Alto Adige: torna la zona rossa, a metà
L’autonomia altoatesina sul contrasto al coronavirus fa meglio rispetto alle altre regioni d’Italia e persino d’Europa. Ma deve “arrendersi” alla classificazione nazionale (la zona rossa) e a quella analoga a livello comunitario (zona rosso scuro) per due motivi: il rischio dell’impugnazione da Roma e soprattutto la paura di perdere i ristori per le aziende. È il messaggio di Arno Kompatscher, che al termine della lunga seduta di giunta ha annunciato la nuova ordinanza in arrivo (giovedì la firma, da domenica 31 in vigore). Torna la zona rossa, anche se “a metà”: bar e ristoranti saranno chiusi tutto il giorno, aperti negozi e servizi alla persona, cioè parrucchieri e estetisti. Per le scuole non sono state annunciate misure, salvo lo screening per 25mila studenti delle superiori (anche per salvaguardare la ripresa delle lezioni in presenza).
Nel frattempo, l’Alto Adige continuerà a lottare presso il governo e Bruxelles per vedersi riconosciuta la propria “strategia vincente”, quella basata sull’alto numero di tamponi. Che però non è ancora valorizzata né dai criteri nazionali né da quelli Ue, che “non considerano il numero di tamponi per centomila abitanti ma solo i positivi”. “Lotteremo per avere questo riconoscimento” aggiunge il governatore. C’è poi la promessa condivisa con Philipp Achammer su nuovi, decisi aiuti economici per le aziende. Riguardo allo sci, il protocollo per aprire gli impianti è stato definitivamente approvato, ma “per ora resta lettera morta” causa diffusione del contagio.
Non perdere i ristori
“La provincia autonoma di Bolzano - argomenta il Landeshauptmann - con successo ha seguito una strategia che si è discostata a livello nazionale e da tante regioni europee. Abbiamo fatto molti più test e tamponi, incluso il test di massa. Questo ci ha permesso di aprire diverse attività economiche tutelando allo stesso tempo il sistema sanitario”. La “bontà” della strategia altoatesina però si scontra con i criteri decisi ad altri livelli istituzionali. Il ministero della salute ha inserito Bolzano tra le zone rosse, la Ue lo ha fatto nella zona “rosso scuro”. Discostarsi da tali valutazioni apre a contenziosi legali e soprattutto economici.
L’Alto Adige fa meglio di altri, in Italia e Europa. Ma in attesa di vedere riconosciuta la nostra strategia non possiamo perdere i ristori (Arno Kompatscher)
“C’è il tema delle impugnazioni e dell’esclusione dai ristori - continua il presidente -. Questo rischio non lo possiamo correre. Pertanto, anche considerato che la situazione epidemiologica non è cambiata molto dal 7 gennaio, abbiamo deciso di introdurre misure più severe da domenica. Bar e ristoranti rimarranno chiusi tutto il giorno e nell’ordinanza inseriremo una raccomandazione, di portare la FF2 nelle situazioni a rischio, con più persone all’interno di locali chiusi o nel trasporto pubblico”. Nei fatti è un dietrofront, l’ennesimo che segue una precedente fuga in avanti. L’ordinanza avrà effetto per due settimane e trova il plauso della Cgil/Agb (“Bene le misure per evitare la zona rosso scuro”).
Raccomandiamo l’utilizzo delle mascherine FFP2 nei locali chiusi affollati e su autobus e treni
Allo stesso tempo Bolzano lotterà per vedersi riconosciuta una modifica dei criteri, compreso quelli europei che secondo il governatore penalizzano l’Alto Adige: “È ovvio che noi trovando tanti positivi grazie ai tamponi, siamo penalizzati”.
Screening alle superiori e aiuti economici
Achammer si è soffermato sia sui prossimi screening che sugli aiuti straordinari rispetto alle risorse già mobilitate dal bilancio provinciale approvato. “Abbiamo dato l’ok allo screening nelle scuole superiori, dove sappiamo che l’incidenza è più elevate rispetto ad elementari e medie” dice l’assessore, competente su sviluppo economico ma anche sull’istruzione di lingua tedesca. Il traguardo fissato è 25mila giovani da testare.
