Politik | pace ed ecologia

L'archivio Langer cerca casa

Il lascito di Alexander Langer posto sotto tutela dal Landesarchiv. Ma per ora resta nella sede della Fondazione. “Ne garantiremo il futuro”, assicura Giorgio Mezzalira.
Archivio Langer
Foto: Fondazione Langer

Adriano Sofri, nella sua “piccola posta” quasi quotidiana su facebook, trattiene a stento la gioia. “Il ricchissimo archivio personale di Alexander Langer”, scrive, “è stato posto sotto la tutela della soprintendenza ai beni culturali della Provincia autonoma di Bolzano, con un decreto della responsabile, Karin Dalla Torre Pichler. L’archivio copre l’intero arco della vita di Alex, 1946-1995, e sarà gestito e promosso insieme dalla Fondazione Langer, che dal 1999 l’ha raccolto e inventariato, dall’Archivio provinciale di Bolzano (Landesarchiv, ndr) e dalla Fondazione Museo Storico del Trentino”. “Alex teneva”, prosegue Sofri, “una meticolosa registrazione della sua attività pubblica – compresa una leggendaria attenzione a documentare ogni spesa, fino al biglietto di tram – e curava l’abitudine alla scrittura personale: era un famoso scrittore di cartoline illustrate”.

 

Il lascito archivistico del politico ecologista e pacifista conservato dalla Fondazione, spiega l'Archivio provinciale, “mette in luce lo sviluppo personale di uno dei principali intellettuali e politici di opposizione sudtirolesi, riflette i cambiamenti sociali in Alto Adige e in Italia a partire dalla fine degli anni ‘60 e offre numerosi spunti per la ricerca sull’ambiente politico ed ecosociale regionale, in particolare nel periodo tra gli anni ‘70 e ‘80”. “Un riconoscimento importante” sottolinea lo storico Giorgio Mezzalira della Fondazione Alexander Langer.

salto.bz: L'archivio Langer è stato sottoposto a vincolo di tutela. Del suo futuro si discute almeno da una decina d'anni. Cosa significa questo passaggio?

Giorgio Mezzalira: Nella sostanza, la dichiarazione dell'archivio di Alex come archivio di notevole interesse storico da parte della Soprintendenza ai beni culturali dell'Alto Adige è un riconoscimento del valore di questo lascito. È un'attestazione che segue d'altra parte un altro riconoscimento importante dell'archivio, ovvero la dichiarazione di particolare interesse da parte della Soprintendenza archivistica del Trentino-Alto Adige e del Veneto, perciò “nazionale”.

Perché sono così importanti?

La loro importanza sta innanzitutto nella possibilità che la Fondazione Langer possa accedere a dei finanziamenti che riguardino la valorizzazione dell'archivio, ma anche e soprattutto – in quest'ultimo caso – iniziare una collaborazione importante con l'Archivio provinciale di Bolzano ai fini delle ricerche e di altri progetti che possono essere sviluppati attorno all'archivio. E che sono l'elemento discriminante, per la Fondazione Langer, di un eventuale deposito dell'archivio.

Quindi, se questa collaborazione si consolidasse, non esclude una collocazione fisica definitiva all'interno dell'Archivio provinciale?

Questa collaborazione si sta allargando alla Fondazione del Museo Storico del Trentino, con cui abbiamo interloquito e che ha dimostrato particolare sensibilità al lascito di Alex. Il “cantiere aperto” sull'archivio Langer ci permette oggi di mettere insieme diverse realtà e interessi, istituzioni ed enti che sull'archivio stanno investendo anche in termini di valorizzazione del fondo.

Con queste tre realtà – la Fondazione Langer, l'Archivio provinciale di Bolzano e la Fondazione Museo Storico del Trentino – ci sembra di aver trovato una buona piattaforma per un accordo futuro di collaborazione. Quando sarà il tempo di un deposito, si troverà la sede idonea – che potrà essere anche l'archivio provinciale di Bolzano, che già nel 2001 finanziò l'inventariazione del fondo.

