Politik | Autonomie.

Trento, quo vadis?

In tempo di referendum indipendentisti appare sempre più traballante l’autonomia Trentina
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Ci si risveglia con un referendum in più alle spalle, e sebbene molti non se ne rendano ancora conto qualcosa è cambiato. La Gran Bretagna con la sua Regina ha sfidato in modo pienamente democratico gli scissionisti Scozzesi - ora ha vinto sul loro terreno mettendo di fatto un punto a 7 secoli di battaglie. Mentre a Bolzano gli Schützen ripetevano „se vince il sì poi tocca a noi“, in terra d’Albione si decideva a maggioranza di rimanere parte del regno - la via democratica tanto invocata dai separatisti diventa ora loro avversaria?

L'attenzione del mondo, di cui a volte anche noi ci accorgiamo di far parte, è stata per qualche giorno rivolta alle questioni di appartenenza, di patria e di autodeterminazione dei popoli, tutti temi molto cari e familiari a chi vive tra il lago di Garda e il Brennero.

Se una Scozia, con storia, cultura e lingua diverse dalla matrigna Gran Bretagna, decide di non essere indipendente, che senso si può dare oggi alla quasi indipendenza del Trentino?

Appena prima dell'Estate si riuniva a Trento il Consiglio Regionale per votare tra gli altri emendamenti l'abolizione del Parlamento Regionale su proposta di Leitner, Mair, Tinkhauser, Stocker, Blaas e Oberhofer – già il fatto che i firmatari siano tutti di nome germanico può farci intuire qualcosa.

Nel documento ufficiale del 21 Maggio 2014 leggiamo le dichiarazioni di Leitner che ricorda come l'istituzione sia già stata depotenziata e come “dal 2003 i membri di questa vengono eletti come consiglieri provinciali”; Sven Knoll nota invece che il Palazzo sia „così importante che alcuni consiglieri non si leggono nemmeno l'ordine del giorno“.

Dall’altra parte Lorenzo Baratter, capogruppo PATT, dice -„andare a dividersi in questo momento significa rendere più debole l'Autonomia dei due territori“.

Il voto ha questa volta esito negativo, la Regione non si cancella - dal processo esce però ancor più cristallizzata la disposizione delle forze in campo, con la minoranza di lingua tedesca (Alto-Adige) che vede sempre meno di buon occhio la Regione, sempre più ancora e guinzaglio per tenere Bolzano legata all'Italia. Questo la rende anche esposta ai continui attacchi contro le Province autonome in parte già in atto, almeno da quando in Italia è peggiorata la crisi.

In Trentino ci si rende conto di essere in una situazione precaria – nel 2014 nessuno può negare che la „specialità“ del Trentino sia del tutto immotivata: perché mai il Trentino, agli occhi di un visitatore indistinguibile dal resto d'Italia, dovrebbe avere un'autonomia fiscale del 90%?

Non passano in sordina le parole di Giancarlo Galan dal Veneto che ha definito scandalosa l'autonomia Trentina (verso la quale molti comuni Veneti volevano fuggire per via referendaria), mentre dal „di qua“ della cortina addirittura Ugo Rossi definiva la Regione “un ente inutile”.

Sono attacchi di diverso tipo, ma tutti con l’effetto di minare la regione TAA, unica motivazione rimasta per l’eccezione di Trento.

Il clima è generalmente ostile alle province speciali, negli ultimi anni - per quale motivo? Il cardine dell’autonomia Trentina (e Alto Atesina) è la fiscalità: in provincia rimane il 90% delle tasse versate. In Friuli ci si ferma al 60%, mentre la Sicilia fa bottino pieno con un bel 100%.

