Il bilinguismo può attendere
La cronica mancanza di medici: è questo il cruccio che da molti mesi ormai attanaglia l’Azienda sanitaria altoatesina, sollevando inevitabilmente forti critiche da parte degli utenti. L’ultima soluzione, in ordine di tempo, del direttore generale dell’Asl Thomas Schael è quella di assumere 50 camici bianchi con contratti a tempo determinato in deroga al bilinguismo. Alternativa resasi necessaria anche per evitare di stipulare contratti d’opera dichiarati illegittimi dalla giudice del lavoro Eliana Marchesini (sentenza oggetto di ricorso da parte dell’Asl). “Nonostante l’ok per 130 posti di lavoro per medici e il relativo finanziamento - ha detto Schael - non siamo purtroppo stati in grado di assegnarli secondo i parametri previsti. Particolarmente critica è la situazione degli ambiti specialistici di Ginecologia, Dermatologia, Anestesia, Oculistica, Pediatria e Medicina d’urgenza. Come Azienda sanitaria in questi ambiti dobbiamo constatare una situazione di emergenza”.
Un decreto del presidente Arno Kompatscher risalente al 2013 prevede che possa essere dichiarato per questi reparti lo stato di emergenza e quindi la possibilità di ricorrere a delle deroghe specifiche. L’Asl chiederà quindi al Presidente della giunta provinciale di applicare la normativa in vigore sulla precettazione. L’obiettivo resta quello di portare questi medici a un buon livello di conoscenza della seconda lingua nell’arco di tre anni in modo da agevolarli nel conseguimento dell’attestato di bilinguismo adeguato alla loro qualifica. “A questo proposito già per quest’anno acquisteremo dei corsi di lingua che gli interessati dovranno obbligatoriamente frequentare”, così Schael. A coloro che al termine dei tre anni non avranno superato l’esame di bilinguismo non verrà rinnovato il contratto. Oltre a questo, due volte all’anno, sarà pubblicato un concorso al quale potranno prendere parte quei candidati che avranno ottenuto il patentino di bilinguismo. I sindacati vedono di buon occhio l’annuncio dei contratti triennali anche se si sono riservati di visionare le delibere per accertare che ci sia uniformità in tutti i comprensori, così come spiegato dal segretario provinciale Anaao (sindacato che si era opposto con vigore ai contratti d’opera e dunque alla precarizzazione nel settore sanitario) Claudio Volanti.
"La cronica mancanza di
"La cronica mancanza di medici", mit diesen Worten leitet Sarah Franzosini ihren Beitrag zur Problematik des Ärztemangels in Südtirols Gesundheitsstrukturen ein. Die Lösung, die die Verantwortlichen anbieten, seien befristete Arbeitsverträge für ÄrztInnen und Ärzte, die
"von außen" angeworben werden sollen und, dass man dabei wiederum "befristet" vom Zweisprachigkeitsnachweis absehen könne.
Zweierlei Überlegungen drängen sich mir dazu auf, die m. E. im Artikel hätten behandelt werden sollen : "von außen", bedeutet dies beispielsweise auch aus Mitgliedsländern der Europäischen Union und darüberhinaus? Denn wenn schon "von außen", dann darf man wohl, um die Besten der Besten nach Südtirol zu holen, das "Rekrutierungsgebiet" nicht etwa auf Nachbarregionen oder das Staatsgebiet insgesamt begrenzen, sondern muß es wohl erheblich weiter fassen. Mehrsprachigkeit des ärztlichen Personals gehört europaweit zum üblichen Rüstzeug für diese Jobs, so dass der hierzulande notwendige formale Nachweis wohl zügig erbracht werden kann. Südtiroler Ärztinnen und Ärzte im Ausland verfügen zudem in großer Zahl bereits über den in Südtirol geforderten Nachweis der Kenntnis der Landessprachen.
Wa r u m aber soviele Südtiroler Ärztinnen und Ärzte par tout nicht in ihre Heimat zurückkehren wollen, um zum Wohle von Patientinnen und Patienten im Landesgesundsheitsystem zu arbeiten, findet im Artikel gleichfalls keinerlei Erwähnung, obschon es dringend geboten wäre, auf derlei Fakten Antworten zu bekommen.