare anch’io prima con lo scaldacollo, adesso con la mascherina, quindi si tratta solo di abituarsi (almeno così è stato per me) e talvolta di non esagerare con il ritmo.

Dalle mie osservazioni empiriche :

- diciamo che il 30% si attiene alla regola di tenere coperto naso e bocca tramite mascherina o scaldacollo e che li tira su quando incrocia qualcuno in senso opposto (ma sono pochi, eh… troppa fatica il su e giù, evidentemente);

- poi c’è la categoria dei “nasali” cioè di coloro che la maschera la tengono sulla bocca ma non sul naso, diciamo un buon 30%;

- arriviamo alla categoria del “mento mascherinato”, ossia della mascherina, un 20% che protegge… il mento lasciando fuori bocca e naso;

- un altro 10% ha lo scaldacollo e lo usa come… scaldacollo, col piffero che tale categoria di ciclisti lo alzi su bocca e naso incrociando altri;

- infine, nell’ultimo 10%, la categoria dei Marchese del Grillo, ossia coloro che proprio non hanno alcuna protezione, in poche parole che se ne sbattono, solitamente gli “amatori-professionisti-atleti”, non di rado dalla faccia incupita, tirata per lo sforzo e incazzosa, ancor di più quando li guardi con una certa riprovazione e ti chiedi per quale ciufolo di idea non portino nulla e fra l’altro non di rado son sempre gli/le stessi/e.

Le categorie si ritrovano, per inciso, in ogni fascia d’età, quindi tale fattore è ininfluente, alla pari del genere.

Di controlli proprio non ne ho visti ma non si può certo piazzare un rappresentante delle forze dell’ordine ad ogni km di ciclabile. Certo è che basterebbe un attimino più di responsabilizzazione a livello personale ma evidentemente cosa fare pare non sia stato compreso bene.

Poi arrivano i pedoni sulla ciclabile, ma le categorie sopra indicate corrispondono. Ho notato che più ci si avvicina ai centri abitati grandi, più l’obbligo del “mascherinamento” viene attuato. Invece in prossimità dei centri più piccoli pare ci sia più “libertà” di fare... quel cavolo che si vuole.

Sia sulla ciclabile che in città si trovano i “runner”, “jogger”, podisti o come caspita li si voglia chiamare. Anche in questo caso interpretazioni à la carte, fino ad arrivare alla “mascherina da braccio”, fotografata sul Lungotalvera Isarco qualche giorno fa. La foto non tragga in inganno, in quanto era transitato ansimante così fra le non poche persone presenti sulla passeggiata.

Categorie a parte, e so che adesso farò arrabbiare non pochi, i/le fumatori/trici. Ecco, a loro dell’obbligo di portare la mascherina proprio non gliene può fregar di meno. O in bici o a piedi, ecco per loro l’obbligo termina quando si accendono la sigaretta per impestare l’ambiente circostante e poi riprende quando hanno finito di fumare. Peccato che la mascherina non filtri gli “effluvi” composti da catrame e x-sostanze che tocca inspirare a chi ci transita vicino. Fulminatevi, per cortesia.

C’è solo da sperare che l’attuale trend di decrescita del virus continui e qui incrocio solo le dita. Che non pochi non abbiano capito o non vogliano capire, beh evidentemente fa parte del menefreghismo imperante, mancanza di buonsenso e di una certa ignoranza da società “2.0” che sa tutto ma che poi, in realtà, sa poco o nulla. Con buona pace del “saremo migliori”, “dopo sarà un’altra cosa” e via discorrendo, purtroppo. Ma chi crede ancora a ‘ste favole sorte durante il confinamento (“lock-down”)?