Come nascono queste percentuali? Dopo l'accordo De Gasperi-Gruber del 1948, con il quale lo Stato Italiano riuscì a mantenere entrambe le province nei propri confini, venne creata una regione unica con appunto l'effetto di ancorare allo stivale il Südtirol. Il Trentino da solo non avrebbe mai ottenuto nessuna autonomia (c’era sì una pressione popolare di ispirazione storica contro un forte governo centrale, ma questa non sarebbe mai stata decisiva), e solo per essere questo attaccato d’ufficio ai cugini del Nord si poté godere anche sotto Salorno dei benefici di una Statuto tutto speciale. In questa sede venne deciso appunto che i 9/10 delle tasse sarebbero rimasti “in casa”, per fare da incentivo allo sviluppo in una terra che era totalmente depressa all’epoca. Riprendendo le parole usate da Luis Durnwalder a „Report“ -“il Trentino l'autonomia l'ha avuta un po' gratis“. Questa unione ha portato alla provincia di Trento una serie di vantaggi, di cui molti non si rendono oggi neppure più conto - negli ultimi 60 anni (fino agli anni ‘90) le Province da un lato trattenevano le tasse per finanziare le proprie competenze, dall’altro queste stesse competenze non venivano realmente delegate dallo Stato Italiano alle province per non perdere il proprio potere in questa terra di confine: la matematica qui non lascia spazio a dubbi, lo stato pagava due volte e le Province si fregavano le mani. Trento e Bolzano ricevevano denaro pubblico da Roma per costruire le scuole, ma le scuole venivano poi costruite dallo Stato. Oggi la situazione è cambiata, lo stato travolto dal debito ha dovuto ponderare meglio le sue scelte - nonostante ciò secondo gli ultimi studi (come quello del 2008, CGIA di Mestre) continuiamo qui a godere di circa 2'000 euro di surplus pro-capite (differenza tra tasse versate e soldi ricevuti da Roma). Il motivo di questa positività è che Trento e Bolzano partecipano solo in minima parte al risanamento del debito pubblico Italiano, che grava sul bilancio dello Stato per circa 100 miliardi annui. Detto con altre parole, se si estendesse a tutte le regioni la nostra autonomia, lo Stato fallirebbe.

Questi numeri ci permettono di capire quale sia il reale vantaggio economico delle nostre due province rispetto ai vicini di Veneto e Lombardia e di prevedere che gli attacchi alle nostre autonomie non potranno fare altro che aumentare nel tempo. Da questi uscirà sempre indenne Bolzano, che potrà ogni volta tirare in causa una caratteristica che Trento non avrà mai – il fatto di essere capitale di una provincia germanofona.

Il Trentino non è più una terra di scontro etnico, non ha più un De Gasperi che la rappresenti in Italia - crediamo perciò che non potrà a lungo controbattere ai Formigoni e ai Zaia di turno che diranno sempre (a ragione?) che se avessero le medesime risorse farebbero nelle loro regioni altrettanto bene.

Per questa serie di considerazioni assistiamo ad un approccio contrapposto al tema “Regione”: Bolzano vuole abbandonarla, per non essere vittima degli attacchi che subirà il Trentino; Trento dal canto suo fa di tutto per tenerla in vita, seppure già svuotata di ogni potere, per rimanere legata (aggrappata con denti e unghie) a Bolzano che è l'unica giustificazione rimasta per lo Statuto Speciale.

Si legge nel programma di Chiara Avanzo (PATT):“Dobbiamo guardare al mondo consapevoli di queste caratteristiche e della necessità di muoverci insieme all'Alto-Adige/Südtirol...”. Parole del genere non verrebbero pronunciate da nessun politico della Provincia di Bolzano.

Fa bene Roberto Toniatti, ordinario di diritto Pubblico comparato a Trento, e altri ricercatori quando dicono che il giorno che i pericoli fossero seri, ci sarebbe una mobilitazione a Trento; hanno ragione quando ricordano come l'autonomia del Trentino fosse già forte all'epoca del Principato. Quando però finiscono questi piacevoli ragionamenti accademici, tutti nel nostro profondo sappiamo una cosa: l’autonomia del Trentino è oggi pressoché immotivata. Nessuna unicità del popolo, nessuna specificità dei territori montani - altrimenti sarebbe autonoma ogni regione d’Italia.

Per non vedere sfumare la propria quasi indipendenza, il Trentino non solo dovrà rimanere saldamente attaccato al suo vicino Südtirol, ma dovrà anche educare la sua cittadinanza alla difesa di questo privilegio, che come tale deve essere vissuto e amato. La provincia di Trento ha avuto una grande fortuna a trovarsi in questa situazione, per lo più grazie ad una serie di coincidenze storiche, e grazie a questa oggi ha dei vantaggi economici fondamentali: ciò deve essere detto in modo aperto e pragmatico, per non rischiare di finire un giorno a fare il rito dell’ampolla lungo le rive del Noce o a celebrare al circolo ARCI di Molveno le origine celtiche del popolo Trentino.