Per ora l'archivio Langer resta nella vostra sede di via Bottai a Bolzano?

Abbiamo sempre pensato che si trattasse di trovare, per il futuro, un luogo consono. Non sappiamo quale sarà il futuro della Fondazione e visto che l'archivio è un patrimonio preziosissimo di pensiero per diverse ragioni, abbiamo valutato quale fosse la collocazione migliore. Non cerchiamo solo una sede idonea, dove depositare queste carte, per poi magari essere dimenticate o lasciate alla polvere, ma anche di trovare le condizioni che permettano di essere consultate e valorizzate, con ricerche, approfondimenti, digitalizzazione delle carte. Nelle dichiarazioni istituzionali leggo l'interesse e il rilancio di quest'ipotesi di valorizzazione attraverso la ricerca.

Per noi è un passaggio importante: crediamo che l'archivio debba essere il punto di partenza per allargare la rete dei soggetti, delle persone, ma anche degli enti che possano valorizzarlo al meglio.

La sede della Fondazione Langer è uno spazio adatto per un archivio storico?

È casa sua, ma guardando al futuro, siamo consapevoli che conserviamo un patrimonio di assoluta importanza che va preservato nel tempo. In prospettiva, crediamo di dover individuare il luogo affinché nel futuro prossimo queste carte non finiscano nelle cantine di qualcuno, ma siano conservate e accessibili al pubblico. Un'istituzione archivistica è naturalmente vocata a questo. Abbiamo trovato nell'Archivio provinciale di Bolzano un partner importante.

 

Cosa contiene materialmente l'archivio?

Il fondo raccoglie in gran parte la documentazione di Langer al Parlamento europeo – con tutti i suoi dossier – ma contiene anche documenti precedenti, da Offenes Wort passando per i movimenti di fine anni sessanta fino a Lotta Continua... C'è materiale assai rilevante, e già oggi l'interesse di giovani studenti e ricercatori è alto – proprio in questi giorni c'è una dottoranda che lavora sull'archivio. L'interesse manifestato è notevole, ma una realtà piccola come la Fondazione non riesce a garantire continuità di servizio. Una sede più idonea può permettere un maggior utilizzo, un servizio “migliore”, più continuativo.

Una realtà piccola come la Fondazione Langer non riesce a garantire continuità di servizio. Una sede più idonea può permettere un maggior utilizzo, un servizio “migliore”, più continuativo.

All'interno di questo cantiere, come l'ha definito lei, cosa servirebbe per una migliore conservazione e fruizione?

I progetti che possono essere avviati sono molteplici, a partire dalla digitalizzazione per temi. E attorno a questi temi sviluppare iniziative, approfondimenti, riflessioni con diverse metodologie di restituzione, dagli incontri pubblici alle mostre. Lo spettro delle attività e del lavoro sull'archivio è parecchio ampio, e puntiamo su questo nella ricerca delle sinergie istituzionali.

La notizia sull'archivio arriva a poche ore dall'intitolazione formale del ponte ciclabile Langer, a Bolzano. Si chiude un'epoca, con il riconoscimento istituzionale del “viaggiatore leggero” che si oppose alle gabbie etniche?

È avvenuto il riconoscimento pubblico della figura di Alex: non c'è più alcun tabù, e la stessa motivazione scritta sul decreto della sovrintendente è la manifestazione più chiara, non dico di un cambio di prospettiva, ma di un riconoscimento – anche se tardivo. Nei prossimi mesi speriamo di riuscire a dare una cornice a queste sinergie: di sicuro ci sarà a fine ottobre un appuntamento proprio sui quarant'anni dal censimento etnico. Insomma, è un cantiere che promette bene.

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Sigmund Kripp Fr., 07.05.2021 - 07:43

Wenn es der Stadt Sterzing gelingen würde, den Ansitz Jöchelsthurm zu erwerben, wäre dieser doch ein sehr geeigneter und würdiger Bau für das Langer-Archiv!

Fr., 07.05.2021 - 07:43 Permalink