Politik | Laives

La finta conciliazione

Nel braccio di ferro tra il sindaco Seppi e l'ex dirigente Brunini dalle carte emerge che il Comune, nonostante gli annunci, ha "sabotato" la seduta nella commissione provinciale.
Giovanni Seppi
Foto: Seehauserfoto
  • Il LaivesGate si arricchisce di una nuova puntata. Il braccio di ferro tra il sindaco Giovanni Seppi e un gruppo di dipendenti assomiglia sempre più al canovaccio di una pièce di teatro dell’assurdo che a tratti, però, sconfina nella commedia degli equivoci. Nello scorso episodio il sindaco Giovanni Seppi ha rivendicato con orgoglio la scelta di rifiutare ogni tipo di dialogo con il dirigente ribelle Paolo Brunini (che, va ricordato, è appoggiato da almeno una trentina di dipendenti). Ora emerge che il Municipio ha scientemente boicottato la seduta della commissione provinciale di conciliazione. Dopo il dossieraggio, il sabotaggio. Richiesto di una spiegazione Seppi nega. “La invito – dice a SALTO - ad informarsi meglio sentendo l'Avvocatura di Stato a cui abbiamo chiesto di seguire la conciliazione da parte nostra abbiamo passato il tutto all'Avvocatura dello Stato e non conosco la strategia difensiva della stessa. Non è una decisione mia ma di chi abbiamo incaricato. Altre informazioni non ho”. Come vedremo documenti alla mano, però, il Comune ha solo finto di chiedere all’Avvocatura di seguire la conciliazione e le dichiarazioni distensive rilasciate nelle scorse settimane in consiglio dal primo cittadino e da alcuni membri della sua Giunta avevano solo l’obiettivo di poter dire pubblicamente “noi ci abbiamo provato, ma una conciliazione è stata impossibile”. I membri della commissione provinciale di conciliazione sono rimasti senza parole di fronte a una situazione per loro inedita: il Comune, di fatto, non si è presentato alla seduta. L’intera vicenda è piuttosto complessa (l’abbiamo parzialmente riassunta qui) ma questo episodio è riassumibile rapidamente.

  • I fatti

    Il 15 aprile, nel corso del consiglio comunale in cui si discuteva dell’istituzione della commissione d’inchiesta – la prima del suo genere mai istituita in un Comune - Seppi annuncia che il giorno successivo si sarebbe svolto il tentativo di conciliazione presso la competente commissione provinciale. Come a dire: “Noi siamo pronti a trattare”. Il mese precedente, il 10 marzo 2025, la Giunta comunale aveva effettivamente approvato la delibera n. 62 intitolata “Istanza per l’esperimento del tentativo facoltativo di conciliazione presso la conciliazione presso la commissione provinciale di conciliazione  Brunini Paolo”. Nel documento veniva incaricata per la difesa l’Avvocatura dello Stato e si prevedeva che “l’eventuale definizione stragiudiziale relativa al procedimento, compreso l’esborso di denaro a carico del Comune" sarebbe stata "oggetto di successivo procedimento".

    Quindi avviene una cosa davvero insolita e incomprensibile, da legal thriller de noantri: l’11 marzo Gabriele Finelli, procuratore presso l’Avvocatura dello Stato, nella “memoria di costituzione” scrive che a suo dire non sussistono “i presupposti per addivenire ad una definizione conciliativa della vertenza”. In che senso? Il giorno prima il Comune incarica l’Avvocatura di assumere la difesa e il giorno successivo questa dichiara in un documento ufficiale l’impossibilità di trovare una conciliazione? Si possono fare solo delle ipotesi. Nella lettera accompagnatoria della delibera Finelli ha ricevuto istruzioni diverse? O è bastata una telefonata? Difficile dirlo. 

    Arriviamo dunque al 16 aprile, giorno in cui è fissata la riunione della commissione di conciliazione preannunciata da Seppi in aula. L'organismo, si legge nella prima riga del verbale, “rileva che la vicesegretaria, presente su incarico dell’Avvocatura, non è legittimata a rappresentare il Comune poiché la delibera n.62 non è stata revocata e nemmeno è stata approvata un’altra delibera che incaricasse un altro rappresentante del Comune. La funzionaria, si legge ancora, “ha delega per riportare unicamente quanto comunicato dall’Avvocatura in data 11 marzo, ovvero che non sussistono i presupposti per esperire il tentativo di conciliazione”. Fra silenzi imbarazzati e sguardi interrogativi Brunini a quel punto fa notare “che la volontà conciliativa dell’amministrazione si è concretizzata in realtà in una posizione di totale chiusura”. I poveri commissari a quel punto prendono atto mestamente che “non è stato possibile eseguire alcuna trattazione della questione in seguito alla mancata adesione del datore di lavoro come da comunicazione dell’avvocatura dello Stato”. Insomma: una messa in scena alla quale non era stata però invitata la troupe di Scherzi a parte. L’obiettivo probabilmente era quello di umiliare ulteriormente Brunini, facendo comunque finta di “avere le porte aperte a tutti”, ma in realtà il Municipio ha rimediato semplicemente una pessima figura. E non è la prima. 

  • Noi siamo l'anomalia: La maglietta ironica realizzata dai dipendenti che sostengono Brunini. Foto: SALTO
  • Non è facile tenere il filo di questa sempre più assurda vicenda amministrativa ma finora lo schema di ogni singola puntata è stato e lo stesso: da una parte il sindaco di Laives, offeso sul piano personale per ragioni che forse deciderà di chiarire davanti alla commissione d’inchiesta, chiuso nel fortino, che pensa unicamente a puntare i cannoni per affondare Brunini. Ed è questa ossessione di voler dimostrare chi comanda per indurre l’ex dirigente a cercarsi un altro lavoro che rischia di far implodere tutto. 

    Brunini, da parte sua, ha fatto capire di non temere le cannonate e di voler andare in fondo per una questione di principio e con l'obiettivo di fare in modo che emergano i motivi che lo hanno indotto a dimettersi dall’incarico dirigenziale, rimanendo un semplice funzionario. Non è la prima volta che in Alto Adige emergono pubblicamente dissidi tra vertici politico-amministrativi e dirigenti, ma in tutti i casi conosciuti (a partire dalla triste vicenda dell’avvocato dell’Asl Marco Cappello) è accaduto che questi ultimi si trovassero demansionati, isolati e marginalizzati oppure semplicemente cacciati (Thomas Schael).

    In questa vicenda la vera anomalia, come recita ironicamente la maglietta realizzata ad hoc, sono la trentina di dipendenti che si sono schierati – con nome e cognome – dalla parte di Brunini. Ci pensate? Trenta dipendenti pubblici, con ruoli, storie e idee molto diversi fra loro, che, pur avendone solo da perdere, si schierano contro “chi comanda”. In Alto Adige Südtirol. Pura fantascienza. 

    Ebbene, pare evidente che se l’ex dirigente fosse invece rimasto solo, oggi la questione sarebbe magari ancora aperta in Tribunale ma non se ne occuperebbe nessuno e, senza dubbio, non ci sarebbe alcuna commissione d’inchiesta. Ed è proprio in quella sede che, forse, “l’anomalia” potrebbe fare la differenza.  

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