Screening, nelle scuole superiori testeremo 25mila giovani (Philipp Achammer)
Sugli aiuti economici, destinati alle aziende locali stremate per un’emergenza che non sembra finire, la giunta promette che “arriveranno con certezza”. Tre i pilastri individuati del pacchetto. Primo, gli aiuti diretti alle imprese. Secondo, le misure erogate tramite banche e cooperative di garanzia. Terzo, “un programma congiunturale di investimenti nei settori di importanza strategica per l’Alto Adige”. Il totale delle risorse includerà le disponibilità finanziarie che saranno negoziate con il governo centrale. “Daremo garanzie anche ai precari, penso ai lavoratori stagionali in difficoltà in un momento in cui la stagione invernale non c’è”, conclude Achammer.
Aiuteremo le nostre aziende con nuove risorse. Anche i precari e gli stazionali del turismo invernale
La beffa - forse prevedibile - è che le regole per far riaprire gli impianti da sci ci sono, le ha approvate infine la conferenza Stato-Regioni. “Ma sono lettera morta, dato che la diffusione del contagio non consente la riapertura” puntualizza Kompatscher. La speranza è per la data del 15 febbraio, ma si vedrà.
Aha, ich verstehe, wir
Aha, ich verstehe, wir schließen nicht wegen Corona, sondern diesmal wegen der Hilfsleistungen des Staates, die es am Ende sowieso nicht geben wird. Abstrus!
1. Bei den derzeit hohen
1. Bei den derzeit hohen Zahlen kann man leider nicht erwarten, dass die Schließung der Gastronomie zu einer deutlichen Senkung der Wocheninzidenz führt. Vielleicht kommt man von derzeit 600 auf 450 oder 400, viel mehr wird leider nicht drinnen sein.
2. Eine „Empfehlung“, FFP2-Masken zu tragen, wird nichts bringen. Diejenigen, die schon bisher solche Masken getragen haben, werden das auch weiterhin tun. Die anderen werden ihr Verhalten aufgrund einer Empfehlung nicht ändern.
3. Angesichts von bisher 110 Toten allein im Jänner finde ich es reichlich unangebracht, von einer erfolgreichen Strategie der Landesregierung zu sprechen.
4. Es wird so getan, als ob Südtirol weit und breit am meisten testet. Ein Blick nach Österreich zeigt, dass das nicht stimmt. Südtirol hat in den letzten sieben Tagen ca. 47.000 Tests (PCR + Antigen) gemacht (Quelle: https://sabes.it/de/news.asp). Im Verhältnis zur Einwohnerzahl würde das in Österreich ca. 780.000 Tests entsprechen. Österreich hat aber in den letzten sieben Tagen sogar mehr Tests gemacht, nämlich ca. 924.000 (PCR + Antigen) (Quelle: https://orf.at/corona/daten/oesterreich).
5. Es ist grundfalsch, davon auszugehen, dass man das Coronavirus „wegtesten“ kann. Entscheidend ist vielmehr, dass man auf die positiven Tests reagiert und Kontaktnachverfolgung macht. Contact tracing wird in Südtirol aber wenig bis gar nicht gemacht.
6. Fazit: Es sieht düster aus für die nächsten Monate.
Antwort auf 1. Bei den derzeit hohen von Thomas Unterwinkler
Sie haben das gut formuliert:
Sie haben das gut formuliert, Thomas U.: "Es ist grundfalsch, davon auszugehen, dass man das Coronavirus „wegtesten“ kann."
Die Landesregierung polemisiert mit dem Trentino, dass sie, weil sie weniger testen, auch besser eingestuft sind. M.E ist aber wohl ausschlaggebend, wie viele Menschen erkranken, ins Krankenhaus müssen und schließlich auf die Intensivstation. Das scheinen die Parameter der Südtiroler Landesregierung zu sein. Und ich denke, diesbezüglich sind die Zahlen im Trentino auch niedriger sind.
