Lo squalo, 50 anni e non sentirli

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50 anni fa, precisamente il 20 giugno 1975, Jaws (Lo squalo) di Steven Spielberg veniva distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi (in Italia uscì qualche mese dopo, il 19 dicembre dello stesso anno) diventando il primo vero blockbuster estivo della Storia. Lo squalo, incentrato su un enorme pescecane che terrorizza la tranquilla cittadina costiera di Amity e basato sull’omonimo romanzo di Peter Benchley, ebbe un profondo impatto culturale generando una paura primordiale del mare nell’immaginario collettivo, grazie anche all’iconica colonna sonora di John Williams.
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La creatura di Spielberg si guadagnò il titolo di film di maggior incasso di tutti i tempi (fino all’uscita di Star Wars nel 1977) e fu il primo a intascare più di 100 milioni di dollari (il totale ammonta a quasi 480 milioni di dollari in tutto il mondo), grazie anche a una tattica di distribuzione vincente e a una strategia di marketing poderosa. Uscì contemporaneamente in centinaia di cinema in tutto il Nord America, in una stagione che prima era considerata perlopiù una vetrina per film di minor prestigio. La Universal lanciò il film dell’allora 27enne Spielberg su ben 465 schermi e una solida campagna pubblicitaria nazionale in TV contribuì a gonfiare l’hype. Il risultato: il pubblico accorse in massa a vederlo creando lunghe file di fronte ai cinema. Si sparse così la voce che questo era il film da vedere. Lo squalo vinse tre premi Oscar per il montaggio, il sonoro e la colonna sonora.
Making of
Spielberg ebbe non poche grane con il film che gli procurarono quasi un esaurimento nervoso. I tre squali meccanici, soprannominati Bruce, spesso non funzionavano a causa dell’acqua salata dell’oceano che corrodeva i meccanismi. Fu quindi necessario limitare la presenza di Bruce sullo schermo e costruire la tensione del film attorno alla sua assenza, una scelta stilistica obbligata che si rivelò la fortuna del film poiché lo rese ancora più spaventoso.
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Il giovane regista volle a tutti i costi girare Lo squalo in mare aperto, cosa che rese tutto molto più complicato: le acque agitate rendevano impossibile mantenere stabili le inquadrature, pioggia e vento danneggiavano le attrezzature e le imbarcazioni affondavano. Le cose non andavano meglio sul fronte economico: le riprese superarono di oltre 100 giorni i tempi previsti, tanto che la Universal fu a un passo dal licenziare Spielberg, mentre il budget iniziale di 3,5 milioni di dollari salì a 9 milioni. Come se non bastasse il cast ci mise del suo: ci furono tensioni tra Robert Shaw e Richard Dreyfuss, senza contare che Shaw arrivava spesso ubriaco sul set e alcune scene risultarono inutilizzabili a causa delle sue battute biascicate o dimenticate, come quando non riuscì a recitare il monologo sulla USS Indianapolis nel giorno previsto.
Tutto questo ha contribuito a creare il mito del film che, a distanza di 50 anni, continua con successo a perseguitarci e terrorizzarci. Paziente come un predatore.
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