"L’Alto Adige fa meglio di
"L’Alto Adige fa meglio di altri, in Italia e Europa." Gibt es da nicht so ein nettes Sprichwort von wegen Selbstlob stinkt? Würde es Südtirol wirklich um so vieles besser machen als der Rest der Welt, dann sollten die Ansteckungszahlen genauso wie die Hospitalisierten und die Toten doch hinuntergehen? Woran bitte kann ein unparteiisch Außenstehender ablesen, dass der Südtiroler Sonderweg besser ist? In Punkto Massen-Screening der Oberschüler darf ich darauf hinweisen, dass meine Schwester in Österreich bereits die ersten Tests-Kits bekommen hat, um ihre Tochter wöchentlich am Montag selbst zu Hause zu testen, bevor sie in die Schule geht. Das von Achammer angekündigte Modell Massentest für Oberschüler ist leider nur eine Momentaufnahme, die langfristig keinen sicheren Schulbetrieb garantieren wird. Schade, dass wir in den letzten Wochen um die FFP2-Masken an den Schulen erst kämpfen mussten - laut Bildungsdirektion wären ja die chirurgischen anscheinend ausreichend gewesen. Die Ansteckungen, die ich selbst in den letzten zwei Wochen vor Ort beobachten konnte, sprechen da klar eine andere Sprache. Die Chance, nach den Weihnachtsferien mit noch zwei, drei Wochen harten Lockdown die Zahlen weiter zu drücken, wurde vertan. Laut römischen Bestimmungen müssten in den roten Zonen die Oberschulen generell im Fernunterricht geführt werden. Ich frage mich, wer dann eigentlich für eine Ansteckung am Arbeitsplatz haftet. Übernimmt die Landesregierung diese Verantwortung?
"La provincia autonoma di
"La provincia autonoma di Bolzano - argomenta il Landeshauptmann - con successo ha seguito una strategia che si è discostata a livello nazionale e da tante regioni europee."
Wie wird der Erfolg der Strategie gemessen?
Die Anzahl der Infektionsfälle, Krankenhausbelegung oder Todesfälle kann es jedenfalls nicht sein.
Antwort auf "La provincia autonoma di von Don Quijote
Lieber spanischer Ritter,
Lieber spanischer Ritter,
vielleicht damit, dass zig tausende Menschen und Betriebe wenigstens ein wenig arbeiten durften, um die extremen wirtschaftlichen Folgen halbwegs überstehen zu können.
Antwort auf Lieber spanischer Ritter, von simon tinkhauser
Und wie stehen wir da im
Und wie stehen wir da im Vergleich zu anderen Regionen und Ländern?
Wenn Südtirol von der EU als Hochrisikogebiet eingestuft wird. dann ist das wohl auch kein Erfolgsfaktor, der die Millionen Euro verschlingende Strategie der Massentests rechtfertigen würde, anstatt auf eine sinnvolle Personenkontakt-Nachverfolgung zu setzen.
Spanien lässt grüßen!
Antwort auf Und wie stehen wir da im von Don Quijote
Genau.
Genau.
Und wenn man so schaut, wie es andere Länder machen/gemacht haben, scheint es sehr danach auszusehen, dass man von hohen Infektionszahlen nur sehr langsam und mühsam wieder runterkommt, und deutlich besser dran ist, wenn man die Zahlen gleich nicht so hoch steigen lässt.
Ist die südtiroler Strategie wirklich die bessere, alles offenzulassen, um dann wieder irgendwann alles zumachen zu müssen, und dann lange zu brauchen, um wieder runterzukommen, oder sollte man vielleicht gleich darauf achten, dass die Zahlen nicht so hochgehen, wäre das mittelfristig vielleicht der bessere Weg, vor allem, wenn man bedenkt, dass das dunkelrote Südtirol ja möglichst richtung Sommer, besser noch früher, wieder Touristen haben will, und auch Tourismus braucht?
Vielleicht noch zwei, drei Monate mit strengeren Maßnahmen arbeiten, und dann kann eh langsam wieder mehr im Freien (bars) stattfinden, wo die Ansteckungswahrscheinlichkeit deutlich geringer ist?
Und sollte man den Krankenhäusern, und da vor allem den Ärzten und dem Pflegepersonal vielleicht so viel Luft lassen, dass sie atmen können, und auch alle anderen Eingriffe und Untersuchungen möglich sind?
So hart es für Gastronomie etc. im Moment ist, wenn sie schon wieder zumachen müssen, ich könnte mir vorstellen, dass es mittelfristig für alle besser ist, jetzt strenger zu sein (so wie es auch alle umliegenden Länder machen), um dann wieder aufmachen zu können.
Halbherzige Maßnahmen bringen wohl eher wenig ...
Und viel Testen ist gut, aber testen kann keine Ansteckungen verhindern!
Antwort auf Genau. von Schorsch Peter
Wenn man den Krankenhäusern
Wenn man den Krankenhäusern Luft verschaffen möchte, dann sollte man sich gezielte Strategien überlegen, die Älteren zu schützen / in die Pflicht nehmen, sich zu schützen.
Da gut 2/3 der Covid Patienten im Pensionsalter sind, bringt es dem Krankenhauspersonal wenig Entlastung, wenn man der arbeitenden Bevölkerung ihre Lebensgrundlage nimmt und den Kindern ihre Zukunft.
Dieser Weg ist ein Irrweg und wird tausendemal so viele Lebensjahre vernichten als er zu retten glaubt, denn Armut, Arbeitslosigkeit und schlechte Bildung gehen mit einer deutlich verkürzten Lebenserwartung einher.
Antwort auf Wenn man den Krankenhäusern von Martin Koellen…
Das mit dem Schutz der
Das mit dem Schutz der vulnerablen Gruppen ist in der Theorie richtig, aber in der Praxis nicht durchführbar. Es ist allein schon schwierig, die Gesunden und die Gefährdeten zu identifizieren und zu trennen. Außerdem ist in westlichen Industrieländern der Anteil älterer oder vulnerabler Menschen sehr hoch (in Deutschland geht man geht von etwa 40% der Bürger aus; allein ca. 22% der Bürger sind über 65 Jahre alt; dazu kommen Patienten mit bestimmten Erkrankungen wie Krebs, die die Sterblichkeit von Covis deutlich erhöhen).
Siehe dazu auch:
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)3215…
„Prolonged isolation of large swathes of the population is practically impossible and highly unethical. Empirical evidence from many countries shows that it is not feasible to restrict uncontrolled outbreaks to particular sections of society. Such an approach also risks further exacerbating the socioeconomic inequities and structural discriminations already laid bare by the pandemic. Special efforts to protect the most vulnerable are essential but must go hand-in-hand with multi-pronged population-level strategies.“
Der Hoffnungsschimmer in diesem Zusammenhang ist die Impfung, da es vielleicht schon möglich sein wird, bis zum Sommer 40 % der Bevölkerung (eben die sog. Vulnerablen) zu impfen.
Antwort auf Das mit dem Schutz der von Thomas Unterwinkler
Es mag andere Risikogruppen
Es mag andere Risikogruppen geben, aber wenn man durch Massnahmen, die 25% der Bevölkerung betreffen eine 75% Entlastung der erzielen könnte, ist es eigentlich highly unethical dies nicht zu tun.
Auch bei den (Corona) Todesfällen waren in der Astatstudie März-April 20 89% über 70 Jahre und nur 1.7% unter 60 Jahre alt.
Deshalb begrüße ich auch die südtiroler Entscheidung, die Ältesten zuerst zu Impfen.
Antwort auf Es mag andere Risikogruppen von Martin Koellen…
Weil Sie die Ethik ansprechen
Weil Sie die Ethik ansprechen: Ich erinnere mich, dass sei es der deutsche Ethikrat sowie auch der Südtiroler Moraltheologe Lintner sich in Medien dahingehend geäußert haben, dass der Schutz der Alten und das vermehrte Sterbensrisiko keine alleinige Priorität haben darf. Man müsse abwägen zwischen dem Schutz der Alten und den längerfristigen gesellschaftlichen und wirtschaftlichen Schäden und den negativen Auswirkungen auf die gesamte Gesellschaft.
Ich glaube mitgekriegt zu haben, dass man in Altersheimen und auch im Krankenhaus annähernd das praktiziert. Ich meine, dass man den Wunsch der Betroffenen hört, ob die Kranken noch ins Krankenhaus wollen oder lieber in ihrer vertrauten Umgebung sterben. Es gibt Menschen die sich in ihrer Patientenverfügung entsprechend geäußert haben. Oder dass die Krankenhausärzte eine entsprechende Triage machen und verschieden Patienten gar nicht mehr in die Intensivstation verlegen, sondern sterben lassen.
Antwort auf "La provincia autonoma di von Don Quijote
Mich würde auch das Ziel der
Mich würde auch das Ziel der Strategie interessieren. Bis in den Herbst hinein infektionszahlenmäßig so dahinzujonglieren, dass die Krankenhäuser es gerade so schaffen, die Kranken zu versorgen?
Das heißt dann aber auch, dass in dieser Zeit keine Touristen kommen können, was riesigen wirtschaftlichen Schaden anrichten würde.